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·13 ottobre 2023

Buon compleanno a… Maurizio Ganz

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Oggi Maurizio Ganz compie 55 anni. Il suo Milan è stato beffato al minuto 87 un gol di Arianna Caruso che ha deciso la sfida dell’ultima giornata di campionato

Oggi Maurizio Ganz compie 55 anni. Il suo Milan è stato beffato al minuto 87 un gol di Arianna Caruso che ha deciso la sfida dell’ultima giornata di campionato. Domani sarà impegnato a Como, per cercare di agganciare in classifica proprio le lariane, in un torneo che finora per le sue ragazze rossonere non ha incontrato mezze misure: due sconfitte, una vittoria, nessun pareggio. Ci sono tre vite nel Maurizio Ganz pubblico. C’è il giocatore che segnava gol pesanti e che ha contribuito a scrivere pagine importanti di Atalanta, Inter e Milan.

Poi c’è quello degli anni post-carriera, che noi di Calcionews24 abbiamo intervistato più volte per farci raccontare qualcosa sull’attualità o sulla sua esperienza da goleador, interviste dedicate soprattutto alle due squadre di Milano oppure pareri sul figlio Simone che prometteva molto e non è riuscito a decollare come si poteva pensare.


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Significativamente, in molti dei nostri incontri, si ringrazia la sia disponibilità, che poi significa piacere di parlare di calcio con competenza e passione, quella che Maurizio ha sempre trasmesso in ogni cosa che ha fatto. Dialoghi istruttivi, nei quali abbiamo avuto modo di imparare alcune cose. Come quando di fronte allo stillicidio di mister del Milan, tutti finiti nel tritacarne durante gli anni ’10 (Allegri, Seedorf, Inzaghi e Mihajlovic), lui ha provato a spostare la lente d’ingrandimento con una formula interrogativa che apriva una riflessione diversa: «Pongo io questa domanda: tutti questi giocatori che sono stati presi, sono realmente da Milan?». Oppure quando, nel decennio ancora precedente, si è detto ammirato dallo stile di colui che all’epoca si poneva come guida tecnica e morale dell’Inter: «Si, Mourinho mi piace molto. Gli va riconosciuto il merito di aver portato nel calcio italiano, e non solo, una ventata di aria nuova. É diretto, non diplomatico, dice le cose come stanno, rimprovera i suoi giocatori quando ne sente il bisogno e affronta tutti a muso duro, con personalità. Il calcio ha bisogno di un personaggio del genere, che è diretto con tutti, che non si nasconde dietro le solite frasi fatte». La comunicazione, ecco. Il terzi Maurizio Ganz è quello di oggi, che c’è da un po’, da quando Paolo Maldini gli ha affidato la responsabilità di allenare il Milan femminile.

E lui si è presentato, per l’appunto, dimostrandosi immune dalle formule di rito, quelle che stanno tra la diplomazia e il vuoto: «Sto toccando il cielo con un dito. Non vedo l’ora di iniziare per portare il Milan più in alto possibile. A me piace il bel gioco, il gioco all’attacco, voglio che la mia squadra abbia un’identità ben precisa e che non si adatti a chi ha di fronte». Da lì in poi è andato oltre, quasi come un innamorato della propria squadra e di un lavoro diverso da tutti quelli fatti in precedenza: «L’esperienza nel Femminile è grandissima, c’è tecnica, tattica, fisicità, ma soprattutto un comportamento incredibile da parte delle mie guerriere. Ho imparato che si può migliorare sempre, ma loro danno sempre il 100%, sono sempre a disposizione senza che io dica nulla. Sanno che è un momento fondamentale del loro percorso, sono grandi non solo le mie ma anche tutte le giocatrici degli altri club».E c’è anche altro. C’è il senso della novità vissuta in prima persona, l’esplorazione di un mondo affascinante, espressa in una bella confessione al Corriere dello Sport: «Nel femminile c’è entusiasmo. La diversità non è tecnica, semmai è nel rapporto che si crea con le giocatrici. Devi imparare in fretta con chi hai a che fare. Devi essere diretto, non puoi mentire. Ho scoperto un mondo incredibile. Negli allenamenti le donne danno il 100%, amo il lavoro sul campo e loro mi vengono dietro, non lesinano fatica, vanno oltre la stanchezza. Le primedonne ci sono, ma se lavorano per il gruppo non è un problema. Alleno le donne come allenavo gli uomini. Tecnica, tattica non cambia niente. A quelli che parlano di due sport diversi dico che non conoscono. Dovrebbero assistere a una settimana di lavoro. C’è meno forza? E’ un calcio più lento? Beh è fantastico, dico io. Il calcio è calcio, uno, universale». Sincero, entusiasta, coinvolgente, come nell’intervista a SportWeek contro i pregiudizi di carattere prettamente sportivo sul calcio che vive adesso: «Quando mi dicono che non è calcio mi fanno imbestialire. Allora non è calcio niente. Non lo è quello dei dilettanti perché non è al livello dei professionisti; non lo è quello giovanile perché non è al livello di quello dei grandi… Con le ragazze svolgo lavoro atletico, tecnico e tattico: certo, forza e velocità sono diverse rispetto agli uomini, ma cosa vuol dire? Io ho visto partite di Serie A maschile che dopo cinque minuti mi hanno fatto spegnere il televisore. Se ne guardi una femminile resti incollato davanti allo schermo, perché le ragazze vanno a tutta fino alla fine».

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