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·23 novembre 2022
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L’aspetto più lampante e discusso riguardo il Qatar è la distanza totale del Paese da qualsivoglia cultura calcistica.
Aspetto sospettato e criticato nel corso degli ultimi mesi e confermato durante la partita inaugurale contro l’Ecuador: tifosi sugli spalti con la maglietta della Nazionale ma palesemente non autoctoni, spalti mezzi vuoti e 9 giocatori degli 11 titolari schierati dall’allenatore Felix Sanchez (spagnolo) naturalizzati qatarioti.
Questione che agli occhi del mondo appare ai limiti del grottesco e che ha avuto, oltretutto, un fortissimo impatto economico in termini di costi per l’organizzazione del Mondiale.
Il fatto che il gioco non sia particolarmente diffuso, seguito e praticato sul territorio comportava, al momento dell’assegnazione del torneo nel 2010, la totale assenza di stadi e la presenza, molto scarsa, di un numero di impianti peraltro inadeguati, per qualità e caratteristiche, ad un evento del genere.
Una mancanza pesantissima per un Paese che intenda ospitare un Mondiale e che ha indotto il Governo locale ad investire circa 9 miliardi di euro per costruire e riqualificare 8 stadi nazionali. Nello specifico:
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Ora, alla luce del mancato seguito di questo sport in Qatar, la domanda che sorge spontanea è cosa se ne farà un popolo avvezzo ad altri interessi di un numero così cospicuo di stadi.
Quesito che si tara anche sull’ammontare dell’investimento monstre di cui l’emiro Āl Thānī si è fatto carico e che, per certo, non vorrà circoscrivere ad un mese di torneo.
Uno dei pochi pregi che anche i detrattori più accaniti contro lo Stato del Golfo Persico hanno riconosciuto al Qatar riguarda la sostenibilità adottata nella costruzione degli stadi.
Grazie ad una visione ed una progettualità assolutamente lungimirante e conscia degli usi e dei costumi del proprio popolo. Senza volersi elevare a nuova patria del calcio e ammettendo come, terminato il Mondiale, l’interesse verso questo sport tornerà alla freddezza di prima.
Durante i lavori per gli impianti, infatti, ognuno di essi è stato pensato per essere multitasking e destinabile ad altre utilità, se non addirittura smontabile.
Fatma Al Nuaimi, direttore esecutivo delle comunicazioni del comitato organizzatore, ha infatti spiegato la nuova vita degli impianti, rilasciando queste parole a Times of India: “Stiamo facendo tutto in consultazione con le comunità. Stiamo ascoltando le loro richieste: più scuole, servizi sanitari e medici, più parchi per praticare sport. Ogni area in cui sono sorti gli stadi risponde alle esigenze della comunità".
Una presa di posizione molto chiara da parte degli addetti ai lavori che intende prendere le distanze da tutte le problematiche infrastrutturali palesatesi dopo le ultime edizioni della FIFA World Cup.
In Russia, Paese ospitante nel 2018, infatti, la costosissima manutenzione annuale degli stadi e l’utilizzo postumo di solamente 8 impianti tra i 12 edificati ha portato ad una spesa complessiva di 10,8 miliardi di euro, senza un ritorno economico all’altezza. Situazione paragonabile a quella sudafricana nel 2010 e brasiliana nel 2014.
Il primo passo di questo capitolo post Coppa del Mondo sarà ridurre drasticamente i posti a sedere, dimezzando tutti gli stadi con capacità pari a 40mila posti. Decisione giustificata dalla finalità di destinare tutti i seggiolini “vacanti” ottenuti da questi lavori di ridimensionamento a realtà nazionali più povere e bisognose di infrastrutture sportive. Per un totale, si calcola, di 170mila posti a sedere.
Ma ad usufruire degli stadi o di quel che ne rimarrà sarà anche il campionato locale, la Qatar Stars League. Club come Al Rayyan e Al Wakrah, trasferiranno infatti la propria base, rispettivamente, presso l’Ahmad Bin Ali Stadium e l'Al Janoub Stadium. Attribuendo loro, quindi, una destinazione calcistica.
Lo stadio, per distacco, più particolare ed innovativo di tutta la competizione. Costruito interamente con 974 container navali in acciaio, rappresenta infatti il primo impianto al mondo ad essere completamente smontabile.
Al termine della FIFA World Cuo, quindi, non esisterà più per far posto ad un progetto di sviluppo commerciale sul lungomare.
La casa della finale, l’ultima cartolina del torneo e teatro della partita più importante ed iconica di tutte. Nonostante la sua capienza nettamente superiore alle altre (80mila posti) e un’estetica dorata tale da renderlo un gioiello, tuttavia, il Lusail Stadium non diventerà la casa di nessuna delle squadre di club locali, per essere invece trasformato in un centro comunitario.
La sua grandezza, infatti, permetterà l’insediamento di unità abitative, negozi, caffè, scuole e strutture mediche.
Un impianto assolutamente storico per tutto il movimento locale, avendo ospitato la prima partita di sempre del Qatar ai Mondiali. Diventando peraltro teatro della prima sconfitta all’esordio, dal 1930 ad oggi, della squadra ospitante durante la partita inaugurale.
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Nonostante questo emblematico apporto alla memoria calcistica, tuttavia, l’Al Bayt Stadium verrà totalmente rimodellato con l’eliminazione di tutto il piano superiore per far spazio ad un ospedale di medicina sportiva e ad un hotel a cinque stelle, un centro commerciale e altri servizi.
Del destino dell’Al Thumama Stadium, al momento, si sa ancora ben poco. L’unica cosa certa è che la sua capienza da 40mila posti verrà ridotta e che dovrebbe essere destinato a disparati eventi sportivi e ad una clinica sportiva.
L’Education City Stadium conoscerà un ciclo vitale molto coerente con la propria posizione ed il proprio nome.
La denominazione prescelta, infatti, deriva dal fatto che lo stadio si trovi in un contesto universitario, nello specifico l’Education City della Qatar Foundation, e ad esso verrà destinato. Dopo un dimezzamento dei posti a sedere fino a 20mila posti, infatti, verrà utilizzato come struttura per gli studenti delle università locali.
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