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·5 ottobre 2024

Caso ultras, si rompe il muro del silenzio durante gli interrogatori del gip

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Nella giornata di ieri, il gip incaricato al caso ultras, Domenico Santoro, ha concluso il gito degli interrogatori di garanzia a carico dei membri del tifo organizzato di Inter e Milan arrestati nella giornata di lunedì.

E dopo una serie di silenzi alle proprie domande, con gli indagati che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, il gip Santoro ha conseguito il suo primo successo. Infatti, Cristian Ferrario, ritenuto prestanome dei leader ultrà nerazzurro Andrea Beretta e di Antonio Bellocco ucciso un mese fa a coltellate dallo stesso Beretta, ha ammesso i capi di imputazione a lui contestati.


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Nella mattinata di ieri il gip si è recato nel carcere di Opera per il faccia a faccia con Gianfranco Ferdico, il padre di Marco, altro capo ultras, con Renato Bosetti e Giuseppe Caminiti. Quest’ultimo, come Bellocco legato alla ‘ndrangheta, è accusato anche dell’omicidio del 1992 di Fausto Borgioli, uomo della banda di Francis Turatello. I tre e altri due ai domiciliari, convocati a palazzo di giustizia, non hanno risposto alle domande.

Cristian Ferrario, anche lui ai domiciliari, ha ammesso tutto: pur essendo un personaggio di secondo piano, è accusato di trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante di aver agevolato l’associazione mafiosa dei Bellocco, in quanto avrebbe incassato 40.000 euro con causale fittizia al posto dei due capi ultrà,  «che attraverso tale fittizia attribuzione eludevano le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale» a cui erano sottoposti, come compenso di una «protezione mafiosa da loro fornita» a un conoscente «che aveva effettuato investimenti in Sardegna, osteggiati attraverso atti vandalici».

Intanto, continuano a emergere nuovi dettagli dell’inchiesta portata avanti negli ultimi anni dalla Procura di Milano e dalla Direzione distrettuale antimafia. Si parte dalla voglia di vendetta della suocera di Bellocco, che il giorno dopo l’omicidio del genero accoltellato un mese fa da Beretta, arrivata dalla Calabria a Cernusco sul Naviglio e intercettata, al fratello della vittima ha detto: «e dove ti rassegni, e dove?… che ho la rabbia per davvero, ti giuro…devi andare a combinare lo sai che?…devi combinare una strage, ce l’ha tolto davanti un giovane di figlio senza un perché…senza un perché».

Inoltre, sono stati documentati dalle forze dell’ordine «contatti e incontri che appaiono essere prodromici a movimentazioni di partite di droga» . In più ci sono tante intercettazioni sugli interessi di Gherado Zaccagni, ai domiciliari, che, al telefono con Caminiti, puntava anche a mettere le mani sui parcheggi nei pressi dell’Olimpico di Roma cercando addirittura di avere un via libera, mai concesso, per un contatto con il presidente della Lazio, Claudio Lotito e tentando di smuovere i vertici del CONI.

Infine, riappare anche Fedez, uno dei protagonisti della rissa al locale ‘The Club’ di Milano e mandante, secondo l’accusa, dell’aggressione successiva al personal trainer dei vip Cristiano Iovino. Secondo le testimonianze raccolte dagli investigatori il rapper avrebbe detto: «Lasciatemi stare, lasciatemi stare che l’ammazzo che io sono di Rozzano».

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