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·6 agosto 2020

Cinque giocatori che hanno vestito le maglie di Roma e Siviglia

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La doppia sfida tra Italia e Spagna è partita nel migliore dei modi con l’Inter che ha avuto la meglio del Getafe. Ora tocca alla Roma fare altrettanto contro il Siviglia in una sfida che sulla carta è però senz’altro più ostica dato il valore e il blasone degli avversari. Questo però dovrà essere uno stimolo ancora maggiore per i giallorossi che puntano alla finale. In passato vari giocatori hanno vestito entrambe le maglie e questi sono cinque di essi che sono passati per il Lazio e per l’Andalusia.

MARCO ANDREOLLI Uno dei difensori più talentuosi del calcio italiano a livello giovanile ma che è stato frenato da troppi infortuni. Marco Andreolli sembrava un predestinato quando calcava i campi con la primavera dell’Inter e Mancini lo fece debuttare giovanissimo nell’ultima giornata della stagione 2004-05. Entrò sempre di più nella prima squadra nerazzura, ma i grandi campioni che formavano la linea difensiva meneghina gli lasciarono solo le briciole e così rientrò nell’affare che portò Chivu a Milano e si trasferì nella Capitale. Un brutto infortunio subito in Under 21 non gli permetterà mai di esordire in giallorosso e così iniziò a girovagare per Vicenza e Sassuolo, prima di ritornare alla Roma, dove sfiorò il titolo. Passò al Chievo dove visse i suoi anni migliori e l’Inter non si era dimenticata di lui riportandolo alla casa madre nel 2013. Ancora molti problemi e tanta panchina e dopo due anni il prestito al Siviglia, ma anche qui la sfortuna fu enorme. Nel momento in cui stava riuscendo a prendersi il posto da titolare ecco la rottura del tendine d’Achille contro la Real Sociedad e stagione finita. Tornò all’Inter e vi giocò ancora un anno prima di passare al Cagliari e ancora al Chievo.


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MORGAN DE SANCTIS Molto amato dalle tifoserie e dai compagni di squadra con i quali ha giocato Morgan De Sanctis ha alternato parate incredibili a scivoloni altrettanto irreali. Diventato da giovanissimo portiere del Pescara entrò nel mirino dei grandi club per la sua personalità paragonata alla giovane età e a vent’anni venne acquistato dalla Juventus. Dovette fare da terzo a Peruzzi e Rampulla, ma riuscì comunque a scendere in campo per ben quattro volte. La voglia di giocare era tanta e allora cambiò bianconero passando all’Udinese dove visse i suoi anni migliori coronati dalla storica qualificazione in Champions League del 2005. Nonostante le sue ottime prestazioni Marcello Lippi gli preferì Amelia come terzo portiere per i Mondiali di Germania 2006 non riuscendo così a laurearsi campione del mondo. Nel 2007 lasciò il Friuli dopo ben otto stagioni per provare l’avventura nel Siviglia neovincitore della Coppa Uefa, ma Palop gli venne preferito e giocò solo otto presenze. Non riuscì mai a instaurare un gran rapporto con la squadra e la città e si riprese l’anno seguente andando in prestito al Galatasaray. I turchi non riuscirono a riscattarlo e tornò in Italia prima al Napoli e poi alla Roma dove visse ottime stagioni che precedettero il suo ritiro nel 2017 quando vestì la maglia del Monaco.

