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Vincenzo Visco·2 ottobre 2023
📝 Da 10 a 0, il pagellone della 7ª di A: Lautaro top, 👎 Allegri e Sarri

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Vincenzo Visco·2 ottobre 2023
Con la vittoria della Fiorentina sul Cagliari è giunta al termine la settima giornata di campionato, turno in cui è stato stabilito un primato assoluto.
Tra le varie cose abbiamo assistito alla conferma del Napoli, alle prestazioni massicce di due giocatori, al riscatto della Roma e non solo: vediamo il pagellone dell’ultimo turno di Serie A.
La prestazione mostruosa dell’argentino merita, senza alcun dubbio, il voto più alto anche perché, come già raccontato subito dopo il match, Lautaro ha stabilito un record assoluto in Serie A.
Mai nessuno prima di lui aveva segnato quattro gol subentrando dalla panchina. L’argentino ci è riuscito in 35 minuti di gioco, trascinando l’Inter alla vittoria e dimostrandosi, per l’ennesima volta, il fuoriclasse vero e proprio di questa squadra.
Annunciato come uno dei possibili crack di questa stagione di campionato, dopo gli undici gol in Serie B Albert Gudmundsson si sta confermando anche in questo avvio di Serie A.
Gol contro la Roma, doppietta allo stadio Friuli di Udine lanciando il Genoa verso la vittoria, svanita negli ultimi minuti. L’islandese si è visto anche annullare un gol dal VAR per fuorigioco, altrimenti la sua prestazione poteva essere ancora più straordinaria.
Prima di ieri il miglior marcatore del Bologna della scorsa stagione aveva giocato soltanto il 42% dei minuti totali, con sole due presenze dall’inizio, facendo sorgere più di qualche dubbio, anche in virtù del rinnovo da poco arrivato (qui l’annuncio geniale).
Con l’Empoli Thiago Motta l’ha schierato dal 1′ e Orsolini ha dimostrato di essere tra i leader assoluti di questa squadra: una prestazione mostruosa la sua, con una tripletta (la prima in Serie A) che ha fatto godere non solo i suoi tifosi, ma anche chi l’ha comprato e schierato al fanta.
Continua, poi, la corsa del Milan, che sabato batte nettamente la Lazio e conferma la testa della classifica. In gol ancora Pulisic e Okafor, ma a brillare è sempre la stella di Leão.
Il portoghese corre, dribbla, salta l’uomo e sforna due assist al bacio, chiudendo da MVP. Se sta bene ed è in giornata, l’ex Lilla difficilmente può essere fermato. Milan primo insieme all’Inter, ora sotto con la Champions.
Le prove contro Udinese e Lecce non solo convincono, ma hanno fatto rivedere esattamente quel Napoli che, l’anno scorso, grazie al proprio gioco ad alti ritmi ed estenuante per gli avversari, ha demolito la Serie A, scacciando momentaneamente i demoni intravisti nei primi match di questa stagione.
Aldilà del caso Osimhen (qui le ultime), Garcia sembra esser stato in grado di riprendere la squadra e fargli fare quel che hanno saputo far meglio, senza intromettersi neanche nelle gerarchie dei rigoristi, cambiate dai giocatori stessi sul campo. Un piccolo bagno di umiltà che ha dato sicuramente i suoi frutti, in attesa del grandissimo banco di prova contro il Real Madrid di domani sera.
Bene, anzi benissimo, anche la Fiorentina, che nel posticipo del lunedì mette in scena una grande prestazione, segna 3 gol e chiude il turno al terzo posto in classifica, al pari di Napoli e Juventus.
Ancora dominante Nico Gonzalez, perfetto in cabina di regia Arthur, in crescita Beltran. La ciliegina sulla torta è il gol di Nzola, che riesce a sbloccarsi dopo 14 gare a secco tra la fine della scorsa stagione e l’inizio di quella in corso. Italiano, insomma, arriva allo scontro diretto del Maradona in gran forma.
“Se non avessimo vinto, sarebbe esploso il Colosseo” ha detto Mourinho nel post gara tra le varie dichiarazioni (qui il siparietto con Allegri e l’annuncio di Dybala out). E come dargli torto, in virtù di quanto accaduto nelle prime uscite stagionali.
Dopo la scoppola di Marassi, la Roma era quasi obbligata a vincere di fronte a un Olimpico sold-out come spesso accade, e così è stato, aggrappandosi alle giocate dei suoi fuoriclasse: Dybala e Lukaku. In più i giallorossi sono riusciti anche a mantenere la porta inviolata, cosa non da poco vista la grossa emergenza difensiva e gli avversari, tra i più propositivi di questo avvio di campionato.
La Juventus è uscita da Bergamo con un pareggio che ha trovato la soddisfazione di Max Allegri: “Contento della prestazione dei ragazzi e del punto fatto. Non era semplice, abbiamo fatto 60′ buoni… “(qui le sue parole complete). Dichiarazioni che hanno fatto un po’ storcere il naso.
