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Andrea Agostinelli·8 agosto 2020

5⃣ motivi per cui Maurizio Sarri ha fallito alla Juventus

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Maurizio Sarri non è più l’allenatore della Juventus.

Il tecnico è stato esonerato dopo una sola stagione alla guida dei bianconeri.


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Ma come si è arrivati a questa decisione? Proviamo a mettere ordine analizzando i motivi del fallimento.


IL RAPPORTO CON CRISTIANO RONALDO

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Maurizio Sarri e Cristiano Ronaldo non si sono mai amati. Per meglio dire, Cristiano Ronaldo non ha mai apprezzato fino in fondo il modo in cui il tecnico lo ha gestito.

Il punto più basso della loro relazione si toccò in occasione della gara di andata contro il Milan quando il portoghese venne sostituito per precauzione da Sarri e lui decise di prendere direttamente la via degli spogliatoi.

Sarri voleva trasformarlo in un centravanti ma alla fine ha ceduto alla volontà del portoghese di partire largo a sinistra. Stabilito questo aspetto, però, l’ex tecnico del Chelsea non ha mai trovato una soluzione tattica per farlo rendere al meglio continuando a cambiare i compagni di reparto intorno a lui.


LA DUE FINALI PERSE

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Alla Juventus vincere non è importante, è l’unica cosa che conta. Per questo motivo le sconfitte, quando arrivano, fanno più rumore che in qualsiasi altra squadra, in particolare quando arrivano in finale.

Da quando è cominciato il dominio della Juventus in Italia, questa è stata la prima stagione in cui i bianconeri hanno perso sia la finale di Coppa Italia che la finale di Supercoppa Italiana.

Il nono Scudetto consecutivo non basta per cancellare questa macchia.


LA MANCANZA DEL BEL GIOCO

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A prescindere dai titoli, Sarri ha fallito in quella che era la sua prima missione: far vincere la Juventus attraverso il bel gioco. Ovviamente questa colpa va condivisa, se non addirittura attribuita interamente, alla dirigenza che non gli ha messo a disposizione giocatori adatti alla sua filosofia.

È mancato un vero regista, un centravanti, Ramsey complice gli infortuni è stato un fantasma, Rabiot solo nel finale di stagione ha giocato su alti livelli e l’unico terzino in grado di interpretare le sue idee è stato Cuadrado, uno che a inizio stagione faceva parte del pacchetto degli attaccanti.

Complice tutti questi aspetti, la Juventus non ha mai dato l’impressione di avere una chiara identità in fase di possesso. Nella maggior parte dei casi la vittoria è arrivata grazie all’incredibile talento di Dybala e Cristiano Ronaldo.

Infine, c’è stata la lezione subita dall’Atalanta, 90 minuti in cui la banda di Gasperini ha letteralmente dominato allo Stadium, uno smacco troppo grande per essere perdonato.


AMBIZIONI EUROPEE

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Dopo l’eliminazione con il Lione, Andrea Agnelli ha ribadito con forza che la Champions League non è più un sogno per la Juventus ma un obiettivo.

Ciò significa che giocatori e allenatore devono prendere coscienza delle ambizioni della società.

Servono grandi prestazioni e non partite mediocri come le due disputate contro Lione.

Sarri, infatti, non paga solamente per la sfida di ieri ma anche per il poco coraggio dimostrato nella gara di andata dove i bianconeri chiusero addirittura senza nemmeno un tiro in porta.


BLACKOUT MENTALE

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Al momento non possiamo sapere con certezza quando sia maturata realmente la decisione della Juventus di esonerare Maurizio Sarri però è lecito ipotizzare che su questa scelta abbia pesato in maniera decisiva il rendimento avuto dai bianconeri dalla ripresa della stagione in poi.

La Juventus, dopo aver perso la finale di Coppa Italia, ha vinto le prime quattro partite di campionato ma da quel momento in poi si è persa, offrendo una serie di prestazioni disastrose contro Milan, Sassuolo, Atalanta e soprattutto Udinese. In pratica, non appena il distacco con le inseguitrici si è reso incolmabile, i giocatori hanno staccato la spina sul piano mentale e Sarri non è stato più in grado di rimettere le cose a posto.

“Se avete vinto con me allora siete forti” sono state le prime parole di Sarri ai suoi giocatori dopo aver vinto lo Scudetto, quasi un’ammissione del fatto che questo sia stato il titolo meno convincente della storia recente bianconera e che lui non era un allenatore in grado di soddisfare le ambizioni bianconere.

Impossibile proseguire su queste basi.