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·26 September 2024
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La decisione di revocare a Milano la finale di Champions League per l’incertezza che grava sul futuro di San Siro ha acceso la polemica politica. Particolarmente duro lo scambio di battute tra il presidente del Senato Ignazio La Russa e il sindaco della città Beppe Sala. Con un’intervista al Corriere della Sera La Russa rincara la dose delle sue critiche.
LA POLEMICA – «Trovo strano che Sala non si sia accorto che per un atto di pura cortesia istituzionale non ho mai nominato il sindaco, ma sempre la giunta, dando quindi la colpa non a lui ma all’eterogeneità di chi lo appoggia e che gli rende impossibile prendere decisioni. È un complimento implicito non dovuto. Se fosse stato attento avrebbe dovuto ringraziarmi».LA COLPA – «Credo, da eletto a Milano, di avere il diritto di poter dire che al Comune sarebbe bastato chiarire subito a Milan e Inter che San Siro non andava abbattuto in nessun caso. Esattamente come, insieme a me, la pensa la maggioranza dei milanesi. Nel mondo quando si parla di Milano, si pensa al Duomo, alla Scala e a San Siro. Tutto il resto viene dopo. Ecco perché mi sono permesso di interloquire già nel 2019».MILAN E INTER – «Non è vero che hanno detto no. Erano anche disponibili a discutere la riduzione delle volumetrie, per esempio rinunciando alla torre degli uffici. In ogni caso, toccava al Comune dire: San Siro non si tocca. Prendere o lasciare».DUE STADI ATTACCATI – «Vuole la lista? In Inghilterra, a Liverpool, due stadi a distanza di 900 metri. In Spagna due stadi a distanza di 50 metri, in Serbia di 800, in Argentina di 300 metri. Vuole che continui? Perché da noi no?».