Biraghi si racconta: «Torino? Per Vanoli e i tifosi sono tutte finali. Vi racconto il mio idolo Mihajlovic. Futuro? Ecco cosa ne penso» | OneFootball

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·11 aprile 2025

Biraghi si racconta: «Torino? Per Vanoli e i tifosi sono tutte finali. Vi racconto il mio idolo Mihajlovic. Futuro? Ecco cosa ne penso»

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Cristiano Biraghi si racconta, dal passato con Inter e Fiorentina al presente col Torino, l’idolo Mihajlovic e i retroscena ed il futuro in granata e non solo

Ci ha impiegato una manciata di partite, non di più, Cristiano Biraghi per diventare un punto di riferimento del Torino di Paolo Vanoli. E pensare, che il suo approdo all’ombra della Mole era stato dei più rocamboleschi: subito autogol – con conseguenziale sconfitta – nella trasferta contro il Bologna. Da quel momento per l’ex Inter e Fiorentina ha dato il via ad un percorso di ripresa e risalita, fino a ritagliarsi un ruolo di primaria importanza nella formazione (e nello spogliatoio) guidato da Paolo Vanoli.

Cadere e poi rialzarsi, un mantra che l’ha accompagnato in tutta la sua carriera, come raccontato stamane per le colonne di Tuttosport. Ecco qui riportati alcuni estratti salienti dell’intervista rilasciata dal numero 34 granata stamane. Le dichiarazioni di Biraghi:


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BIRAGHI NUOVO LEADER DEL TORO – «Diciamo che ho la consapevolezza, senza voler apparire presuntuoso, di essere uno che dà sempre il cento per cento e questo aiuta. Però arrivavo da otto anni a Firenze, otto anni che si sono conclusi in maniera inattesa e certo non voluta da me, per cui le prime due settimane a Torino sono state una fase di transizione».

L’ADDIO FIORENTINA – «Se brucia ancora? Non è questione di bruciare e nemmeno sono qui per fare polemica. Anzi, ci tengo a precisare che io conservo un ottimo rapporto con il presidente Commisso, con il direttore Pradé e con Ferrari. È stata una questione tra me e l’allenatore: e l’allenatore ha tutti i diritti di avere le sue idee e portarle avanti. A me è dispiaciuto perché all’inizio della stagione, quando si decise di fare una rivoluzione cambiando il tecnico e una quindicina di giocatori, mi era stato detto che avrei fatto parte anche del nuovo progetto.

Con il passare delle settimane ho capito che non era così e poi negli ultimi due mesi non sono stato più convocato. Ero il capitano, Firenze è la città dove ho comprato casa: insomma, non è stato semplice accettarlo. Per questo dico che inizialmente a Torino ero spaesato, conoscendo pochissime persone e vivendo in albergo senza la famiglia».

TANTI PRESTITI IN CARRIERA – «Non mi ha pesato. Ancora non avevo una famiglia: ora che, oltre a Sara, ci sono Victoria e Carol (le figlie di 8 e 5 anni, n.d.r.) sarebbe tutto un altro discorso. Cominciavo la stagione sapendo quello che mi aspettava e cercando di cogliere il meglio: a Verona ho conosciuto mia moglie, in Spagna ho imparato la lingua, Catania è una città stupenda».

FUTURO A TORINO – «Sono uno che ha bisogno di concentrarsi totalmente su quello che fa. E quindi io adesso penso al campo, alle partite, a questo campionato. Poi è ovvio che con mia moglie affrontiamo le questioni pratiche, tipo le scuole per le bambine. Però dico questo: al Toro sto benissimo e credo che si veda».

MIHAJLOVIC L’IDOLO DI BIRAGHI – «Non ho avuto la fortuna di essere allenato da lui, però l’ho studiato tanto sulle punizioni. Penso che il suo talento fosse naturale e che più di tanto non avesse bisogno di allenar si, però di sicuro a me è servito osservarlo. E poi mi piaceva no il suo carattere, la sua forza, la sua leadership. Era uno da cui c’era sempre qualcosa da imparare».

FINALE DI STAGIONE SENZA OBIETTIVI PER IL TORINO – «Allora, è chiaro che non dobbiamo preoccuparci della salvezza e che l’Europa purtroppo è lontana. Però un gruppo vero si forma anche in queste partite, nelle quali bisogna essere bravi a costruire la mentalità vincente per il futuro. È quello che ci insegna il mister e che ho vissuto nella mia esperienza. Le motivazioni ci devono essere sempre e comunque: sia quelle individuali – chi è in prestito e spera nel riscatto, chi è a fine contratto e spera nel rinnovo, chi è giovane e deve dimostrare di meritare questa maglia -, sia quelle di squadra. E poi lo dobbiamo ai tifosi»

IN CARRIERA TANTI TROFEI MA ANCHE RIMPIANTI – «Io ho perso le ultime quattro finali europee: una con l’Inter e tre con la Fiorentina. È chiaro che dispiace quando arrivi così vicino a un’impresa e non la realizzi. Ma è anche vero che in finale uno vince e uno perde per forza, magari perché sono più bravi gli altri o perché non rendi come speravi. Non ho rimpianti, no».

IL FUTURO DI BIRAGHI DOPO IL RITIRO – «Più allenatore che dirigente, perché mi rendo conto che d’estate a me manca tantissimo il campo. Non so ancora quando accadrà, non penso sarà tra dieci anni: però, chi può dirlo?».

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