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Emilio Scibona·27 maggio 2024

📝Da 10 a 0, il PAGELLONE della Seria A: Bologna 🔝, Juve-Napoli bocciate

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La Serie A 23/24 è andata quasi in archivio: la fine verrà sancita il 2 giugno al termine di Atalanta-Fiorentina, una partita che a questo punto vale solo per vedere se la Dea chiuderà terza o meno.

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Resta comunque il fatto che ci sono gli elementi per tirare le somme di un campionato che ha regalato tante emozioni e molte sorprese. Ecco qui dunque i voti alle protagoniste.


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10 – Inter, Bologna, Atalanta e Verona

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Quattro storie diverse unite da un unico filo conduttore, quello della straordinarietà. L’Inter conquista la seconda stella chiudendo a 94 punti con miglior attacco e miglior difesa un campionato vinto a cinque giornate dalla fine senza lasciare grosse speranze alla concorrenza. Un cammino perfetto.

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Così come perfetto è stato il campionato del Bologna: che i felsinei avessero del potenziale si poteva intuire, ma la qualificazione in Champions League era lontana da ogni previsione persino per i più ottimisti. Eppure alla fine la squadra di Motta (ormai prossimo all’addio) è riuscita a imporsi tra le realtà di vertice giocando un calcio di livello altissimo.

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Anche l’Atalanta merita di rientrare tra le migliori in assoluto della stagione: la squadra di Gasperini è cresciuta esponenzialmente con il passare dei mesi in un percorso che l’ha portata a conquistare l’Europa League e nel frattempo a risalire fino alla zona Champions nonostante un calendario fitto. La Dea potrebbe persino chiudere al terzo posto se vincesse il recupero di domenica con la Fiorentina ma un mancato sorpasso sulla Juventus nulla toglierebbe a questo percorso straordinario.

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Come straordinario è stato il cammino del Verona: a gennaio gli scaligeri erano alle prese con problemi societari e con una rosa rinnovata in cui titolari fissi sono stati sostituiti da profili semi-sconosciuti. Che alla fine si sono rivelati per rendimento persino migliori di quelli che c’erano prima: merito dunque al ds Sogliano, al tecnico Baroni che ha saputo tenere salde le redini della squadra portandola alla rinascita e in generale ad un gruppo squadra che si è dimostrato solido.


9 – Torino e Lecce

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Se in termini di classifica i granata si sono confermati nella loro dimensione recente, sotto il profilo del rendimento si sono dimostrati consistenti, inserendosi nella lotta per l’Europa e tenendo testa ad organici ben più attrezzati. Il nono posto finale potrebbe valere, in caso di vittoria della Fiorentina in Conference League, l’accesso per l’anno prossimo a quest’ultimo trofeo. Sarebbe qualcosa di importante, ma anche senza Europa i granata hanno fatto comunque molto bene.

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Così come molto bene ha fatto il Lecce che, al netto di una travagliata fase centrale in cui si è registrato anche l’esonero di D’Aversa (seppur per motivi disciplinari a causa della testata data ad Henry del Verona dopo un alterco) è stato protagonista di un’altra stagione importante in cui si è salvato con netto anticipo nonostante un budget inferiore rispetto a molte concorrenti. La seconda salvezza consecutiva dei giallorossi è un piccolo capolavoro.


8 – Cagliari e Genoa

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Dopo il ritorno in A per il Cagliari c’era la missione di difendere la categoria: il percorso dei rossoblù (come aveva immaginato Ranieri) è stato complicato ma alla fine la squadra si è compattata, ha preso fiducia e nelle ultime giornate ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, strappando punti pesanti anche contro avversarie più quotate finendo con una salvezza meritata. L’ultimo capolavoro di Sir Claudio.

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Tanti applausi anche al Genoa: che i rossoblù organico alla mano fossero una squadra che valesse di più della lotta salvezza era evidente, ma che riuscissero ad essere così competitivi da neo-promossa, chiudendo all’undicesimo posto dopo una stagione in cui hanno messo in difficoltà spesso e volentieri tutte le big della Serie A, resta qualcosa di notevole.


7 – Fiorentina ed Empoli

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Nonostante qualche alto e basso di troppo la stagione della Fiorentina resta comunque positiva: i viola hanno conquistato la qualificazione europea al termine di una stagione densa di impegni e purtroppo funestata dalla scomparsa di Joe Barone, autentico riferimento della società gigliata. Quanto fatto dalla squadra di Italiano (che sembra sempre più lontano da Firenze) può sembrare ordinaria amministrazione ma in fondo non lo è.

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Così come non era in fondo ordinaria amministrazione anche la salvezza dell’Empoli dopo un inizio di stagione da incubo. A rendere alto il voto per gli azzurri è la conquista del traguardo in un finale al cardiopalma e nonostante la delusione di Udine, che avrebbe potuto tagliare le gambe al più strutturato dei giganti. Volto assoluto della terza permanenza consecutiva in A dei toscani Davide Nicola (che merita 10): ancora una volta il tecnico piemontese si conferma uomo di imprese all’apparenza impossibili.


6 – Milan, Roma, Monza

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I rossoneri chiudono la loro stagione con un secondo posto: che il Milan potesse fare qualcosa in più dal punto di vista delle prestazioni è vero, ma chiudere alle spalle di questa Inter ed essere la “prima delle altre” non è comunque un risultato disprezzabile.