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JÚLIO BAPTISTA Attaccante brasiliano dall’innata potenza fisica e dalle grandi qualità palla al piede, non è però mai riuscito a esplodere a grandi livello con continuità. Dopo gli inizi al San Paolo diventò uno dei giovani più interessanti del panorama verdeoro, tanto che debuttò in nazionale già nel 2001, in occasione della Confederations Cup. Col Brasile fu un rapporto di luci e ombre, perché nonostante riuscì a vincere due Confederations Cup e due Copa América dovette aspettare ben sei anni prima di segnare per il suo Paese. Intanto nel 2003 volò in Europa a Siviglia per vivere gli anni migliori della sua carriera. Divenne una vera e propria macchina da gol, tanto che il primo anno segnò addirittura venti reti in Liga, mentre nell’annata seguente si fermò a diciotto. Per far capire la grandiosità di queste stagioni basti pensare che furono le uniche in doppia cifra per Júlio Baptista. Nell’estate 2005 il Real Madrid si invaghì di questo brasiliano, ma nella Capitale le cose non andarono per il verso giusto. Nonostante un impiego costante deluse le aspettative, perse la convocazione per il Mondiale in Germania e venne prestato per un anno all’Arsenal. A Londra la situazione non migliorò e tornò in Blancos per un altro anno prima di essere acquistato dalla Roma. Il primo campionato, nonostante qualche pausa, fu comunque soddisfacente. Nove reti fatte, record per lui lontano dal Sánchez Pizjuán, arricchiti dal colpo di testa che diede la vittoria nel derby con la Lazio. Poi però anche con i giallorossi arrivarono i tempi bui e con l’approdo di Ranieri iniziò a perdere sempre di più il posto da titolare. Nel gennaio 2011 venne ceduto al Málaga ma una serie di infortuni ne limitò il rendimento e così nel 2013 tornò in Brasile al Cruzeiro, prima di giocare per Orlando City e Cluj.

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SEYDOU KEITÁ Una vera leggenda del calcio maliano, giocatore con più presenze e più reti in nazionale e un rendimento in Europa da grandissimo. Seydou Keitá non era forse il calciatore più spettacolare, ma sicuramente tra quelli più essenziali. Iniziò a vent’anni a Marsiglia, ma la dirigenza non credette in questo gracile centrocampista e venne ceduto al Lorient prima di diventare per cinque anni una colonna del Lens. Le undici reti della stagione 2006-07 convinsero il Siviglia a portarlo in Spagna e la scelta fu vincente. In Andalusia si impose immediatamente come uno dei migliori giocatori del campionato e Pep Guardiola ne rimase innamorato, tanto da volerlo a Barcellona. Nonostante la presenza di fenomeni come Xavi, Iniesta, Yaya Touré, Busquets e Fábregas, per quattro anni il maliano riuscì a ritagliarsi un ruolo importante nella mediana blaugrana riuscendo a vincere la bellezza di quattordici titoli. Nel 2012 si fece affascinare dai soldi della Cina e del Daliab Aerbin, ma nel 2014 in Spagna al Valencia. Dopo soli sei mesi fu la Roma ad acquistarlo e in molti storsero il naso causa l’età avanzata. Keitá però zittì tutti i critici e gli scettici giocando due grandi campionati da leader e protagonista. Nel 2016 passò ai qatarioti dell’Al Jaish prima di chiudere carriera un anno dopo.

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SIMON KJAER Difensore dalle grandi qualità che però troppo spesso cade in amnesie inspiegabili. Simon Kjaer è il classico giocatore che avrebbe potuto essere, ma non è stato. Dopo gli esordi in patria al Midtjylland venne scoperto giovanissimo dal Palermo e nei due anni in rosanero divenne la grande rivelazione del campionato. Fu un peccato quando nel 2010 lasciò l’Italia per Wolfsburg, ma la sua esperienza tedesca durò solo un anno. La Roma aveva bisogno di rinforzare la difesa e Luis Enrique aveva individuato in lui l’uomo giusto per farlo. Nella Capitale fu però un disastro, con errori grossolani e la conseguente perdita del posto da titolare dopo pochi mesi. Tornò quindi dai biancoverdi della Volkswagen prima di iniziare un lungo girovagare per l’Europa. In Francia al Lille, poi in Turchia al Fenerbahçe e infine in Spagna al Siviglia. In Andalusia si guadagnò il posto da titolare col tempo e riuscì in qualche modo a rigenerarsi e rilanciarsi tanto che nel 2019 arrivò ancora la chiamata dall’Italia. Fu l’Atalanta di Gasperini a volerlo, ma dopo sei mesi di panchina passò al Milan per diventarne un titolare.

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