Bari-Palermo, l’analisi: il piano gara di Longo, la <i>nuova</i> fase offensiva e l’importanza di Falletti | OneFootball

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·13 aprile 2025

Bari-Palermo, l’analisi: il piano gara di Longo, la <i>nuova</i> fase offensiva e l’importanza di Falletti

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Contro il Palermo si è visto un Bari bello e convincente. La squadra biancorossa ha dato continuità al pareggio di Catanzaro superando i rosanero per 2-1 (clicca qui per leggere le nostre pagelle BRUTTE), grazie a una rete firmata quasi allo scadere da Lorenco Simic. Sebbene il gol decisivo sia arrivato nel finale, per tutta la gara gli uomini di Moreno Longo hanno mostrato solidità nella gestione dei momenti, buone qualità nel palleggio e un’efficace organizzazione difensiva.

Fondamentale è stata la prestazione di Cesar Falletti, tornato a brillare come raramente accaduto in questa stagione, risultando prezioso soprattutto in fase di possesso. Di questo – e di tutti gli altri temi della partita – parliamo ne Il Bari a Scacchi, la rubrica che analizza nel dettaglio ogni gara dei biancorossi.


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Copyright: SSC Bari

L’analisi di Bari-Palermo

La fase di non possesso del Bari

Un po’ come già visto contro il Catanzaro, il Bari ha messo da parte il consueto approccio aggressivo uomo contro uomo. La formazione rosanero costruiva l’azione partendo a tre dietro, muovendo quasi sempre la sfera su Magnani: invece di salire in pressing, gli uomini di Longo hanno preferito chiudere con attenzione i canali centrali. Falletti e Lasagna lasciavano sì spazio all’impostazione dal basso, ma al tempo stesso schermavano la linea di passaggio verso il centrocampo, obbligando il Palermo a sviluppare sulle fasce, dove scattava la pressione degli esterni.

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Per cercare di creare qualche difficoltà, il Palermo ha puntato soprattutto sulla mobilità di Brunori e Verre, impiegati di fatto come tuttocampisti. A tratti erano loro a venire incontro per ricevere palla e smuovere le linee biancorosse; in altri momenti, invece, si allargavano per offrire soluzioni laterali, vista la chiusura efficace delle zone centrali. In questo contesto, la retroguardia del Bari ha retto piuttosto bene, fatta eccezione per il cortocircuito che ha portato al gol del pareggio firmato da Pohjanpalo, frutto più che altro di una serie di errori individuali.

Nella ripresa, qualcosa è cambiato. Come spesso accade, il Bari ha concesso un po’ più di campo, permettendo agli avversari di aumentare il possesso e ruotare con maggiore frequenza. In questo scenario, le mezzali sono state coinvolte più attivamente rispetto al primo tempo: il Palermo ha allargato i suoi uomini per costringere i biancorossi ad aprirsi e creare spazi centrali, con Maita e Maggiore che si sono trovati a coprire porzioni maggiori di campo e a fare un certo elastico per andare sui braccetti e poi tornare a coprire in mezzo.

Entrambi hanno dato un contributo importante anche per gestire i movimenti dei trequartisti/esterni rosanero, seguendoli quando rientravano, per evitare che fossero Obaretin o Mantovani a doversi staccare dalla linea e lasciare la propria zona di competenza. Nel complesso, il piano ha funzionato: complice anche la scarsa lucidità del Palermo – spesso impreciso e disordinato – il Bari ha concesso davvero poco anche in un secondo tempo nel quale la sfera è stata di più fra i piedi degli avversari.

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La fase di possesso del Bari contro il Palermo

E in fase di possesso, invece, come si è comportato il Bari? Il Palermo, in linea generale, adottava un atteggiamento simile a quello dei biancorossi: pressing non troppo alto e chiusura della zona centrale per limitare le linee di passaggio. Per ovviare a questo tipo di blocco, i galletti hanno messo in atto tre strategie principali. La prima – come spesso accade – è stata la ricerca immediata della profondità, sia attraverso lanci lunghi che tramite giocate rapide in verticale, con l’obiettivo di arrivare in zona offensiva nel minor tempo possibile.

