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·9 luglio 2025

Capello sferza il Milan: Leao, Allegri e le lezioni al calcio moderno

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Capello, leggenda del Milan, ha analizzato il ritorno di Allegri in rossonero e il suo rapporto con Rafael Leao: le dichiarazioni

Fabio Capello, storica figura del calcio italiano e icona della panchina rossonera, non le manda a dire. Intervistato dai taccuini della Gazzetta dello Sport, l’ex allenatore ha offerto una lucida e tagliente analisi del Milan attuale, ponendo un’enfasi particolare su individualità cruciali come Rafael Leao e il neo acquisto Santiago Gimenez, e non risparmiando frecciate sul calcio contemporaneo e la leadership in panchina. Un’intervista ricca di spunti, che delinea le sfide e le aspettative per il futuro del Diavolo.


Leao: Il Richiamo alla Maturità e alla Continuità

Il focus principale dell’intervento di Capello è senza dubbio Rafael Leao. A 26 anni, l’attaccante portoghese si trova a un bivio cruciale della sua carriera, come sottolineato dall’ex tecnico:


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A 26 anni occorre decidere cosa fare da grandi: o si svolta davvero o si resta nella zona grigia.

Capello è categorico: “Per un atleta è l’età della maturità: o ci sei o non ci sei. Ma, nel suo caso, è soprattutto l’età della continuità. Da uno come lui è lecito attendersi un rendimento di alto livello, però con costanza.” La parola chiave è costanza. Leao ha mostrato lampi di genio, ma la sua incostanza è stata spesso un freno. La responsabilità di “tirargliela fuori” ricade ora su Max Allegri, il nuovo tecnico del Milan. Capello suggerisce un lavoro specifico e intensivo: “Intanto, lo farei lavorare molto sulle conclusioni, tante volte arriva a tirare ma poi sbaglia. Esercizi specifici per tirare da varie posizioni, insomma. Bisogna fare come facevo io con Ibra, quando finiva l’allenamento…” Non solo fase offensiva, però: “E poi deve migliorare nella posizione passiva quando gli altri hanno palla. Ma il salto di qualità deve trovarlo essenzialmente dentro di sé.” Un richiamo all’auto-responsabilità e alla crescita personale, imprescindibile per un calciatore del suo calibro.


La Leadership e i “Castighi”: Un Dito Puntato su Fonseca e Conceiçao

Capello si sofferma anche sulla questione dei “castighi” ai giocatori, un tema che ha coinvolto Leao in passato con allenatori come Fonseca e Conceiçao. La sua posizione è chiara e intransigente:

Fonseca e Conceiçao l’hanno “bastonato” parecchio: castighi eccessivi?

Mettere in castigo un giocatore per me è una cosa da bambini. In teoria dovrebbe servire a dimostrare che con te non si scherza, ma se decidi di porti in questo modo, significa che manchi di leadership. Io credo che questo tipo di dinamiche vadano risolte nello spogliatoio. E comunque di base un allenatore deve mettere in campo i migliori.

Un’affermazione che critica un approccio punitivo e ne esalta uno basato sulla gestione interna del gruppo e sulla leadership autentica, non autoritaria.


Leao Vicecapitano: La Fascia non è un Simbolo, ma un Impegno

La nomina di Leao a vicecapitano è vista da Capello come un’opportunità, ma con riserva:

Rafa sarà il vicecapitano: responsabilizzarlo ulteriormente dovrebbe avere un effetto benefico.

Il capitano, e quindi anche il suo vice, deve essere tale per ciò che fa durante la partita, non serve solo a scambiarsi il gagliardetto. La fascia non deve arrivare per questioni di anzianità, ma ai giocatori in grado di trasmettere ai compagni il senso del lavoro lungo la settimana.

Un’affermazione che sottolinea l’importanza dell’esempio e della dedizione al lavoro quotidiano, valori che un capitano e il suo vice devono incarnare.