Infatti, la Juventus ha rischiato in vari casi di subire il gol, con un paio di grossissime occasioni capitate sul piede di Koopmeiners e, soprattutto, è stata salvata dal miracolo di Szczesny su Muriel. Al tempo stesso, la Juve in fase offensiva è stata pressoché inesistente: 0.17 xG frutto dei 5 tiri totali (l’Atalanta ha registrato 1.31 xG, dato che dimostra che la Dea “meritava” il gol), con solo Chiesa capace di poter creare un po’ di dinamismo.
Vero anche che mancavano Vlahovic e Milik, vero che uscire imbattuti dal Gewiss Stadium riesce a poche squadre, ma definirsi contenti sembra un po’ eccessivo anche se, dopo la prestazione shock di Sassuolo, questa dichiarazione potrebbe essere giustificata.
La partita di Napoli ha dimostrato due cose: che l’Udinese ha tante lacune tecniche, e che Samardzic è il giocatore più forte in assoluto della rosa. Dopo averlo lasciato in panchina al Maradona, match in cui il tedesco ha segnato uno dei gol più belli visti finora, Sottil anche contro il Genoa lo ha fatto partire dalla panchina.
Una scelta che appare, ancora una volta, ingiustificata, sia perché chi ha preso il suo posto, il Tucu Pereyra, è in netto ritardo fisico e tecnico, sia per la qualità che Samardzic sa dare alla sua squadra. Appena entrato, in 32′ più recupero, è riuscito a piazzare 4 keypass (stats in cui è leader nell’Udinese con 15 e quarto assoluto in Serie A), tra cui l’angolo che ha propiziato l’autogol del pareggio.
Delusione anche a Sassuolo, dove dopo gli exploit contro Juve e Inter i ragazzi di Dionisi cadono malamente in casa contro un ottimo Monza (voto 7). Decide Colombo, dopo che per un tempo i padroni di casa avevano dominato.
Nella ripresa, però, gli emiliani sono rientrati con le pile scariche e, complici anche gli errori sotto porta di Laurienté, hanno finito per pagare dazio. Stop inatteso, che riporta sulla terra Berardi e compagni.
Probabilmente quella di domenica è stata una delle giornate più storte in Serie A di Koopmeiners, che ha avuto sui propri piedi due delle più importanti chance dell’Atalanta, senza riuscire a concretizzarne nemmeno una.
Entrambe capitate negli ultimi minuti di gara, sarebbe bastata un po’ di precisione in più per mandare la sua squadra in vantaggio. E invece proprio lui, che dal suo arrivo in Serie A è stato capace di segnare ben 16 gol in 69 presenze, ha tradito l’Atalanta, mandando entrambi i tiri nel cantiere dove stanno lavorando per la nuova curva. Non da lui.
Difficile dare colpe a Ranieri, artefice di una rimonta fantastica la passata stagione, culminata con la promozione in Serie A dopo un solo anno di purgatorio. La rosa del Cagliari sembra francamente non all’altezza di certi palcoscenici e la classifica pare confermarlo.
Ultimo posto in classifica, appena due i punti fatti, terzo ko di fila. La sensazione è che per sognare la salvezza serva un miracolo, o un grande aiuto nella finestra di gennaio. Per ora, Ranieri dovrà cercare di limitare i danni e portare a casa qualche punto, magari già in quel prossimo turno che per il tecnico romano sa tanto di tuffo nel passato: all’Unipol Domus, infatti, arriva la sua amata Roma dell’ex nemico Mourinho.
La Lazio non riesce a venir fuori dalla crisi di risultati che l’ha colpita, registrando il suo peggior avvio dopo quasi trent’anni, e Maurizio Sarri è una furia con tutti: dalle istituzioni (definite dal tecnico “una banda”) alla società e persino ai suoi ragazzi, colpevoli di “non essere una squadra”.
Parole che risultano davvero pesanti (qui per leggerle tutte) e che sembrano fuori luogo, anche perché oltre la Lazio ci sono altre sei squadre in Serie A che hanno un calendario simile, senza considerare tutte le altre in Europa.
La squadra vista finora è troppo brutta per essere vera, soprattutto dopo quanto visto l’anno scorso nell’ultima metà di campionato con l’arrivo di Paulo Sosa. Ecco, lo stesso allenatore sembra aver finito l’incantesimo sulla Salernitana, tornata a manifestare le stesse difficoltà riscontrate con Davide Nicola: poca concretezza, tanti gol subiti.
Va anche detto che i campani hanno dovuto affrontare la vicenda Dia e l’infortunio di Candreva, uno dei migliori in questo avvio, ma i soli 3 punti registrati finora, i 14 gol subiti (solo l’Empoli ne ha presi di più) e le brutte prestazioni della difesa non ci lasciano che bocciare nettamente i granata, con l’allenatore che si trova sul filo.