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·16 Juni 2025
Sebastiano Rossi: «A Sacchi devo molto, è stato il mio maestro; rimpianti? USA 94, ma con me non credo sarebbe andata diversamente»

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·16 Juni 2025
Sebastiano Rossi, portiere icona del Milan degli Invincibili di Fabio Capello. Gigante tra i pali, detentore per oltre 20 anni del record di imbattibilità in Serie A con 929 minuti. Oggi si è raccontato a La Gazzetta dello Sport.
IL RIMPIANTO MONDIALE – «Parlo per me. Ho detto, e lo ripeto, che mi sarebbe piaciuto giocare anche il Mondiale nel 1994. Avevo vinto lo scudetto e la Coppa dei Campioni con il magico Milan. Ricorda? Atene, il 4-0 al Barcellona. Ma il ct Sacchi ha fatto altre scelte. Ha convocato la difesa del Milan, il centrocampo del Milan, ma non il portiere del Milan. Non ci sono rimasto bene, ma me ne sono fatto una ragione. Insomma, dai, sarebbe stato bello giocare e magari vincere anche un Mondiale. Sai che triplete…».
USA ’94, UN DUBBIO – «Non so se sarebbe andata diversamente, chissà. Ma nella vita tutto è sempre stato possibile. Io sono arrivato dal Cesena al Milan, chi lo immaginava?».
IL DEBITO CON SACCHI – «Molto. È il mio primo maestro, abbiamo vinto il campionato Primavera con il Cesena, una persona straordinaria».
L’AMORE GIOVANILE – «Sì, volevo piantare tutto. Avevo 15 anni e avevo preso una cotta tremenda per una ragazza. Non volevo più giocare, non me ne fregava più niente, pensavo solo a lei. Arrigo mi convinse a continuare».
IL CONSIGLIO DELL’AMICO – «Mi ha parlato da amico, da fratello. Mi diceva: “Ma scusa, non puoi fare due cose insieme? L’amore è bello, Seba, ma anche l’amore per il calcio non è da buttar via”. Aveva ragione. Arrigo è un grande, gli sono riconoscente. Come con il presidente Berlusconi».
COSA É RIMASTO DI BERLUSCONI – «I ricordi. E sono soltanto belli. Lui ci voleva bene, ci difendeva, ci aiutava, nel momento del bisogno era sempre presente. Berlusconi era grande e ha fatto grande il Milan. Noi eravamo i suoi ragazzi, io ero felice di stare con lui, in quella squadra. Ci ha fatto diventare Invincibili. E io ero il portiere».
PORTIERE FREDDO O CALDO? – «Molto freddo, anche se c’è chi sostiene il contrario. Ancora dicono che litigavo con tutti. Non è vero».
L’EPISODIO CON BUCCHI – «È successo una volta. Sa quante partite ufficiali ho fatto col Milan? 330. Può succedere, questione di adrenalina. Mi sono incazzato, e sa perché? Dopo il gol su rigore di Nakata, Bucchi è venuto a prendersi il pallone dentro la mia porta. La mia. Non si fa così. Gli ho dato un colpetto, ho pagato, mi sono beccato cinque giornate, io non ho mai voluto perdere».
LA “GUERRA” TRA I PALI – «Allora, chiariamo: io non ho fatto la guerra a nessuno. C’erano competizione e rivalità, questo sì. Giocavamo sempre per vincere, io per non prendere gol, anche nelle partitelle di allenamento. Non c’era seduta che uno di noi non uscisse con una ammaccatura o un taglio: funzionava così ed era bellissimo. Mi sono sempre impegnato e divertito, anche quando andavo in panchina. Ero al Milan, con giocatori e allenatori straordinari».
IL GRANDE MILAN DI CAPELLO – «Ho lavorato con Bigon, Lippi, Sacchi e altri. Ho imparato da tutti. Con Fabio Capello è stata un’altra storia. Era diverso, perché era diverso quel Milan. C’era sempre, mi piace ricordarlo, il profumo della vittoria. Sono state stagioni particolari, indimenticabili. Eravamo bravi ragazzi».
FUORI DAL CAMPO – «Ho fatto qualche cazzata, in gioventù e anche dopo. Chi non la fa? Chi non sbaglia? Fuori sono una persona normale, con pregi e difetti. Ho fatto la mia vita, ho pagato quello che dovevo pagare. Ho divorziato da mia moglie 20 anni fa, non ho figli. Non mi sono risposato. Ma la mia fedina penale è pulitissima. Non prendo nemmeno multe per divieto di caccia e pesca. Sono sempre dentro l’acqua».
SGUARDO AL PRESENTE – «Guardo poco calcio, quasi niente. Mi fermo ogni tanto a dare un’occhiata ai portieri, così per deformazione professionale. Mi piace Donnarumma, è il più bravo. Poi Carnesecchi e Meret. Sono loro il futuro».
IL FUTURO DI SEBA ROSSI – «La caccia nelle valli di Comacchio, la pesca in mare con la mia barca. No, non è una grande barca, prendiamo qualche orata, qualche branzino. È una barca intelligente, mi porta in giro e io mi sento libero».