Zerocinquantuno
·13 Januari 2025
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Bologna-Roma 2-2: ecco le note liete e quelle dolenti in casa rossoblù relativamente al match disputato ieri al Dall’Ara.
Il dolce rammarico – I ragazzi di Italiano hanno fatto un’altra grande gara contro un’avversaria di valore e nel momento migliore della sua stagione. La Roma ha affrontato il Bologna col rispetto che si deve ad una big, e se i giallorossi sono sembrati meno forti di quanto effettivamente siano il merito è dei rossoblù e della loro ottima prestazione. Persino il rammarico per il risultato finale è un buon segno: significa che squadra e tifosi stanno crescendo di pari passi in termini di consapevolezza e non si accontentano più della prova di cui andare orgogliosi.
La stella in attacco e l’abbondanza in mediana – Dominguez continua a stupire non tanto in termini di talento, che mi sembra cristallino, quanto di personalità, intelligenza tecnico-tattica e atletismo: è l’ennesimo grande colpo dell’area mercato rossoblù. Capitan Ferguson sta tornando ai suoi livelli e presto sarà di nuovo inamovibile: a quel punto, considerando intoccabile anche Freuler, Pobega e Odgaard si giocheranno una maglia e dovrà essere bravo Italiano a gestirli e utilizzarli secondo necessità. Senza dimenticare Fabbian, Moro e Urbanski, in attesa del rientro di Aebischer ed El Azzouzi.
La scarsa tendenza alla gestione – Non è la prima volta che il Bologna prende gol negli ultimi minuti, questo perché la squadra è – giustamente – figlia del suo allenatore e delle sue idee. Da varie settimane ammiriamo un bel calcio, ma non si tratta di un calcio ragionato, quello che specialmente nella gestione dei momenti finali potrebbe essere utile: è un calcio adrenalinico, intenso, che genera quei rischi che stiamo imparando a conoscere. Già il BFC ha molti singoli più proiettati ad offendere che ad amministrare, in più penso che sia uno step di crescita molto difficile da ‘allenare’ per i giocatori se chi effettivamente ti allena non ha nelle sue corde quel tipo di tendenza alla gestione. Da un lato sono felice di quanto ci sta facendo vedere Italiano, dall’altro non si può non sottolineare che, seppur con un copione molto diverso, alcune partite nel computo finale cominciano ad assomigliarsi. Penso a Genova e a Torino sponda bianconera, dove i rossoblù hanno buttato via addirittura un doppio vantaggio, o alla gara in casa con l’Atalanta. Prendendo in esame solo questi match, più quello di ieri contro la Roma, il Bologna avrebbe 8 punti in più e sarebbe quarto. A mio avviso tutto ciò deve fare riflettere, ma voglio anche essere chiaro: non penso esistano soluzioni facili, perché se la filosofia del mister ti espone a dei rischi è anche vero che la sua forza è quella di farti vincere partite che magari attraverso il possesso e il palleggio non vinceresti. La perfezione non è di questo mondo, e a qualcosa bisogna sempre rinunciare. Speriamo solo di non doverci mangiare troppo le mani a fine campionato per tutti i punti su cui il BFC aveva già messo le mani e poi si è lasciato sfuggire.
Il solito inestirpabile malcostume – Se c’è una cosa che l’avvento del VAR non ha modificato è il malcostume tutto italiano, estendibile anche ad altri ambiti di vita, legato a quella che in gergo viene definita ‘sudditanza psicologica’. Per come si è svolta la gara di ieri trovo assurdo che il Bologna l’abbia terminata con 4 cartellini gialli e che per la Roma sia stato ammonito solo Mancini, che fra l’altro ha anche reiterato le sue proteste senza conseguenze. Poi possiamo discutere all’infinito sui cosiddetti ‘rigorini’, sulla volontarietà e sul regolamento (detto che per come vedo io il calcio quello assegnato ai giallorossi è un rigore che non esiste), ma in primis dobbiamo ricordarci che la maglia indossata conta, e anche parecchio. La classe arbitrale attuale non solo non è di grande livello, ma ha anche ereditato in toto i difetti strutturali di quella precedente. E a farne le spese, ovviamente, sono sempre le solite squadre.
Lo status ingombrante – Allargo la mia riflessione sugli arbitri allo status raggiunto dal Bologna, che secondo me inizia a essere un po’ scomodo poiché ricopre ormai con costanza delle posizioni di classifica importanti. I rossoblù sul campo hanno un peso ma a livello politico, nonostante gli sforzi fatti da Saputo e Fenucci, ne hanno purtroppo uno minore: questo, anche se non dovrebbe essere così, incide moltissimo. Basti pensare all’arroganza con cui il Milan si è posto in occasione del rinvio della partita lo scorso ottobre… A livello mediatico, poi, il BFC è trattato da imbucato alla festa, in particolar modo da quando si è qualificato per la Champions League. E come si ripercuote tutto ciò sul campo? Con delle decisioni, anche indirette, che finiscono sempre per penalizzare gli uomini di Italiano. Un esempio pratico: faccio un passo indietro rispetto a Bologna-Roma e guardo a quanto successo durante gli impegni precedenti delle due formazioni. L’espulsione frettolosa e severa di Pobega durante Bologna-Verona grida ancora vendetta, e non è chiaro perché giocatori come Hummels e Paredes abbiano potuto giocare ieri, visto che entrambi avrebbero dovuto essere espulsi nel derby e invece sono stati graziati. Tutti questi elementi sono puramente casuali? Onestamente faccio fatica a crederci.
Gli errori individuali – Non è mancata la ‘Lucumata’, per fortuna senza conseguenze: mi riferisco al pallone regalato nel primo tempo a Saelemaekers, col belga che ha poi lanciato – quasi – a rete Dybala, perché il rigore come ho già detto per me non esiste e comunque il colombiano poteva farci poco. L’inusuale erroraccio di Skorupski, poi, ha inciso tanto: anche quello è un gol che il Bologna si è fatto da solo, perché il tiro dello stesso Saelemaekers era tutt’altro che irresistibile. Peccato, ma sia loro due che tutti gli altri sapranno rifarsi, ne sono certo.