🧨 Balo a 360º: "Sono da Nazionale. Leão come CR7! La maglia col Barça..." | OneFootball

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Marco Alessandri·25 aprile 2023

🧨 Balo a 360º: "Sono da Nazionale. Leão come CR7! La maglia col Barça..."

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Mario Balotelli torna a far parlare di sé. Il classe ’90, oggi in forza agli svizzeri del Sion, è stato ospite del podcast di Fedez, Muschio Selvaggio. Una lunga chiacchierata, in cui Balotelli ha affrontato tantissimi temi legati al proprio passato e a una carriera che lo ha portato sulle prime pagine di tutto il mondo, salvo poi vederlo uscire dal calcio che conta con forse troppo anticipo.

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L’ex enfant prodige ha regalato alcuni spunti degni di nota, a cominciare proprio dal rapporto tribolato con i nerazzurri: “Quando sono arrivato in prima squadra c’erano giocatori fortissimi. Materazzi mi ha preso sotto la sua ala, anche se abbiamo avuto alti e bassi. Non siamo mai arrivati alle mani, ma dopo il Barcellona mi ha rincorso negli spogliatoi e abbiamo avuto un bel confronto”.


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Ecco, il doppio match contro i blaugrana. Mario ha svelato i motivi del suo gesto tanto contestato, quando al termine dell’andata gettò la maglia dell’Inter a terra: “Ero entrato bene, poi sbaglio due o tre palloni e mi sommergono di fischi. Ci sono rimasto malissimo, io amavo l’Inter con tutto il cuore. La mia non è stata una reazione per dire ‘Mi fa schifo’, è stata solamente frustrazione. Ero giovane e non capivo, poi ora posso dire che probabilmente fosse lo stress della partita e la voglia di arrivare in finale”.

Come detto, non un rapporto facilissimo quello tra Balotelli e l’allora club di Massimo Moratti: “Ma io all’Inter devo tantissimo. L’ho amata e la amo tuttora, le devo tutta la mia carriera. Mourinho? Ci parliamo ancora, ha un carattere difficile e pure io. A volte andavamo allo scontro, ma come padre e figlio. Una volta partiamo da Appiano Gentile per andare a Catania, quando nel pulman abbiamo un diverbio. Sono sceso e me ne sono andato, poi abbiamo perso 3 a 1…”.

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Tra gli episodi più ricordati dell’esperienza in nerazzurro dell’attaccante, il calcione ricevuto da Totti in finale di Coppa Italia nel 2010: “Non ce l’aveva con me, ma con il mister che non lo aveva messo in campo. Era nervoso. Io lo rispetto tantissimo, poi abbiamo anche parlato e gli ho chiesto perché mi avesse tirato un calcio. La risposta? Scherzosa, mi disse che non mi aveva neanche preso bene!”.

Dopo Coppa Italia e campionato, arrivò anche la Champions League: “Non ci credevo molto, era una cosa troppo grande per me vincere tutto in un anno. L’ho vissuta come un sogno. La forza è stata il gruppo, guidato da Mou che tirava fuori il meglio di te. A volte ti faceva arrabbiare, tu entravi per spaccare tutto, giocavi bene ed era quello che voleva lui”.

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Con l’addio ai nerazzurri, si apre la parentesi inglese con il City (“Mi amavano e io li amavo, mi sono trovato benissimo”), prima del grande amore della vita calcistica di Mario, il Milan: “Un ambiente stupendo, ho sempre avuto un bel rapporto con Berlusconi e Galliani”.

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Il passaggio ai rossoneri è stato a rischio, come confermato dallo stesso Balotelli: “Dovevo andare alla Juve. Dopo il City, ho avuto un appuntamento con Marotta, Nedved e Conte. Abbiamo parlato e c’era l’offerta. Al ritorno da Torino, Raiola chiamò Galliani, che ci fece un’altra proposta. Per me la scelta è stata facile, ma sicuramente se fossi andato alla Juve avrei avuto un’altrettanto grande carriera”.

Si è parlato anche di rimorsi e di Italia: “Mi sento ancora una giocatore da Nazionale. Avrei potuto fare di più, tornando indietro cambierei qualcosa. Mi fa star male, ma sono felice per quello che ho raggiunto. Se senti la Nazionale come la sento io, ciò che la gente dice non conta. È un’emozione troppo grande rappresentare il tuo Paese”.

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In chiusura, qualche “chicca” Balotelli l’ha regalata anche sui giocatori affrontati e sui futuri fenomeni: “Il più forte difensore contro cui mi sia mai scontrato? Thiago Silva. Ma il più difficile, anche se non ci ho mai giocato contro, era Materazzi. Psicologicamente ti mandava al manicomio e difensivamente era un fenomeno. Oggi il più forte è ancora Messi, ma il futuro è di Mbappé e Håland. Possono essere quello che Leo e Cristiano Ronaldo sono stati per anni. E dico anche Leão e Osimhen: questi quattro possono fare la storia del calcio”.