Calcio e Finanza
·18 luglio 2025
Arabia Saudita, inizia una nuova era: vicina la prima acquisizione straniera di un club saudita

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·18 luglio 2025
Lo sviluppo del calcio in Arabia Saudita va avanti. In attesa di vedere gli ulteriori movimenti di mercato dei club, fra cui va iscritto anche il neopromosso Neom (che prende il nome dell’avveniristica città che è in costruzione in mezzo al deserto), la Saudi Pro League, il massimo campionato saudita, apre le porte agli investitori stranieri.
Come riporta il quotidiano britannico The Athletic, si tratta di un passo ulteriore per un calcio locale che fin qui si è basato sulla grande potenza economica di PIF, fondo governativo, che detiene il 75% delle quattro maggiori società: Al Nassr, Al Hilal, Al Ittihad (campioni in carica) e Al Ahli, che la scorsa stagione ha vinto la Champions League asiatica. Inoltre, PIF, va ricordato, ha il controllo della maggioranza del Newcastle, che in questa stagione tornerà a giocare la Champions League per il secondo anno negli ultimi tre.
Ma oltre alle quattro grandi che abbiamo citato, nella Saudi Pro League sono diversi i club privatizzati nel corso dell’ultimo periodo, ma comunque da aziende che sono sostenute dal governo saudita. Si va dall’Al Qadisiya, acquisita dal colosso petrolifero Aramco e che ha appena sborsato circa 70 milioni per prelevare Mateo Retegui dall’Atalanta. In questo elenco c’è il Neom, con la città che ha acquisito l’Al Suqoor ribattezzandolo. Infine, la Diriyah Gate Development Authority ha preso il controllo di Al Diriyah e la Royal Commission for Al Ula ha investito nel club omonimo.
Fino al 2023, l’intera lega era di proprietà del Ministero dello Sport, con pochi club che beneficiavano di mecenati facoltosi, ma ora si è pronti a cambiare registro aprendo le porte al mondo degli investitori stranieri, così da rendere il livello della Saudi Pro League sempre più alto, sfruttando anche le conoscenze di tecnici e dirigenti europei.
Un primo accordo con una società straniera, da quanto filtra, è ormai a buon punto così da vedere l’ingresso di una realtà straniera come proprietaria di un club saudita. Una seconda ondata di privatizzazione, sempre però legata al governo saudita, è iniziata lo scorso anno quando sei club sono stati messi in vendita dal Ministero dello Sport: Al Okhdood, Al Orobah e Al Kholood dalla SPL, e Al Zulfi, Al Nahda e Al Ansar dalle serie inferiori, con l’obiettivo di aumentare la competitività e la profondità del calcio saudita.
Inoltre, da quanto filtra, la Saudi Pro League vuole in primis far crescere la proprio competitività interna, senza doversi appiattire verso i quattro club controllati da PIF che negli ultimi anni si sono sempre giocati le posizioni di vertice, soprattuto le prime che consentono di accedere direttamente alla AFC Champions League. Infatti, le quattro società controllate dal fondo governativo hanno ricevuto circa, 1,15 miliardi di euro per l’acquisto di calciatori provenienti dall’estero.
Ma la passione per il calcio non deve trascendere sull’obiettivo finanziario: i soggetti economici che hanno investito, o lo faranno in futuro, hanno come obiettivo quello di poter guadagnare da queste acquisizioni in un futuro prossimo, anche se non si lavora con una scadenza prefissata, come si poteva pensare dopo l’assegnazione dei Mondiali 2034, assegnando a quella data la dismissione dei grandi soggetti economico-finanziari governativi presenti attualmente nella Saudi Pro League.
Ma prima va creato un modello sostenibile, e proprio in questa ottica va letto la candidatura, poi diventata decisiva, a ospitare i Mondiali 2034. Infatti, la rassegna iridata FIFA permetterà al Paese di poter sviluppare con un obiettivo chiaro e nemmeno troppo lontano sulle infrastrutture così da creare un surplus a livello di valore.
Inoltre, servono persone capaci per lo sviluppo di un’intera lega. Proprio per questo, nei mesi scorsi, è stato nominato direttore tecnico della Saudi Pro League, Michael Emenalo, ex dirigente di Chelsea e Monaco. Emenalo e il suo team fungono da punto di riferimento per tutta la lega: con il centro per l’acquisizione dei giocatori (PACE), forniscono supporto allo scouting e un servizio di accoglienza per i nuovi acquisti, colmando le lacune organizzative di molti club.
Un altro passo fondamentale è stato l’affidamento ufficiale della supervisione finanziaria dei club alla SPL. Il Ministero dello Sport ha trasferito il potere dal comitato di sostenibilità finanziaria a un nuovo organismo interno alla lega. Questo organo decisionale include rappresentanti del Ministero, della Federazione saudita, della lega stessa e membri indipendenti, con l’obiettivo di migliorare la governance finanziaria, semplificare le normative e rafforzare la disciplina istituzionale.
I club sono incentivati a rafforzare le proprie strutture interne. Infatti, è stato introdotto una sorta di programma e, in base a quanto i club investono in ambiti come commercio, infrastrutture e comunità, ricevono maggiori fondi di supporto. Questi indicatori influiscono anche sulle decisioni di privatizzazione.
Inoltre, non si esclude a priori che i grandi soggetti privati sauditi non intendano in futuro allargarsi al resto del calcio europeo andando a creare un modello di multiproprietà, partendo dall’Arabia Saudita. Il fondo PIF, come detto controlla anche la maggioranza del Newcastle, ma rimane l’unico soggetto ad avere almeno un altro club dopo averne uno in Arabia, anche se in realtà in Medio Oriente sono quattro le società controllate.