La seconda soluzione è stata il sovraccarico del lato sinistro del campo, soprattutto nelle fasi iniziali del match. Il Bari ha portato numerosi uomini in quella zona per creare superiorità e avere più opzioni di passaggio. Come si può notare anche dall’immagine sottostante, erano coinvolti diversi giocatori, compresi i difensori: Obaretin si alzava spesso, mentre Dorval a volte era dentro al campo e a volte restava molto alto sulla fascia. Infine, soprattutto nel primo tempo, si è vista una terza via: un possesso più paziente del solito, meno verticale e più ragionato. Di questo, però, parleremo nel prossimo paragrafo, dato che il discorso si intreccia strettamente con la prestazione di Falletti.

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In questa immagine si vede chiaramente il tentativo operato dal Bari per occupare la zona sinistra del campo

L’importanza di Falletti

Se il Bari ha funzionato bene in fase di costruzione, i motivi sono molteplici. Innanzitutto va detto che la pressione rosanero non è sempre risultata efficace: il centrocampo ha filtrato poco, facilitando così lo sviluppo della manovra biancorossa. Quando poi i siciliani hanno provato ad alzare il pressing, si sono aperti spazi che gli uomini di Longo hanno saputo attaccare con intelligenza. È anche per questo che, soprattutto nella seconda parte del primo tempo, il Palermo è stato costretto ad abbassarsi, lasciando l’iniziativa ai pugliesi.

La formazione biancorossa, dal canto suo, ha cercato di occupare con continuità le zone centrali del campo. In questo senso, la presenza di Falletti è stata determinante per vari motivi: in primis per la sua qualità nel palleggio, che ha permesso al Bari di consolidare il possesso e avanzare con combinazioni rapide e pulite. Diverse volte la squadra è riuscita a portarsi al limite dell’area con una fitta rete di passaggi di prima, salvo poi peccare, ancora una volta, di poca precisione nell’ultima scelta. In altri frangenti si è preferito sviluppare sulle corsie esterne per cercare il cross, portando tanti uomini in area: anche in questo caso, però, l’esecuzione non è sempre stata all’altezza della costruzione.

In secondo luogo, venendo dentro al campo Falletti ha contribuito a creare situazioni di superiorità numerica nella zona nevralgica del campo, come mostrato nell’immagine sottostante. Maita (non inquadrato) si era alzato sulla destra, attirando fuori posizione Ranocchia, e lasciando così Gomes nella difficile situazione di dover coprire due uomini contemporaneamente.

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Inoltre, la sua presenza ha permesso al Bari di occupare con costanza lo spazio alle spalle del centrocampo del Palermo. Come si vede nelle immagini, nel primo tempo i biancorossi hanno spesso ricercato una sorta di 3-2-2-3 (non tanto come modulo rigido, quanto come assetto che serve per focalizzarsi sui movimenti della mediana), con due centrocampisti che si alzavano in zona trequarti e gli esterni larghi o vicini alla punta. Questo assetto ha permesso di costruire più linee di passaggio centrali, attaccare sia con trame palla a terra sia con tentativi di verticalizzare alle spalle della difesa, e allo stesso tempo ha consentito di arrivare sugli esterni con meno pressione per poi crossare.

Tanto nella gestione del possesso quanto sul piano tattico e qualitativo, il contributo di Falletti è stato evidente. Se si confronta questo match con altre partite del recente periodo in cui il Bari ha giocato peggio (vedasi Salernitana e Sampdoria), infatti, il vantaggio principale è stato soprattutto quello di avere distanze più corte fra i reparti e di ricorrere meno ai lanci lunghi come unica soluzione. Si è rivisto piuttosto quell’atteggiamento tipico di inizio stagione, in cui anche la verticalità era molto più ragionata e funzionale.

I limiti da correggere

C’è però un limite che sottende a tutto questo: i troppi errori negli ultimi trenta metri. Fino a ridosso dell’area il Bari ha manovrato bene, ma nella zona decisiva è spesso mancata lucidità. Anche nel secondo tempo, infatti, ci sono state diverse occasioni per chiudere il match: il Palermo ha infatti lasciato spazio per ripartire in contropiede. L’occasione fallita da Lasagna – fischiato al momento della sostituzione – è solo l’apice di una serie di situazioni mal sfruttate.

Un vero peccato, perché con un pizzico di precisione in più il Bari avrebbe potuto mettere in ghiaccio la partita con maggiore tranquillità. Difficile dire, a questo punto della stagione, quanti margini di miglioramento vi siano. Ma chissà, da qui alla fine, cosa potrà ancora accadere…

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