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·21 settembre 2020

Aaron Ramsey è il trequartista di Pirlo

Immagine dell'articolo:Aaron Ramsey è il trequartista di Pirlo

“Almeno due giocatori stazioneranno nella linea che sta tra il centrocampo e la difesa avversari“; è quello che sta scritto nella tesi di Andrea Pirlo, alla voce “rifinitura“, uno dei suoi fondamentali per attaccare la linea difensiva avversaria. In quello che a tratti è stato un 3-4-2-1, sul centro-destra si è posizionato Dejan Kulusevski, con frequenti digressioni sul tema, allargandosi sulla fascia o alzandosi di fianco a Cristiano, ma a mandare in tilt la difesa della Samp è stato l’altro l’uomo tra le linee, vero grimaldello della prima Juve di Pirlo. Sorprendente scoprire che tale giocatore risponde al nome di Aaron Ramsey, dai più dato per perso dopo un ultimo terzo della stagione 2019/20 davvero sconfortante.

Sulle ali di una condizione fisica a lui sconosciuta da quando è arrivato a Torino, la quale gli ha permesso di svariare su tutto il fronte offensivo e farsi trovare sempre libero per le ricezioni tra le linee, Ramsey è stato il giocatore che ha completato più passaggi nella metà campo avversaria, il più coinvolto nella manovra dopo i centrali e Rabiot e soprattutto ha servito 6 passaggi chiave, per distacco il migliore in campo davanti ai 3 di Cuadrado e Kulusevski, e suo record assoluto, eguagliando Arsenal-Leicester del 2014 e Arsenal-Wolverhampton del 2011.


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Pur agendo da trequartista di sinistra, Ramsey è in realtà apparso un po’ ovunque nell’ultimo terzo di campo, contribuendo a far sfaldare l’impianto difensivo della Sampdoria.

Alla capacità nel trovarsi sempre al posto giusto nel momento giusto, il gallese ha aggiunto un’aggressività e un’intensità nel pressing e nella riconquista del pallone che faticavamo ad attribuire al giocatore tecnico ma molle visto fino a pochi mesi fa, due aspetti che Pirlo sin dal primo giorno ha ritenuto imprescindibili per il suo gioco. Ramsey è stato il miglior juventino nei contrasti, sia in totale che in percentuale, il secondo dietro a McKennie nei palloni intercettati e quello che ha portato a casa più duelli a terra, 10 su 14.

La sua partita non è stata immune da errori, visto che con 16 palloni persi è stato il peggiore dei bianconeri in campo, ma i suoi rischi sono spesso stati indolori e calcolati, dato che quasi sempre il numero 8 ha perso la sfera per forzare giocate in zone ad alta densità bianconera ov’era facile portare il gegenpressing, sovente lanciato da lui stesso. Ottima è stata l’intesa con Cristiano Ronaldo: tutti i tiri del portoghese sono arrivati su iniziativa di Ramsey, da quello parato da Audero alla traversa fino alla rete del definitivo 3-0.

Degno di nota anche l’esterno che mette in porta Frabotta, perfetto per esecuzione e scelta di tempo.

La concezione di calcio attuale non prevede più il trequartista talentuoso ma statico, quello capace di incidere da fermo e che non contribuisce in fase di non possesso, sostituito con buona pace dei nostalgici da centrocampisti totali che sanno destreggiarsi in entrambe le fasi. Aaron Ramsey non è un uomo dal piede fatato, né tantomeno un recuperapalloni onnipresente, ma se in condizione e se utilizzato al meglio sa abbinare visione e tempi di gioco di alto livello a letture e pressioni senza palla nei momenti giusti, facilitando la manipolazione dello spazio e del tempo di cui si è parlato in questi giorni; questa prima Juve di Pirlo passa senz’altro dai suoi piedi.

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