Bedin racconta la Grande Inter: «Abbiamo vinto tutto per un motivo, c’era questa differenza. Ricordo la sfida ad Eusebio, su Herrera…» | OneFootball

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·21 maggio 2025

Bedin racconta la Grande Inter: «Abbiamo vinto tutto per un motivo, c’era questa differenza. Ricordo la sfida ad Eusebio, su Herrera…»

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Le parole di Gianfranco Bedin, ex centrocampista della Grande Inter di Helenio Herrera, sui suoi ricordi legati al club nerazzurro

Gianfranco Bedin, ex calciatore centrocampista della Grande Inter, ha parlato a La Gazzetta dello Sport in vista della finale di Champions League contro il PSG.

INTER-BENFICA – «Freschissimi, come se fosse ieri. Mamma mia! Ho giocato tre finali di Coppa dei Campioni, le due contro il Celtic nel 1967 e contro l’Ajax nel 1972 sono andate male, eravamo anche molto stanchi. Ma la vittoria contro il Benfica, quella sera, quella notte, mi ripaga di tutte le amarezze».


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FERMARE EUSEBIO – «Ogni mediano sa che il modo migliore per rubare un pallone è arrivare un attimo prima. E, io, diciamolo, ci sono riuscito, aiutato anche dal campo, San Siro era un lago, mai vista tanta acqua in vita mia. E tante luci. Centomila accendini accesi. Sì, centomila, perché sotto c’erano circa trentamila persone in piedi. E l’Inter ha vinto la seconda Coppa dei Campioni consecutiva, contro Eusebio e non solo. Quel Benfica era uno squadrone».

HERRERA – «Helenio Herrera spesso ci faceva fare del lavoro supplementare. Diceva: “Io vi alleno prima la testa, poi le gambe, dovete diventare più veloci. E tu, Bedin, anche nelle marcature”».

SEGRETO DI QUELL’INTER – «Molti di noi erano poveri, come Jair in Brasile. Qualcuno veniva dalla miseria. Io a San Donà abitavo in una baraccopoli. La chiamavano “Mauthausen”. Quando pioveva entrava l’acqua in casa, io da ragazzo andavo a fare il cottimista nella fabbrica delle carrozzine: più ruote montavo, più soldi portavo a casa. Il calcio era l’unica possibilità di fuga. Io volevo arrivare, sono arrivato. Di corsa e continuo a correre. Mai fermarsi».

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