Calcio e Finanza
·29 giugno 2025
Caso Rigamonti, Cellino versa la prima rata per tenersi lo stadio: possibile scontro con il Comune

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·29 giugno 2025
Colpo di scena nella vicenda tra Massimo Cellino e il Comune di Brescia per lo stadio Rigamonti. Ieri mattina, sul conto corrente dell’amministrazione comunale, è stato accreditato un bonifico da 109mila euro da parte del numero uno del club biancazzurro.
Come riporta l’edizione odierna de Il Corriere della Sera-Brescia, si tratta di una delle due rate semestrali dell’affitto dello stadio rimaste insolute. Tuttavia, da Palazzo Loggia fanno sapere che questo pagamento non è sufficiente per mantenere il diritto sull’impianto. È necessario che venga effettuato un secondo bonifico, sempre con data 27 giugno, per rispettare la scadenza dei 15 giorni previsti dalla diffida inviata il 13 giugno. Al momento non risulta alcuna seconda transazione, e quindi bisognerà attendere lunedì per capire se Cellino abbia completato il pagamento o meno, vista la presenza nel mezzo del fine settimana.
In assenza di un secondo versamento, già da martedì il Comune potrebbe legittimamente riprendere possesso dello stadio Rigamonti, tagliare i lucchetti e sostituire le chiavi. Una possibilità contemplata dal contratto firmato nell’estate del 2019, che prevedeva la risoluzione automatica della concessione in caso di mancato pagamento di due rate consecutive. Il canone annuo, inizialmente fissato a 157.500 euro, è salito a 218mila con l’inflazione.
C’è poi un’altra clausola nel contratto: la concessione resta valida solo se la squadra di Cellino milita nel calcio professionistico, ovvero in Serie A, B o C. Ma mercoledì 3 luglio, il Consiglio Federale della FIGC estrometterà ufficialmente il Brescia dal calcio professionistico, poiché entro il 6 giugno non sono stati saldati stipendi e contributi di giocatori e dipendenti. L’iscrizione alla Serie C, pertanto, sarà considerata nulla. In questa prospettiva, anche un eventuale secondo pagamento da parte di Cellino non basterebbe a salvargli il controllo dello stadio, che tornerebbe comunque al Comune, solo con qualche giorno di ritardo.
Il versamento effettuato ieri sembra però indicare che Cellino non è intenzionato ad arrendersi. Potrebbe essere l’inizio di un nuovo contenzioso legale con Palazzo Loggia, come già accaduto in passato. Il presidente ha infatti già vinto un ricorso contro la richiesta del Comune di pagare 28mila euro per i servizi della polizia locale durante le partite, e ha ancora in corso una contestazione sulla perizia condotta dalla società Praxi, che ha valutato lo stadio oltre 16 milioni di euro.
Cellino rivendica anche i lavori di miglioramento apportati nel 2019: l’ampliamento della Curva Nord e della gradinata, il nuovo impianto di illuminazione e videosorveglianza, la realizzazione della Curva Sud, dei nuovi spogliatoi, dello store vicino alla biglietteria e l’installazione dei pitch box riservati agli sponsor. Dal canto suo, il Comune considera queste migliorie come parte integrante dell’accordo di concessione, stipulato a un prezzo contenuto (13mila euro al mese all’inizio). Per questo, secondo la Loggia, Cellino potrebbe portare via solo i pitch box, nulla più.
Una cosa è chiara: Cellino non intende cedere facilmente. La sua mossa può anche essere letta come una provocazione nei confronti di Giuseppe Pasini, presidente della FeralpiSalò, che intende cambiare nome al club e portarlo a giocare in città. Pasini ha ottenuto pieno sostegno dalla sindaca Laura Castelletti, che vede nel suo progetto una grande opportunità per lo sviluppo del settore giovanile. Si stava valutando l’ipotesi di un contratto ponte di un anno per poi affidare lo stadio per 99 anni, secondo la legge Stadi, in cambio di una riqualificazione a spese del gruppo Feralpi. Prima, però, va chiuso il capitolo Cellino. Solo allora il futuro del Rigamonti potrà essere definitivamente riscritto.
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