Calcionews24
·19 settembre 2024
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A Italia ’90, che lanciò nell’orbita mondiale Totò Schillaci un gol dopo l’altro, Aldo Serena faceva parte del gruppo azzurro. L’ex attaccante lo ricorda oggi sul Corriere della Sera.
I SUOI OCCHI – «Sì, se penso a Schillaci, la prima immagine che mi torna alla memoria è quell’espressione con gli occhi spiritati».
LA NAZIONALE – «Era arrivato in Nazionale solo a marzo, quando abbiamo giocato in amichevole contro la Svizzera. Era abbastanza introverso. Sembrava in allerta verso la vita».
IL RAPPORTO TRA ATTACCANTI – «La competizione era spietata, anche in allenamento. Però la partita è un’altra cosa. E lui non avvertiva nessuna ansia, non aveva nessun peso psicologico. Era la sua grande forza: era puro istinto e non sentiva la responsabilità».
LA FORZA ERA ESSERE UN CALCIATORE DI STRADA – «Penso proprio di sì: quel colpo d’occhio, la furbizia, l’arte di trovare sempre una soluzione ce li aveva dentro grazie alla sua formazione».
I FARMACI DI ALLORA – «Bisognerebbe innanzitutto sapere l’incidenza di queste malattie sui calciatori rispetto alla popolazione. Detto questo, c’erano dei farmaci come il Micoren o la corteccia surrenale che erano leciti e quindi ne facevamo uso. Di sicuro meno farmaci si prendono, meglio è».
COSA RESTERA’ DI TOTO’ – «L’insegnamento è che anche chi parte dal basso, se ha delle qualità e le sfrutta con coraggio, può ambire a diventare un grande giocatore. Lui ha lavorato molto per perfezionare i suoi pregi ed è arrivato a scrivere pagine di storia in un Mondiale. Un grande esempio».