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Così come non è da disprezzare il percorso della Roma, nonostante la Champions League sfumata. Con l’arrivo di De Rossi in panchina la squadra capitolina ha trovato quello slancio che le era mancato negli ultimi travagliati mesi dell’era Mourinho, lottando quasi fino alla fine per giocarsi l’accesso alla massima competizione europea. Non tutto è dunque da buttare: anzi, il futuro promette bene.

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Sufficienza piena anche per il Monza che alla fine è riuscito agevolmente nel raggiungere l’obiettivo di fare un campionato tranquillo. Peccato solo per gli ultimi due mesi sottotono e senza vittorie.


5 –  Juventus, Lazio e Frosinone

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Se si guarda tutto nel suo insieme la stagione della Juventus resta positiva con la Coppa Italia e il ritorno in Champions: ciò non toglie che dal cammino in Serie A era lecito aspettarsi di più dai bianconeri. La prima parte di campionato era stata straordinaria, la seconda disastrosa: non basta per una sufficienza piena.

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Così come non basta alla Lazio la qualificazione in Europa League: il cammino in A dei biancocelesti è massimo da 5,5. Confermarsi sui livelli della stagione passata non era cosa semplice ma il passo indietro fatto dalla squadra in questo campionato è stato comunque evidente.

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Niente sufficienza nemmeno al Frosinone, che retrocede in Serie B dopo un drammatico finale di campionato chiuso con una doccia gelata. Tra le squadre arrivate al duello finale i ciociari erano quella che probabilmente meritava di meno la discesa degli inferi.

Forse con un po’ di malizia in più la squadra di Di Francesco avrebbe potuto conquistare quei punti la cui mancanza alla fine si è rivelata fatale. Il percorso del club gialloblù però non si può considerare del tutto negativo: il Frosinone ha lottato fino alla fine con una squadra giovane mettendo in mostra cose interessanti. Uscire a testa alta non è mai una consolazione, ma va riconosciuto.


4 – Udinese

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La salvezza ottenuta all’ultimo respiro sarà anche un traguardo memorabile, ma è un risultato decisamente inferiore rispetto non solo alle aspettative ma anche al livello di una squadra che tecnicamente parlando aveva più argomenti rispetto a quelle che si sono rivelate delle dirette concorrenti.

I friulani hanno sin da subito stentato senza mai riuscire veramente a ingranare la marcia nonostante ben tre cambi di allenatore. Alla fine Cannavaro è riuscito a portare la nave in porto ma il rischio di affondare è stato concreto fino alla girata di Keinan Davis. Da salvare, a conti fatti, c’è solo questo.


3 – I troppi episodi arbitrali

Premessa: gli arbitri sono esseri umani e possono sbagliare. Detto ciò non si può notare come gli episodi dubbi durante questo campionato siano stati veramente tanti, molti di più rispetto al recente passato, con inevitabili sciami di polemiche comprensibili.

Le decisioni dei direttori di gara per loro natura sono sempre destinate a far discutere ma la sensazione è che tra protocolli e situazioni interpretative, smarrirsi nella zona grigia del VAR sia diventato troppo facile. Su questo fronte c’è tanto da lavorare.


2 – Sassuolo

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Nell’economia di una squadra come quella neroverde perdere un giocatore come Domenico Berardi pesa tantissimo: l’infortunio del classe 1994 può essere comunque solo una, seppur grande, attenuante rispetto alla colpa di una retrocessione inaspettata e per certi aspetti clamorosa.

I guai del Sassuolo sono cominciati prima dell’infortunio della loro stella e bandiera: la squadra emiliana al netto di due vittorie contro Inter e Juventus ha stentato sin dall’inizio e tutto ciò che è stato fatto per provare a risolvere la situazione si è rivelato controproducente, dal mercato (che non ha rinforzato una difesa sofferente) al cambio di allenatore. Tutte concause di una discesa in B tanto sorprendente quanto giusta.


1 – Salernitana

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“Il campionato ci stava aspettando, le altre spesso rallentano. Ma noi siamo andati in retromarcia”. Le parole di Antonio Candreva dopo il pari contro il Sassuolo, arrivato con la squadra ormai già rassegnata alla fine, sono la descrizione perfetta della stagione della Salernitana.

Nonostante un organico all’altezza dell’obiettivo salvezza i granata non ne hanno veramente combinata una giusta e l’ultimo posto è sembrato una logica conseguenza di un percorso accidentato tra un rendimento non accettabile e varie traversie, una su tutte quella con Boulaye Dia, stella che si è eclissata prematuramente dopo la rottura con la società. Male, male, male.


0 – Napoli

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Il secondo anno è sempre più difficile e questo si sa. Non riconfermarsi dopo una camminata trionfale come quella che ha portato allo scudetto era prevedibile, specie tenendo conto della fine della storia con l’artefice di quel successo. Chiudere il campionato al decimo posto diventando la prima squadra dopo il Milan della Serie A 1996/ 1997 a mancare le coppe europee da Campione d’Italia è un flop clamoroso.

Non è solamente una questione di risultati o di prestazioni, che già di per sé comunque basterebbero per una bocciatura senza appello: i partenopei quest’anno non hanno veramente azzeccato nulla. Forse l’euforia per un’impresa che nessuno cancellerà dalla storia ha portato ad un eccesso di sicurezza: resta comunque il fatto che il Napoli è passato nel giro di 12 mesi dalle stelle alle stalle.