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·2 giugno 2025

Cardinale: «Interessato a entrare nello sport USA, ma prezzi ora troppo alti»

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Gerry Cardinale, fondatore della società di private equity RedBird Capital Partners (che controlla il Milan in Serie A e il Tolosa in Ligue 1), ha dichiarato di non essere attualmente interessato a diventare proprietario di maggioranza di una squadra sportiva statunitense, sostenendo che le valutazioni delle franchigie siano troppo elevate.

RedBird possiede il Milan, avendolo acquisito nel 2022 con una valutazione di 1,2 miliardi di euro. La società detiene anche partecipazioni in Fenway Sports Group (FSG), l’organizzazione multisport proprietaria dei Boston Red Sox (baseball) e del Liverpool, campione della Premier League, oltre che nel team di Formula 1 Alpine.


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Lo sport è diventato sempre più attraente per gli investitori di private equity. Secondo la società di consulenza finanziaria Oaklins, nel 2024 i fondi di private equity sono stati coinvolti in 190 operazioni nel settore sportivo, con un aumento del 44% rispetto all’anno precedente. Il settore è considerato resistente alla recessione, poiché genera flussi di entrate stabili attraverso accordi commerciali e diritti televisivi, e può contare su un pubblico fedele.

Tuttavia, Cardinale ritiene che attualmente ci sia «una bolla degli asset» nello sport, che ha fatto aumentare notevolmente le valutazioni delle squadre. Secondo le ultime valutazioni di Forbes, il valore medio di una società della National Football League (NFL) è ora pari a 5,7 miliardi di dollari, mentre i San Francisco 49ers sarebbero stati valutati una cifra record di 8,5 miliardi di dollari in una recente cessione di una quota di minoranza.

Nel frattempo, Forbes ha stimato che il valore medio di una squadra della National Basketball Association (NBA) sia di 4,4 miliardi di dollari, mentre quello di una franchigia della Major League Baseball (MLB) sia salito a 2,6 miliardi di dollari. Parlando in un podcast di CNBC Sport, Cardinale ha affermato che deve avvenire una «normalizzazione».

«Penso che, se sei uno studente di storia, sai che il fatto che qualcosa salga sempre non è un grande criterio per fare un investimento», ha detto. «Serve una certa normalizzazione e un atterraggio morbido in quella che vedo come una sorta di bolla degli asset. Ma posso dire in modo molto lucido che al momento esiste una bolla di inflazione degli asset nello sport, almeno per quanto riguarda le squadre, e allo stesso tempo dire che resta un ottimo settore in cui investire».

«Non si tratta solo di entrare nel capitale. Si tratterà di sostenere nuovi modelli di monetizzazione attorno al volano di generazione dei ricavi legato alla proprietà intellettuale», ha aggiunto Cardinale. Inoltre, il fondatore di RedBird si è chiesto se ci sia ancora «succo da spremere» nei fattori che spingono le valutazioni delle franchigie.

Pur riconoscendo la grande crescita del valore dei diritti tv della NFL, Cardinale ha affermato che la questione sarà «l’inclinazione della curva» per i futuri accordi, mentre altre leghe «potrebbero vedere una contrazione».

Cardinale ha anche parlato del continuo interesse di RedBird per gli asset sportivi, dopo che la NFL ha autorizzato l’investimento di fondi di private equity nelle sue franchigie, con Arctos Partners e Ares Management che sono le due società che hanno già acquistato quote di minoranza in alcune squadre. I fondi approvati possono acquistare solo fino al 10% di una franchigia, il che conferisce loro poca influenza sulla gestione dell’attività.

Anche se RedBird non è attualmente approvata dalla NFL per investire nelle sue società, Cardinale ha escluso l’idea di acquisire una partecipazione di minoranza in una franchigia statunitense, sottolineando di voler «essere coinvolto, avere una partnership, nella governance effettiva, nella strutturazione del piano industriale».

Pur confermando di essere interessato a diventare proprietario di maggioranza di una squadra sportiva statunitense, Cardinale ha suggerito che difficilmente concluderà un accordo a breve. «I prezzi di ingresso di oggi non li trovo interessanti», ha detto. «Ciò non significa in alcun modo che metta in dubbio la sostenibilità a lungo termine di questi investimenti. Non mi piacciono i prezzi di ingresso attuali, perché i piani industriali sottostanti non sono sufficienti a giustificarli, e si basano su un certo presupposto riguardante la traiettoria dei diritti media che nessuno ha ancora chiarito».

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