Calcio e Finanza
·25 novembre 2022
In partnership with
Yahoo sportsCalcio e Finanza
·25 novembre 2022
Quanto costa ospitare i Mondiali? A questa domanda hanno cercato di rispondere i ricercatori dell’Università di Losanna, i quali hanno stimato che tra il 1964 e il 2018, ben 31 grandi eventi sportivi su 36 (come, ad esempio, i Mondiali di calcio o le Olimpiadi invernali) hanno accumulato grosse perdite. Tanto che i residenti delle varie città ospitanti hanno iniziato a mettere in discussione i vantaggi per i governi nello spendere miliardi in queste occasioni.
Dei 14 Mondiali analizzati – scrive il settimanale The Economist, riportando i risultati della ricerca –, solo uno è risultato essere redditizio: quello di Russia 2018, che ha generato un surplus di 235 milioni di dollari, sostenuto in particolar modo dai ricavi per i diritti tv. Tuttavia, il torneo ha ottenuto solo un ritorno sull’investimento del 4,6%.
Quasi tutte le spese principali ricadono sul Paese ospitante. La FIFA, organo di governo del calcio mondiale, copre solo i costi operativi. Eppure, si porta a casa la maggior parte degli introiti tra biglietteria, sponsorizzazioni e diritti di trasmissione. L’ultima Coppa del Mondo, ad esempio, ha fruttato alla FIFA ben 5,4 miliardi di dollari, una parte dei quali è stata poi trasferita alle Nazionali.
I dati dell’Università Losanna includono solo le spese relative alle strutture, come la costruzione degli stadi, la logistica o i costi del personale. Non viene invece considerato il valore dei progetti indiretti, come ad esempio possono essere la linea metropolitana o i nuovi hotel costruiti in Qatar per l’edizione 2022. Alcuni progetti infrastrutturali rendono le economie più produttive a lungo termine, ma molti stadi costosi alla fine rimangono inutilizzati e gli eventi raramente stimolano lo sviluppo economico nelle aree circostanti.
I costi sono esplosi con il passare del tempo. La Coppa del Mondo del 1966, con 16 squadre, è costata circa 200mila dollari per calciatore (attualizzando i prezzi al 2018). Nel 2018, quella cifra è balzata a 7 milioni di dollari. I costi sono stati guidati dalla costruzione di un maggior numero di stadi per ogni torneo. In Qatar, sette degli otto impianti sono stati costruiti ex novo, mentre nel 1966 l’Inghilterra non ne costruì.
Va comunque sottolineato – almeno nel caso del Qatar – come la redditività dell’evento non sia il primo pensiero dell’emirato del Vicino Oriente. A più riprese l’assegnazione dei Mondiali del 2022 è stata legata ad accuse di “sportwashing”, la pratica di “ripulire” la propria immagine utilizzando lo sport come veicolo per messaggi positivi, coprendo abusi e violazioni di vario genere (diritti umani e non solo).
Tornando ai numeri, l’edizione che ha fatto registrare il rosso maggiore stando ai dati riportati da The Economist è quella di Corea del Sud e Giappone del 2002: un deficit di 4,81 miliardi di dollari. Sul podio anche Sudafrica 2010, in rosso per 2,85 miliardi di dollari, mentre al terzo posto si piazza Italia ’90 (-1,72 miliardi di dollari), ultimo grande evento calcistico che consentì di riammodernare gli stadi del nostro Paese. Questa la classifica delle edizioni dal 1966:
I costi principali – esplosi soprattutto dal 2002 in avanti – riguardano gli stadi, con una parte ridotta relativa all’organizzazione. Per quanto riguarda invece i ricavi, la quota principale arriva dai diritti televisivi, con una fetta importante anche dalle sponsorizzazioni e una quota più ridotta dai biglietti.