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Giacomo Galardini·12 gennaio 2019

🎤Cosa cambiereste della Coppa Italia? L'opinione di Onefootball

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La Coppa Italia 2018-2019 è la 72ª edizione della manifestazione calcistica seconda per prestigio solo alla Serie A. Benchè organizzata come coppa federale dalla FIGC, è difatti una coppa di Lega.

Infatti, vi partecipano le 20 squadre di Serie A, le 22 (anche se quest’anno 19) squadre di Serie B, 27 squadre di Serie C e 9 squadre di Serie D: quindi solo formazioni professioniste.


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In Inghilterra invece, la FA Cup è aperta a tutti le formazioni, anche quelle amatoriali (l’anno scorso furono 762 le squadre partecipanti), il che lascia spazio a molto più spettacolo ma soprattutto a risultati clamorosi, dove una squadra di amatori può eliminare formazioni di Premier League.

Inoltre, la competizione è interamente ad eliminazione diretta, con accoppiamenti completamente casuali senza teste di serie, e – in caso di parità – la partita viene generalmente rigiocata su campo avversario: un sistema totalmente differente dalla nostra Coppa Italia.

Il che ci porta alla domanda: la Coppa Italia, così com’è organizzata, è abbastanza avvincente, almeno quanto la FA Cup? Cosa cambiereste nella formula della competizione, anche per renderla più appetibile dal punto di vista estero?

MARIO DE ZANET

Cambierei qualcosa che non è possibile cambiare: il fascino della FA Cup è impareggiabile, perché si tratta del trofeo più antico del mondo e ciò lo rende più appetibile, indipendentemente dalla formula applicata.

Detto questo, vi è un cambiamento che potrebbe renderla ulteriormente interessante: assegnerei un posto in Champions a chi vince la competizione.

Una politica forse rischiosa al giorno d’oggi, perché si potrebbe spedire in Europa una squadra non all’altezza, ma indubbiamente un premio di tale portata renderebbe la Coppa Italia davvero entusiasmante.

Vi ricordate la tensione di Lazio-Inter, in quello che si era trasformato in uno spareggio per la Champions?


FRANCESCO PORZIO

Purtroppo, o per fortuna, mi autodefinisco un anti-romantico. Per questo motivo non amo l’FA Cup (tantomeno la League Cup). Certo, è bello vedere delle squadre non professionistiche giocarsela con le big, ma dopo un po’ sinceramente queste “favole” mi stancano. Preferisco vedermi una partita tra Liverpool e Manchester City.

Della Coppa Italia cambierei questa cosa della doppia semifinale, e la farei come una specie di “Final Four”, magari quando il campionato è già terminato.

Un weekend interamente dedicato alla Coppa Italia, con le due semifinali e la finale nella stessa città, che però dovrebbe cambiare ogni anno. Sarebbe una bella manifestazione e un’occasione per poter giocare in diverse città magari non abituate a vedere queste squadre.

Penso a Bari o Palermo. Posti in cui il calcio è vita, e che per motivi diversi i grandi palcoscenici non sono più la normalità.


ANDREA AGOSTINELLI

Dato che l’obiettivo della Lega Calcio è quello di preservare gli interessi delle grandi squadre, io organizzerei la Coppa Italia prendendo spunto da quanto viene fatto nel campionato italiano di basket.

Le prime otto squadre classificate al termine del girone d’andata si qualificano alla competizione. Il tabellone dei quarti viene creato in base alla gerarchia: la prima sfida l’ottava, la seconda la settima e così via.

La manifestazione si svolgerebbe nell’arco di una settimana: i quarti di finale si giocano in casa della squadra meglio piazzata mentre semifinale e finale si disputano in campo neutro. Una formula, semplice, efficace e facilmente vendibile, in grado di generare aspettative ed entusiasmo tra i tifosi.


GIACOMO GALARDINI

Certo, la FA Cup ha un fascino tutto suo: il fatto che giocatori non professionisti riescano a competere con squadre di Premier League la rende molto affascinante, senza contare che è la più antica competizione calcistica ufficiale al mondo.

Se però l’effetto che si volesse creare – tramite l’allargamento agli amatori –  fosse quello del ‘Davide contro Golia’, non credo che ce ne sia bisogno: il fatto che nella attuale edizione il Novara e l’Entella abbiano raggiungo gli ottavi – oppure pensiamo al Pordenone che portò ai rigori l’Inter – garantisce alla competizione abbastanza imprevedibilità.

Personalmente preferirei che la finale potesse giocarsi non sempre e solo a Roma, ma altrove: non che l’Olimpico non sia palcoscenico adatto, ma mi piacerebbe vedere la Coppa Italia anche in altri stadi: penso a Bari, a Palermo, a Bologna o a Verona: si garantirebbero più presenze sugli spalti e introiti alla città ospitante.