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·27 agosto 2025
Consulente pm: il Comune di Milano ha violato il Codice dei beni culturali e del paesaggio

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·27 agosto 2025
Il consulente dei pubblici ministeri dell’inchiesta sull’urbanistica di Milano, Alberto Roccella, ha scritto nelle carte che fanno da base dell’accusa che il Comune di Milano ha violato il «Codice dei beni culturali e del paesaggio».
Il motivo risiederebbe nel fatto che il Comune, guidato da Giuseppe Sala (che risulta fra gli oltre 70 indagati), ha attribuito alla Commissione per il paesaggio, finita al centro della maxi inchiesta sull’urbanistica, «funzioni in materia urbanistica ed edilizia» e non solo di «tutela paesaggistica» mentre le norme non consentono «possibilità di contaminare» le funzioni.
C’è stata dal 2014 in poi una «volontà politica di occultare sotto la nobile veste del paesaggio lo svolgimento delle funzioni di rilevantissimo impatto, anche economico, in materia di urbanistica e edilizia», si legge nel resoconto formulato dall’ex docente di urbanistica, Roccella.
In una relazione consegnata il 13 agosto ai pm Petruzzella, Filippini e Clerici del pool dell’aggiunta Tiziana Siciliano e depositata agli atti del Riesame, il professor Roccella offre «chiarimenti di carattere normativo sulla commissione comunale per il paesaggio, con specifico riferimento alla situazione attuale del Comune di Milano». E nei passaggi finali del testo spiega che l’amministrazione comunale con un «regolamento edilizio del 2014 ha fatto rivivere la commissione edilizia, rovesciando il rapporto esistente in passato con la commissione paesaggistica», perché quest’ultima, sciolta ad aprile, ha svolto «in composizione unica» anche «funzioni di commissione edilizia».
Il giurista e urbanista rileva che «l’attribuzione alla commissione per il paesaggio di funzioni in materia urbanistica ed edilizia come quelle previste dallo stesso regolamento edilizio e dalle norme di attuazione del Pgt rappresenta una indebita protrazione del sistema istituito» da una legge regionale del ’97 «ormai abrogata, e soprattutto costituisce diretta e irrimediabile violazione del principio fondamentale stabilito dall’art. 146, comma 6, del Codice dei beni culturali e del paesaggio».
In base a questa norma «gli enti destinatari della delega regionale», il Comune in questo caso, «devono garantire la differenziazione tra attività di tutela paesaggistica ed esercizio di funzioni amministrative in materia urbanistico-edilizia». In più, «sia la disposizione di legge sia le deliberazioni della Giunta regionale non ammettono la possibilità di contaminare la commissione per il paesaggio con l’attribuzione di ulteriori funzioni in materia di urbanistica e di edilizia». Una «violazione» che, secondo il consulente dei pm, «è sfuggita alla Regione Lombardia». La «violazione da parte del Comune di Milano», si legge ancora, «non può certo considerarsi frutto di incertezze interpretative».