Atalanta e Fiorentina, l’Italia in Europa: altro che big, ecco il segreto | OneFootball

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·12 maggio 2024

Atalanta e Fiorentina, l’Italia in Europa: altro che big, ecco il segreto

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Le imprese della Dea e dei Viola nell’aver centrato rispettivamente l’ultimo atto di Europa League e Conference League hanno dato lustro al calcio italiano e confermato la bontà dei progetti tecnici di Atalanta e Fiorentina.

Il segnale era stato forse già dato nella passata stagione, quando la Serie A riuscì a piazzare tre squadre nelle finali delle tre competizioni europee. L’Inter in Champions League, la Roma in Europa League e la Fiorentina in Conference League. Per sfortuna e per merito degli avversari l’epilogo fu amaro e negativo e con nessuna Coppa portata a casa, ma il risultato sportivo rimase in ogni caso e con un merito da considerare e da notare.


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Proprio per il percorso svolto nell’annata precedente, le attese e le aspettative per la stagione 2024/2025 per il calcio italiano erano piuttosto buone in tutte e tre le principali competizioni, ovviamente con dei distinguo da fare e che si sono palesati durante l’annata. Per vari motivi la Serie A non è più da tempo davvero competitiva per la Champions League per inferiorità tecnica, atletica, di proposta di gioco e non ultima di potenza di fuoco finanziaria rispetto alle corazzate europee.

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(Photo by Isabella Bonotto, Gettyimages) calcioinpillole.com

La finale dell’Inter dello scorso anno fu una grande impresa della squadra nerazzurra, da non definire assolutamente casuale ma sicuramente fortunata da un sorteggio che soprattutto nella fase ad eliminazione diretta mise di fronte alla formazione di Inzaghi avversari di pari livello ma non superiori, fino all’ultimo atto perso di misura con il Manchester City. Proprio dalla Champions l’Italia quest’anno ha raccolto poco e nulla. I nerazzurri sono usciti agli ottavi di finale contro l’Atletico Madrid palesando una rosa non all’altezza (nella sua totalità) per la competizione. Così come la Lazio che si è fatta spazzare via dal Bayern e un Napoli in disarmo eliminato senza nemmeno troppo lottare dal Barcellona. Discorso leggermente più complesso per il Milan: i rossoneri sono usciti nella fase a gironi in un gruppo però complicatissimo e che presentava il PSG, il Borussia Dortmund (poi finalista) e il Newcastle.

Il percorso in Europa e in crescendo della Dea

Il raccolto magro prodotto dalla Coppa dalla Grandi Orecchie è stato bilanciato dal percorso fatto in Europa League e Conference League, che tra qualche settimana potrebbero dipingersi di tricolore. Il viaggio dell’Atalanta nella seconda competizione europea per importanza è stato un continuo crescendo in consapevolezza. Una fase a gironi gestita con tranquillità e anche piuttosto facilmente chiusa con un primo posto.

Poi agli ottavi di finale la squadra di Gasperini ha davvero iniziato a carburare, mettendo a frutto quelle caratteristiche di identità tattica, di idea di gioco e di espressione del talento individuale che hanno reso La Dea una realtà consolidata del nostro campionato. Agli ottavi di finale il doppio confronto con lo Sporting Lisbona (squadra già affrontata e battuta nella fase a gironi e che per inciso ha dominato il campionato portoghese) è stato un bel biglietto da visita per costrire la narrazione di un’Atalanta come possibile outsider del torneo.

Una narrazione diventata reale nei quarti di finale con il Liverpool. Un pronostico totalmente sbilancato dalla parte dei Reds, che l’Atalanta ribalta con una prova sontuosa per gioco, sacrificio e coraggio ad Anfield, annichilendo per 0-3 i Reds a casa loro grazie alla doppietta di Gianluca Scamacca e al sigillo di Mario Pasalic. Un risulato rotondissimo che funge da assicurazione per l’ininfluente KO per 1-0 al ritorno a Bergamo. La semifinale gestita quasi in modo serafico con l’Olympique Marsiglia sembra un flusso scontato degli eventi, dopo la carica mentale che l’Atalanta ha ricevuto dall’ever eliminato la squadra inglese. 1-1 nell’ostico campo del Velodrome e 3-0 senza appello nel ritorno di giovedì sera e che è valso la prima storica finale europea per La Dea, il prossimo 22 maggio a Dublino contro il Bayer Leverkusen.

