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·22 marzo 2023

Antonio Conte e il decreto Crescita: la via fiscale per l’Italia

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Antonio Conte sembra molto vicino all’addio al Tottenham e da mesi, ormai, si parla di un probabile ritorno in Italia anche grazie al decreto Crescita. Un ritorno in patria per questioni familiari o per ritrovare gli stimoli di un calcio che ha dato al tecnico salentino molte gioie. L’unica cosa certa è che Conte, o in queste settimane o a giugno, lascerà gli Spurs. Un’esperienza con un’unica gioia come la qualificazione alla Champions dell’anno scorso e tante delusioni. Di squadre papabili ce ne sono almeno tre. La Juventus per il ritorno di chi ha cominciato il ciclo dei nove scudetti, l’Inter per tentare di concludere l’opera con la seconda stella e la Roma per sostituire un Mourinho che sembra destinato all’addio.

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(Photo by ADRIAN DENNIS/AFP via Getty Images)


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Tra Conte e l’Italia c’è il ponte del decreto crescita

Attualmente per tutte le società del calcio italiano lo stipendio di Antonio Conte va oltre qualsiasi limite di bilancio. 17,5 milioni di euro equivarrebbero ad un lordo di circa 34 milioni. Tuttavia, c’è un però. Considerato un ovvio taglio che, in ogni caso, dovrebbe esserci all’ingaggio, Conte potrebbe nuovamente usufruire del decreto Crescita che permetterebbe all’eventuale società italiana un congruo risparmio. Questo avvenne già nel 2019 quando l’Inter lo riportò in Italia dopo l’avventura al Chelsea.

Per poter essere sottoposto ai vantaggi fiscali è necessario che Conte rientri in tre categorie: residenza all’estero per due periodi di imposta precedenti al ritorno, permanenza in Italia per almeno due anni, svolgimento dell’attività lavorativa principalmente in Italia. Gli ultimi due sarebbero certi, a meno di un contratto annuale o di dimissioni anticipate. Per quanto riguarda il primo, invece, Conte si è trasferito in Inghilterra nel novembre 2021 e, quindi, in quell’anno è stato per la maggior parte del tempo residente in Italia. Per questo, per poter usufruire del decreto Crescita, Conte dovrà rimanere in Inghilterra almeno fino al termine della stagione che coincide con il 30 giugno. Questo non significa che non possa venire esonerato visto che, in questo caso, resterebbe sotto contratto con il club londinese.

I vantaggi fiscali sono notevoli. L’Inter gli garantiva uno stipendio netto di circa 12 milioni che corrispondeva ad un lordo di circa 15 invece dei 22 previsti senza decreto.

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