Calcio e Finanza
·18 Juni 2025
Sangue, soldi e clan: così è stata smantellata la rete criminale ultras

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·18 Juni 2025
Nel pomeriggio di ieri sono arrivate le condanne per gli ex vertici del tifo organizzato di Inter e Milan, con le due società che insieme alla Lega Serie A sono state riconosciute parti lese e a loro favore è stato disposto un risarcimento.
Già all’inizio delle indagini, il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo non aveva nascosto la gravità della situazione con l’impianto accusatorio che è stato praticamente confermato in toto. «Questa inchiesta obbliga tutti a guardare in faccia la realtà e a smettere di ignorare il problema», aveva dichiarato a suo tempo il procuratore Melillo il 30 settembre dello scorso anno. A riportarlo è l’edizione odierna del La Repubblica-Milano.
Di sicuro si è registrato un vero e proprio terremoto all’interno dei gruppi organizzati di Inter e Milan che si sono visti praticamente azzerati i loro vertici, più o meno colpiti dalle indagini che poi si sono ramificate seguendo diverse filoni. In tutto ci sono state 19 arresti eseguiti su 22 ordinanze, che hanno smantellato un’organizzazione criminale che controllava con violenza il business legato al calcio: dai biglietti e parcheggi per le partite agli accessi irregolari a San Siro, dalle trasferte di Champions al merchandising e ai servizi di ristorazione. Un «accordo di non belligeranza tra le due tifoserie organizzate» garantiva, grazie a minacce ed estorsioni, un dominio assoluto sui biglietti e sugli affari, con la complicità della ’ndrangheta, in particolare della cosca Bellocco di Rosarno.
Le prime condanne pronunciate ieri dalla giudice Rossana Mongiardo confermano quanto emerso da intercettazioni, pedinamenti e riprese con microcamere: «un intreccio di violenza, denaro illecito e rapporti con i clan». Dall’aula bunker è arrivata così la prima sentenza su quello che investigatori e magistrati hanno definito «un vero saccheggio economico di tutti i servizi offerti a San Siro». Per il giudice per le indagini preliminari Domenico Santoro, lo stadio Meazza era diventato «un luogo sottratto alla legalità», almeno fino a quando l’inchiesta non ha portato a galla tutto.
La vera svolta delle indagini è arrivata il 22 novembre scorso: da una località protetta, l’ex capo ultras nerazzurro Andrea Beretta ha iniziato a collaborare con la giustizia. Ha raccontato i meccanismi interni della Curva Nord, i traffici illeciti e ha fatto luce sull’omicidio di Vittorio Boiocchi, storico capo della curva interista, ucciso sotto casa sua la sera del 29 ottobre 2022 per una somma di 50mila euro e per lotte di potere interne.
Beretta ha fornito nomi e dettagli, permettendo di chiudere il caso Boiocchi. Secondo la sua testimonianza, fu lui a ordinare l’esecuzione e, due anni dopo, il 4 settembre 2024, fece eliminare anche Antonio Bellocco, rampollo della ’ndrangheta, nel pieno della seconda faida fra tifoserie dentro San Siro. Gli organizzatori dell’agguato sarebbero stati Marco Ferdico e suo padre Gianfranco, mentre i due esecutori materiali sarebbero stati Daniel D’Alessandro, detto “Bello & Buono”, e Pietro Andrea Simoncini, suocero di Ferdico e vicino agli ambienti delle cosche. Complice dell’operazione anche Cristian Ferrario.
L’inchiesta “Doppia Curva” ha segnato un punto di non ritorno nei rapporti tra club e tifoserie, con numerosi Daspo emessi dal questore Bruno Megale. Inter e Milan sono ora sotto la lente della Procura, che ha avviato un procedimento di prevenzione a loro carico. Le società sono al lavoro per dimostrare di aver reciso i legami con le frange violente, pena — seppur remoto — il rischio di commissariamento.
Entro poche settimane, Inter e Milan dovranno presentare prove ai magistrati della bonifica di quelle «situazioni tossiche» che, secondo l’accusa, avevano portato l’Inter a cedere alle «pressioni» degli ultrà o addirittura a «finanziare» indirettamente i gruppi criminali. La stessa Inter avrebbe mostrato «comportamenti a metà tra una colpevole agevolazione e una posizione di sudditanza», rivelandosi «incapace di contrastare non solo la criminalità mafiosa ma anche quella comune».