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Giacomo Galardini·6 febbraio 2019
Cambiare allenatore conviene davvero? Ecco cosa dicono i numeri

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Giacomo Galardini·6 febbraio 2019
Pratica da alcuni fortemente sconsigliata, ma molto comune e – secondo i numeri di questa stagione – molto redditizia: il cambio di allenatore è una delle mosse che possono servire per ravvivare una squadra in crisi.
Perché se da un lato l’impatto sulle casse della squadra è sicuramente esoso – basti pensare al caso Conte-Chelsea, con Abramovich che sta ancora pagando Conte nonostante l’esonero della scorsa stagione – dall’altro, in termini di punti, si dimostra piuttosto efficace.
In Serie A, in questa stagione, sono saltati ben 8 allenatori per 6 squadre: hanno cambiato panchina Empoli (Iachini per Andreazzoli), Udinese (Nicola per Velazquez), Frosinone (Baroni per Longo), Bologna (Mihajlovic per Inzaghi), e Chievo Verona e Genoa ben due volte.
Ma serve davvero cambiare panchina? Ebbene, secondo i numeri sì. Tutti gli allenatori subentrati quest’anno e attualmente in carica hanno una media punti migliore dei predecessori.
Il 9 ottobre con una mossa alquanto a sorpresa Preziosi sollevò Ballardini dall’incarico per dare la panchina a Juric, che già aveva guidato i grifoni la passata stagione, salvo poi cacciare il croato per affidare la panchina a Prandelli il 6 dicembre.
Sebbene il doppio cambio di panchina abbia scaturito una serie di polemiche contro le scelte azzardate della presidenza genoana, numeri alla mano la scelta si è rivelata positiva in termini di numeri.
I tre allenatori hanno allenato 7 partite ciascuno: la media punti a partita di Juric è 0,43, quella di Prandelli 1,14 e quella di Ballardini 1,71; a conti fatti cambiare conviene.
Stesso discorso per i toscani: Andreazzoli viene esonerato il 5 novembre, e sulla panchina degli azzurri arriva Beppe Iachini: la media punti del nuovo arrivato è 1,1 contro lo 0,55 del predecessore: il doppio.
L’unico allenatore straniero della Serie A all’inizio della stagione salta il 13 novembre per fare posto a Davide Nicola, ex tra le altre di Crotone e Livorno: la media punti di Julio Velazquez era di 0,75 contro il punto a partita di Nicola.
La panchina dei ciociari salta il 19 dicembre, prima di poter mangiare il famoso panettone: Longo aveva una media di mezzo punto a partita, contro quella di un punto a partita del neo allenatore Baroni.
Altro caso particolarmente travagliato quello della panchina del Chievo Verona: i clivensi, partiti con una penalizzazione per via della plusvalenze gonfiate, sono costretti a esonerare D’Anna visto i miseri 2 punti in 8 partite conquistati (0,25 a partita).
Bottino talmente misero che gli subentra Giampiero Ventura, chiacchieratissimo ex allenatore della nazionale che però non riesce a fare meglio: 1 punto in sole 4 partite e stessa media del predecessore.
Mimmo Di Carlo è stato chiamato all’impresa l’11 novembre dopo le dimissioni a sorpresa di Ventura, e finora ha collezionato 8 punti in 9 partite, una media ben più alta di coloro che lo hanno preceduto (0,89 punti a partita).
Ultimo caso in ordine cronologico ma non ultimo in termini di successo, quello di Bologna: il presidente dei felsinei Saputo ha cacciato Inzaghi, incapace di vincere per ben 14 turni consecutivi, per chiamare Mihajlovic.
Il serbo ex Milan e Torino ha giocato una sola partita, per cui è troppo presto per fare bilanci numerici, ma è partito col botto: vittoria esterna a San Siro contro l’Inter, la scossa che ci si attende dal cambio allenatore.
Speriamo per gli emiliani che Mihajlovic continui sulla stessa strada.