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Giacomo Galardini·31 marzo 2022
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Giacomo Galardini·31 marzo 2022
Nuova Champions League? A tutti piace l’idea, ma non tutti sono d’accordo su come dovrebbe cambiare, soprattutto di fronte alla costante minaccia di una Superlega.
Mercoledì 31 l’UEFA discuterà la riforma, ma il nodo della questione essenzialmente è uno: come assegnare due dei quattro posti aggiuntivi che porteranno la la fase a gironi dalle attuali 32 a 36 squadre?
Andiamo passo per passo.
La Champions League diventa essenzialmente un campionato a quattro “conference” o gironi, sul modello svizzero, o volendo sul modello della MLS nordamericana. Di seguito le principali novità:
Come si giocheranno quindi queste 10 partite, se ogni girone ha solo 9 squadre? Niente più girone all’italiana con andata e ritorno tra squadre dello stesso gruppo, ma sfide tra squadre di gruppi diversi.
Facciamo un esempio secondo la ricostruzione fornita dal Corriere della Sera. Una squadra del Gruppo A giocherà: 2 gare contro club del suo stesso girone, altre 3 con squadre del gruppo B, 3 con quelle del C e altre 2 con quelle del D, per un totale di 10 partite tra casa e trasferta.
E la classifica? Niente gruppi, ma classifica unica: insomma, un vero e proprio maxi campionato europeo.
Semplice: le prime 8 della classifica unica. Le squadre classificate dal 9° al 24° posto giocheranno un playoff di andata e ritorno. Gli incroci saranno a posizioni invertite: quindi la 9ª affronterà la 24ª, la 10ª la 23ª e così via.
La vincente di ogni spareggio andrà poi a completare il quadro degli ottavi di finale. Le perdenti finiscono agli ottavi di Europa League. Dagli ottavi alla finale, stessa fase a eliminazione diretta con gare di andata e ritorno, come quella odierna.
Qui salta il banco: dove le troviamo le altre quattro squadre per arrivare da 32 a 36? Qui entra il gioco il nocciolo della questione, ovvero il tanto odiato ranking UEFA, ovvero un coefficiente calcolato sulla base delle prestazioni continentali nelle cinque stagioni precedenti.
I quattro posti in più disponibili dal 2024/25 saranno assegnati secondo tre criteri:
In molti hanno criticato questa scelta perchè di fatto andrebbe a fare da salvagente per le solite grandi vecchie squadre del calcio continentale che magari sono in declino da tempo, motivo per cui questa scelta è finita al centro delle polemiche, portando l’UEFA a riconsiderare la mossa.
Per far capire meglio gli effetti della novità prevista, Calcio e Finanza ha come esempio la stagione in corsa e chi si qualificherebbe in base a questo criterio se entrasse in vigore già dalla prossima stagione.
Ad oggi le squadre favorite per ottenere i due posti aggiuntivi sarebbero: il Manchester United, nono nel ranking UEFA, sesto in Premier League e che si qualificherebbe alla Conference League a meno di una vittoria del Crystal Palace nella English Football League Cup; la Roma, dodicesima nel ranking UEFA e per ora sesta in campionato, posizione che alla fine dell’anno varrebbe la qualificazione alla Conference League.
I perché di questo cambiamento mascherato dalla pretesa di maggiore inclusività sono presto detti: vendere i diritti televisivi a maggior prezzo e per scongiurare l’ipotesi di una Superlega. Dai 2 miliardi di introiti di adesso, con molte più partite e diritti televisivi si arriverebbe a 3,5 miliardi di euro.
Ma a che prezzo? Prima di tutto, si allargherebbe il divario tra le squadre che partecipano alla Champions e quelle che invece rimarranno nei campionati nazionali, che verranno inesorabilmente e ancor di più emarginate dallo strapotere economico delle big europee.
Inoltre, con 100 partite di Champions, chi guarderà più i campionati nazionali? Quale televisione offrirà milioni di euro per Serie A e Bundesliga quando si dovrà dissanguare per comprare i diritti delle partite di Champions?
Insomma, la palla adesso passa all’UEFA, che si trova davanti a un cambiamento epocale: come aumentare gli introiti della Champions senza distruggere le leghe nazionali e allo stesso tempo garantire l’equità della competizione?