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·8 marzo 2025

Braida, che bordate contro il Milan! ”Club senza identità, mi fa stare male”

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L’ex direttore sportivo del Milan, Ariedo Braida, si è concesso ai taccuini del portale Sofoot per parlare della situazione incerta in cui naviga il club rossonero. Le sue parole non lasciano spazio ad interpretazioni.

Una bordata forte e chiara da un uomo che naviga nel calcio da una vita. E che, una gran parte di questa vita, l’ha dipinta con il rosso e con il nero del Milan. Ariedo Braida, ex ds del Diavolo che fu padrone del mondo, ha pesantemente criticato l’attuale gestione del club. Capitombolato in quella che sembra essere a tutti gli effetti una vera e propria crisi di valori. Impressione confermata dallo stesso classe ’47 ai taccuini del portale Sofoot, dove non sono state di certo risparmiate critiche e malumori.


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Milan, le parole di Braida

“Sono triste: vedere il Milan in questo stato mi fa star male. Questo club è in preda ad una crisi di identità e ad una mancanza di sentimento di appartenenza. Sono stati fatti grossi errori per anni, a tutti i livelli e la conseguenza è che abbiamo un club e una squadra senza identità. L’avevo predetto a inizio stagione che non sarebbe stata una squadra competitiva: il club è troppo instabile, non c’è una direzione chiara, gli allenatori si succedono e la rosa cambia ogni anno. Per essere ambiziosi serve continuità, per esempio lasciando lavorare un allenatore per 2-3 anni, dieci se possibile”.

E i giocatori?

“I giocatori sono responsabili, ma è difficile essere performanti in un club senza identità. Ciò che manca, è una guida, un uomo forte come lo era Berlusconi. Con lui e Galliani c’era una linea direttrice”.

Sull’addio di Maldini e il ruolo di Ibrahimovic:

“Licenziare Paolo è stato un errore grossolano, e cacciarlo in quel modo inscusabile. Maldini è una leggenda che lavorava molto bene e rappresentava al meglio l’istituzione. Ibrahimovic? Non è un punto di riferimento, un uomo forte. Non ha ancora le competenze e l’esperienza per essere un uomo forte, capace di dirigere un club, è solamente un comunicatore”.

Su Leao, Hernandez e Maignan:

“Sono giocatori di talento, ma non sono dei leader in grado di unire la squadra e rilanciarla. E non hanno la costanza e la personalità per essere dei leader. Nessuno oggi lo è al Milan. Cosa farei io? Prenderei 4-5 giocatori italiani, come all’Inter per esempio. Ciò permette di creare una identità, e poi prenderei dei giocatori con carattere e personalità, è la cosa più importante”

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