Cabrini: «Esonero di Spalletti? Ecco cosa mi ha stupito; tanti problemi e non si è lavorato di squadra tra Lega e Federazione» | OneFootball

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·9 giugno 2025

Cabrini: «Esonero di Spalletti? Ecco cosa mi ha stupito; tanti problemi e non si è lavorato di squadra tra Lega e Federazione»

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Le parole di Antonio Cabrini, ex campione del Mondo con l’Italia nel 1982, dopo la sconfitta contro la Norvegia e l’esonero di Spalletti

Antonio Cabrini ha parlato al Corriere della Sera dopo il caos intorno alla nazionale Azzurra dopo la sconfitta contro la Norvegia che ha portato all’esonero di Spalletti. Di seguito le sue parole.

STUPITO DALL’ESONERO – «Più che altro mi ha stupito la modalità con cui è maturata».


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NON SOTTOVALUTIAMO GLI AVVERSARI – «Forse eravamo prigionieri di un vecchio modo di pensare per cui esistono nazionali abbordabili. Qualcuno pensava che la Norvegia fosse Haaland e dieci giocatori normali, invece anche gli altri elementi militano in campionati di livello».

NON COLPEVOLIZZIAMO SOLO GLI INTERISTI – «Non mi sembra corretto gettare la croce addosso a un gruppo. La sconfitta con la Norvegia non è un caso isolato come qualcuno vuol far passare. Mi pare che i problemi del calcio italiano partano da lontano, non da venerdì. Ci sono bambini di dieci anni che non hanno mai visto l’Italia al Mondiale. Cercherei altrove le cause della crisi».

IL SISTEMA NON FUNZIONA – «Intanto i rapporti storicamente non idilliaci fra Lega e Federazione hanno inciso perché il calcio non ha lavorato in maniera compatta sulla soluzione dei problemi. Poi punterei l’indice sui club che hanno preferito affidarsi a stranieri, che hanno costi minori, già a partire dai settori giovanili. E i nostri ragazzi restano in panchina. Ciononostante abbiamo vinto lo scorso anno l’Europeo con l’Under17».

SI INSEGNA TATTICA, NON TECNICA – «Nelle scuole calcio ci sono allenatori e non istruttori, a cui spetta il compito di insegnare le basi. Si insegna la tattica, ma non la tecnica. E anche laddove ci fosse il talento non c’è l’humus ideale per farlo crescere».

UNA NAZIONALE UNDER IN LEGA PRO – «Ne parlo spesso con il mio amico Cesare Prandelli: i club dovrebbero mettere a disposizione della federazione i propri giovani più promettenti da raggruppare in una sorta di Nazionale da far giocare nella Lega Pro. In settimana i ragazzi si allenerebbero ciascuno con la squadra di riferimento, la domenica, invece di scaldare le panchine, giocherebbero insieme».

SPALLETTI NON È IL SOLO RESPONSABILE – «Non è mica solo colpa sua. Direi che la responsabilità di questi risultati scadenti è di molte persone ancora ancorate a una vecchia mentalità».

SERVE UN CAMBIAMENTO A MONTE – «Certamente è a monte. Se è corretto il modo di pensare per cui un allenatore non incide per una percentuale superiore al 25%, dove ricerchiamo gli altri colpevoli? Tutto il sistema deve essere cambiato. Stiamo parlando pur sempre di un tecnico che due anni fa ha vinto uno scudetto».

UN CONSIGLIO AL PROSSIMO CT – «Difarsi il segno della croce. Sarebbe clamoroso se fallissimo per la terza volta la qualificazione al Mondiale. Poveri bambini, meno male che si consolano con il tennis».

IL PRESENTE DOPO IL CALCIO – «Ho aperto un centro con campi di padel con Prandelli a Cremona e faccio incontri motivazionali e speach con manager nelle multinazionali. Lo sa che mi diverte?».

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