Bari-Mantova, l’analisi: il piano tattico di Longo, il primo tempo di Falletti, le mosse e il calo nella ripresa | OneFootball

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·16 settembre 2024

Bari-Mantova, l’analisi: il piano tattico di Longo, il primo tempo di Falletti, le mosse e il calo nella ripresa

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La quinta è quella buona per i biancorossi di Moreno Longo. Dopo due sconfitte brucianti e altrettanti pareggi carichi di rimpianti, il Bari ha conquistato i primi tre punti stagionali nel match del San Nicola contro il Mantova valido per la quinta giornata del campionato di Serie B. A decidere la gara un gol per tempo: il primo realizzato sugli sviluppi di calcio d’angolo da Nunzio Lella e il secondo, sempre da calcio piazzato, ad opera di Valerio Mantovani.

Per il Bari quella contro il Mantova è stata una vittoria importante su più livelli: quello meramente numerico, perché consente alla squadra di muovere la classifica; ed anche quello emotivo, perché dopo settimane cariche di nervosismo e tensione una vittoria – riprendendo le parole di Moreno Longo – serviva come l’ossigeno.


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Tutto ciò che ci ha detto Bari-Mantova cercheremo di sviscerarlo ne il Bari a Scacchi, la rubrica di analisi successiva ad ogni gara dei biancorossi. Per l’incrocio tra Moreno Longo e Davide Possanzini ci siamo soffermati sulle scelte del primo in relazione alle caratteristiche della squadra avversaria, sul primo tempo di Cesar Falletti e sulle difficoltà del Bari nella prima metà del secondo tempo.

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L’analisi di Bari-Mantova

La strategia del Bari

Per mettere un po’ di sabbia negli ingranaggi del Mantova, Moreno Longo ha scelto un centrocampo dinamico e muscolare. Benali, Lella e Maita, in base alle rotazioni del Mantova in prima costruzione, aggredivano i centrocampisti avversari limitandone (o quantomeno disturbandone) la partecipazione alla manovra. L’alternativa per gli ospiti era quella di sollecitare il portiere Marco Festa e i due centrali, una dinamica che il Bari consentiva orientandosi a uomo sugli altri giocatori di movimento.

La strategia approntata da Longo era quella di creare densità nella zona centrale del campo per limitare i rifornimenti ad Aramu e Galuppini, che agivano nei mezzi spazi seguiti rispettivamente da Pucino (o in alternativa da Benali) e Mantovani. Galuppini, che spesso si abbassava sulla propria trequarti pur di ricevere palla, è stato evanescente, mentre Aramu si è distinto solo per una bella imbucata verso Mensah ad inizio ripresa.

La pressione sulla costruzione del Mantova ha prodotto un paio di recuperi sulla trequarti avversaria che non sono stati sfruttati a dovere, soprattutto a causa della scarsa lucidità di Lasagna. L’ex Verona ha disputato una gara sulla falsariga delle precedenti: tanto lavoro sporco, decine di allunghi per sfiancare le difese, ma altrettanti errori commessi nel rifinire o finalizzare le azioni. Valutare le sue prestazioni è sempre un esercizio spinoso, ma nel match di sabato le mancanze negli ultimi metri hanno avuto un peso sicuramente maggiore rispetto al buon lavoro fatto lontano dall’area di rigore.

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Il primo tempo di Falletti

Chi invece ha disputato 45 minuti di alto livello è stato, ancora una volta, Cesar Falletti. Il numero 19 è stato impiegato a ridosso di Lasagna, in quella zona di campo in cui galleggia senza offrire riferimenti agli avversari. In un’intervista rilasciata ai nostri microfoni pochi giorni fa, il suo ex allenatore Roberto Breda ci ha svelato che Falletti, nonostante abbia le qualità per interpretare diversi ruoli, preferisce muoversi sulla trequarti senza essere ancorato ad una posizione. Longo ha assecondato i desideri del ragazzo, cucendogli attorno una rete di giocatori in grado di fornirgli più linee di passaggio possibili. Un discorso simile lo aveva fatto nella conferenza pre-partita, quando proprio rispondendo a una nostra domanda l’ex Toro aveva parlato della sua posizione.

Il peso di Falletti nel Bari lo si nota dalla qualità con cui controlla il pallone e dalla rapidità con cui lo trasmette ai compagni. Lasagna, Maita, Lella, Oliveri e Dorval sono tutti calciatori che tendono a toccare il pallone due/tre volte più del necessario prima di passarlo, mentre Falletti riconosce immediatamente la traccia giusta e la copre senza esitare.

Nel secondo tempo, con il Bari schiacciato nella propria metà campo, il livello della sua performance è calato, complice anche una condizione fisica ancora precaria. Il prossimo step sarà affiancargli Sibilli in una convivenza suggestiva ma non immediata come si può pensare. Falletti, difatti, ha coperto le zolle solitamente occupate da Sibilli, con un’interpretazione dei compiti similare a quella del numero 20. L’obbiettivo di Moreno Longo dovrà essere quello di affiancarli senza che la presenza di uno sacrifichi il potenziale dell’altro.

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Cosa è cambiato nel secondo tempo?

Mentre nel primo tempo il Bari ha concesso solo qualche isolamento di troppo all’interessantissimo classe 2003 Fiori, nella ripresa, almeno per i primi 25 minuti, la musica è cambiata. Il calo d’intensità e il conseguente abbassamento del baricentro hanno costretto il Bari a lunghe fasi di difesa posizionale che hanno messo a nudo alcuni dei problemi di questa squadra. Quando si raggomitola nella propria metà campo il Bari fatica a portare la giusta pressioni agli avversari e tende a concedere diverse occasioni. 9 dei 13 tiri totali effettuati dal Mantova sono arrivato tra il 51’ e il 72’, la fase di gioco in cui il Bari faticava a risalire il campo e ad allentare il forcing avversario.

L’uscita di Falletti ha poi privato il Bari dell’unico elemento (assieme a Benali) in grado di gestire il pallone con razionalità. Sgarbi, entrato al suo posto, ha provato a mettersi in luce per farlo, ma non è ancora a proprio agio nel gravitare in zone centrali e nel districarsi in spazi congestionati. Anche l’uscita di Vicari, in quanto ammonito, ha avuto il suo effetto, con Mantovani che si è ben disimpegnato da centrale della difesa a 3 affiancato da Pucino e Obaretin.

Complessivamente la gara del Bari è stata positiva, soprattutto per la capacità di eseguire il piano tattico ben congegnato dallo staff tecnico. I margini di miglioramento sono ancora ampi, ma questa prestazione, dopo diverse prove sconfortanti, può rappresentare un buon punto di partenza.

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