Inter News 24
·28 maggio 2025
Boninsegna ammette: «Le due finali perse non mi vanno giù, ora ho una speranza per l’Inter di Inzaghi col PSG»

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·28 maggio 2025
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l’ex attaccante dell’Inter, Roberto Boninsegna, si è espresso così sulla finale di Champions League dei nerazzurri contro il PSG, ripensando a quella finale di Coppa dei Campioni persa da lui contro l’Ajax nel 1971/72.
LA FINALE DI COPPA CAMPIONI PERSA CONTRO L’AJAX – «Sono macigni che non vanno mai giù. Ma se penso che l’unico trofeo internazionale che ho vinto, la Coppa Uefa, me lo ha dato la Juve, la principale rivale della mia Inter, mi sembra di essere su Scherzi a Parte… Comunque spero che Simone Inzaghi riesca a rifarsi della beffa di Istanbul, dove avremmo meritato… Insomma vorrei, da tifoso, riprovare l’entusiasmo di Madrid 2010: quando l’Inter ha conquistato il trofeo ho gioito come se fossi in campo».
PSG ALLA PORTATA DELL’INTER? – «Vedo un match equilibrato. Poi ci sono i fattori estranei ai valori tecnici, tipo la buona sorte, appunto. O l’ambiente. La sera dell’Ajax noi ci ritrovammo nella bolgia dello stadio di Rotterdam occupato quasi totalmente dai tifosi venuti da Amsterdam. Inoltre, pronti-via Invernizzi, il nostro mister, fu costretto a modificare la formazione a causa dell’infortunio di Giubertoni, difensore centrale che faceva coppia con Burgnich. In panchina avevamo di scorta solo una punta, Pellizzaro, e un centrocampista, Bertini, che infatti entrò mentre un giovanissimo Oriali dovette fare il marcatore fisso proprio su Cruijff. Bisogna dire ai giovani lettori due cose sul nostro insuccesso del 1972. La prima è che l’Ajax era piena dei giocatori che a livello individuale e collettivo si sarebbero rivelati in tutta la loro forza al Mondiale 1974. Quell’Ajax non era più la squadra inesperta che prese quattro gol dal Milan nella finale del 1969. Aveva vinto la Coppa dei Campioni del 1971 e avrebbe vinto pure il trofeo del 1973; la seconda è che all’epoca le squadre in lizza erano 32, distribuite in un tabellone tennistico. Per arrivare in fondo non dovevi fare tanta fatica: tra i sedicesimi e la finale c’erano da eliminare solo quattro avversarie. Erano comunque tutte vincitrici del loro campionato, perciò il livello era alto».
IO PROTAGONISTA NEL DOPPIO CONFRONTO AGLI OTTAVI CONTRO IL BORUSSIA MÖNCHENGLADBACH – «La famosa lattina… Beh, che si trattasse di una lattina di coca-cola lo venni a sapere dopo, da Mazzola. Però confermo una volta di più che un oggetto pesante mi colpì alla nuca, facendomi perdere i sensi. Brutta botta».
IO PRESO ALLE SPALLE, IMPOSSIBILE SCANSARSI – «Stavo rimettendo il pallone dal fallo laterale, lo stadio era piccolo, avevamo il pubblico a un metro e mezzo: per il lanciatore non fu difficile centrarmi con forza».