Il conto in sospeso della Fiorentina

Che nelle sue prime tre edizioni la Conference League abbia avuto tre finaliste italiane non è un caso. Nulla da sminuire alla nuova competizione nata nella stagione 2021/2022, ma un torneo che raggruppa le migliori settime d’Europa poteva sicuramente essere buon terreno da caccia per il livello medio della Serie A, sicuramente superiore a gran parte delle contender presenti. Così è stato fin da subito con la Roma che nella finale col Feyenoord si è aggiudicata la prima edizione, poi la storia per ora amara tra la Conference e la Fiorentina con i Viola che quest’anno hanno la possibilità di vendicare la beffarda finale persa nel 2023 contro il West Ham all’ultimo secondo dei supplementari.

Il percorso della Fiorentina nella Conference League 2023/2024 è stato piuttosto coerente con quello che sono tutte le contraddizioni insite nella squadra allenata da Vincenzo Italiano. Una formazione che esprime un ottimo calcio, che ha in rosa alcuni giocatori sopra livello ma che ha una tendenza ha complicarsi le cose da sola a causa di un atteggiamento difensivo alle volte davvero difficile da credere.

Così fin dal playoff d’accesso giocato ad agosto contro il Rapid Vienna. La Fiorentina perde 1-0 all’andata in Austria e deve aspettare il rigore al 90′ di Nico Gonzalez per approdare alla fase a gironi. Una fase a gruppi che parte malissimo (doppio pari col Genk e il Ferencvaros), prima poi di rimettere le cose apposto con tre vittorie nelle successive tre giornate tra cui due contro i modestissimi serbi del Cukaricki.

É primo posto e sono ottavi di finale contro il Maccabi Haifa. Un 3-4 assurdo nella gara in trasferta e risolta solo al 95′ da Barak, in una partita dove la Fiorentina mostra il meglio di sè come potenziale offensivo e il peggio con tre gol concessi ad una squadra infinitamente inferiore e che strappa pure un pari al ritorno al Franchi. Quarti facili col Viktoria Plzen? No, 0-0 scialbissimo e senza occasioni in Repubblica Ceca e necessità dei supplementari al ritorno a Firenze con avversari in dieci per oltre mezzora prima del 2-0 di Nico Gonzalez e Biraghi. La squadra di Italiano si complica tutto il possibile anche nella doppia sfida di semifinale contro il Club Brugge, subendo il gol del momentaneo 2-2 in contropiede e in superiorità numerica e vincendo solo allo scadere con la zampata del redivivo Nzola e rischiando tantissimo mercoledì scorso in Belgio, facendosi rimontare e strappando la finale a sette dalla fine con il rigore di Beltran.

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(Photo by Dean Mouhtaropoulos, Gettyimages) calcioinpillole.com

Il punto in comune tra l’Atalanta e la Fiorentina

Tra difficoltà e tentativi di autosabotaggio la Fiorentina ha centrato nuovamente l’ultimo atto della Conference League, dove il 29 maggio ad Atene sfiderà l’Olympiakos (che ha eliminato i favoriti dell’Aston Villa in semifinale), sperando di aver fatto tesoro dell’esperienza dello scorso anno. Atalanta e Fiorentina sono ad un passo da due trionfi storici e che varebbero molto anche per il calcio italiano.

L’eventuale Europa League dell’Atalanta per altro conquistata contro quel Bayer Leverkusen che sta annichilendo ogni possibile record d’imbattibilità avrebbe un peso enorme, e può essere ottenuto tramite la forza di un progetto che è andato a migliorarsi anno dopo anno per risultati sportivi e capacità finanziaria e che a Dublino potrebbe trovare il suo compimento per efficacia del gioco, organizzazione collettiva data dalla straordinaria impronta di Gasperini e forza societaria.

Così come la Fiorentina, che nel triennio di Vincenzo Italiano si è modellata come squadra dall’anima molto offensiva, con difetti da limare ma che ha costruito un gruppo secondo esigenze tecniche e tattiche precise e ha seguito uno spartito coerente e condiviso con tutte le anime della società Viola, che non ha mai abbandonato il proprio tecnico anche nei momenti più difficili. Basterà? Tra qualche settimana sapremo se il seme darà i frutti, ma la strada tracciata in Europa da Atalanta e Fiorentina e dove si può pensare di camminare nel modo migliore.

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