DirettaCalcioMercato
·22 November 2024
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Timothy Weah ha parlato in un’intervista rilasciata a Il Giornale del problema razzismo che esiste negli stadi italiani.
Il problema del razzismo è un callo con cui il calcio italiano deve ancora convivere. Sono tanti gli episodi che hanno coinvolto diversi giocatori del nostro campionato: Maignan – bersagliato un anno fa contro l’Udinese – è solo la punta dell’iceberg, ma in passato anche altri calciatori hanno dovuto convivere con il razzismo negli stadi. Koulibaly preso di mira dai tifosi dell’Inter è forse il caso più noto, tuttavia, gli episodi (qui la lista di alcuni) sono talmente tanti che è impossibile riportarli tutti. Il problema c’è ed è inutile negarlo, va combattuto e proprio di questo ha parlato Timothy Weah in un’intervista rilasciata a Il Giornale.
L’Italia è più razzista di altri Paesi d’Europa come la Francia?
“In campo sì, purtroppo. Gli stadi italiani sono peggiori. Ricordo bene cosa è capitato a Maignan un anno fa, ma gli episodi sono anche altri, meno conosciuti. Fuori, personalmente, non ho mai vissuto esperienze negative, ma io sono visto innanzitutto come un calciatore”.
Non solo razzismo però, l’attaccante ha parlato anche del rapporto speciale con papà George: “Mio padre per me non è mai un problema. Per me è papà, non George Weah. So che è un mito, anche se l’ultima volta che è venuto a Torino, siamo usciti e dei tifosi hanno chiesto il selfie a me e non a lui, erano giovani e non l’avevano riconosciuto. Ci sentiamo sempre, guarda tutte le mie partite insieme con la mamma. Se segno domani a San Siro, chiamo prima lei“.