Fase Difensiva e Posizionamento Tattico: Leao Esterno, Sempre

La diatriba sulla fase difensiva di Leao è un altro punto toccato da Capello, che porta l’esempio del PSG:

Diatriba irrisolta: quanto bisogna chiedergli in fase difensiva?

Nel Psg mi pare che gli attaccanti corrano in avanti e all’indietro, e mi pare anche che non ci sia bisogno di chiederglielo. È lui che deve sentire dentro il fatto di aiutare i compagni.

La risposta è netta: la responsabilità individuale e la comprensione del ruolo all’interno del collettivo sono fondamentali. Sulla sua posizione in campo, Capello non ha dubbi:

Hanno provato a dargli nuovi spartiti tattici, qual è la chiave migliore?

Io lo lascio esterno tutta la vita, è quella la sua posizione, che peraltro fa bilanciare tutta la squadra.

Un’indicazione chiara per Allegri: Leao rende al meglio e garantisce l’equilibrio della squadra agendo da esterno.


Il “Theao” e Gimenez: Note Dolenti e Speranze

Capello esprime rammarico per la fine della corsia “Theao”, formata da Theo Hernandez e Leao:

La fine del Theao: un vero peccato.

Sì, un peccato. È stata la corsia mancina più bella d’Europa, molto in termini di corsa, meno con la testa. Hernandez purtroppo a un certo punto ha mollato.

Un velo di delusione per una coppia che aveva incantato l’Europa. Sul fronte attaccanti, Capello ha parole di incoraggiamento per Santiago Gimenez, ma con cautela:

Leao dovrà anche assistere meglio Gimenez.

Il messicano aveva fatto vedere cose importanti, è giusto tenerlo. Diamogli tempo.

E sul centravanti ideale al suo fianco:

Quale il centravanti giusto in rosa con lui?

Un attaccante d’area, come dice Tare. Ma bisogna trovarlo come si deve: c’è sempre il discorso del peso della maglia da tenere in considerazione.

Di Gimenez, Capello apprezza il movimento, ma nota una certa timidezza finora: “Come si muove. Fin qui è stato troppo timido.


Allegri e la “Stupidità del Guardiolismo”: Una Lezione di Calcio

Le parole più forti e significative di Capello sono forse quelle rivolte all’attuale panorama calcistico e all’atteggiamento di Max Allegri:

Le è piaciuto come si è presentato Allegri?

È l’atteggiamento che mi aspettavo da lui, ma deve stare attento perché ha tolto tutta la pressione ai giocatori. È un grande pericolo, perché il suo è un ombrello grande, quindi dovrà responsabilizzare per bene la squadra, entrarle nella testa.

Un monito chiaro ad Allegri: la sua capacità di togliere pressione è un’arma a doppio taglio che necessita di essere bilanciata con una forte responsabilizzazione dei giocatori. Infine, Capello si lancia in una vera e propria tirata contro le derive del calcio moderno, influenzato dal “guardiolismo”:

Ha rimarcato anche il concetto della solidità difensiva.

È diffusa ormai una certa stupidità che impera col guardiolismo, e che ha coinvolto tutti. Consiglierei a tutti gli allenatori di guardarsi molto attentamente Psg-Bayern: guardino come si gioca a calcio, senza dare continuamente palla al portiere, giocando in avanti, in verticale, con tanti cambi di campo. È una lezione che sembra uscita da Coverciano. E se la guardino anche gli arbitri: il calcio è agonismo, è pressione, il gioco deve scorrere e non essere interrotto continuamente. È la più bella partita che ho visto da anni.

Una critica feroce a un certo tipo di calcio basato sul possesso palla sterile e un’esaltazione del gioco verticale, dell’agonismo e della fluidità, individuando in PSG-Bayern un esempio lampante di calcio “vero”. Le parole di Capello, come sempre, non lasciano indifferenti e offrono uno spaccato profondo sulle dinamiche del Milan e del calcio contemporaneo.

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