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·20 Januari 2025
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Il Messaggero (A. Angeloni) – È proprio “fuori” la verità. Fuori, cioè in trasferta. Lì, la Roma è mancata. L’ultimo squillo ormai è troppo lontano, nemmeno lo si ricorda più: Udine, 25 aprile 2024, gol di Cristante, che con un colpo di testa vincente ha chiuso dieci giorni dopo quel match interrotto per il problema al polmone subito da Ndicka, abbattuto da un colpo grosso di Lucca. Nove mesi sono passati senza vincere, con molte umiliazioni subite, specie quest’anno, su tutte a Firenze e Verona, quando Juric sedeva sulla panchina della Roma. La Roma quest’anno ha portato a casa solo sei punti (in campionato) lontano dall’Olimpico, tre con De Rossi, uno con Juric e due con Ranieri e due in Europa League, uno con Juric e uno con Ranieri. Che ora ha il compito di confermare quanto di buono, invece, ottenuto dalla partite all’Olimpico: sei vittorie di fila, coppe comprese.
In casa la Roma vince e segna, fuori torna a essere un gattino abbandonato e non si conferma mai. La migliore prestazione, forse, quella di San Siro con il Milan (oltre a quella in Europa League con il Tottenham) finita 1-1, meno bella, invece, ma con un punto portato a casa, quella di Bologna due domeniche fa. Ora si riparte, in tutti i sensi e la trasferta deve portare alla svolta, quella definitiva, come doveva essere – e non è stata – quella di Como dopo i convincenti successi casalinghi con Lecce e Braga: le prossime forse sono le ultime occasioni per risalire la classifica e tornare a fare la voce grossa in Europa (non in Champions), dove la Roma negli ultimi anni ha spadroneggiato. Si ricomincia dall’Olanda. La Roma in Europa League è al momento al quattordicesimo posto con nove punti, ma la classifica è molto corta: con un successo in casa dell’Az Alkmaar (diciannovesima a 8 punti), i giallorossi potrebbero garantirsi il passaggio almeno al playoff. Con la doppietta, ovvero con il successo nel turno successivo con l’Eintracht (13 punti e quinto po-sto), allora si aprirebbero le porte di un volo diretto agli ottavi.
La trasferta in Olanda apre un ciclo pesante, di partite ravvicinate: in campionato, in Europa e pure in Coppa Italia, dove la Roma, il 5 febbraio, si giocherà il passaggio alle semifinale in partita secca a San Siro, guarda caso, di nuovo in trasferta, con il Milan. Diventano fondamentali anche le scelte del tecnico, che dovrà gestire le energie di una rosa non troppo larga e non del tutto affidabile. Questo è il periodo del mercato e Ranieri aspetta rinforzi. Nelle ultime settimane, è riuscito ad andare avanti schierando quasi sempre gli stessi calciatori come titolari, ora – per sua stessa ammissione – ha bisogno degli altri. El Shaarawy, Baldanzi e in seconda battuta Soulé sono i ricambi affidabili per l’attacco, aspettando un vice Dovbyk (per ora c’è Shomurodov che spesso sta in panchina): diversa è la situazione in difesa, dove uno come Hummels, anni 35, ha bisogno di rifiatare, stesso dicasi per Mancini e Ndicka. Hermoso è sparito dai radar, Celik, con l’esplosione di Saelemaekers, viene impiegato a singhiozzo, Dahl e Sangarè non pervenuti.
Con l’assenza di Cristante, a centrocampo c’è il solo Pisilli come alternativa, con Paredes e Koné che stanno tirando da un po’ la carretta. Per gente come Zalewski, Saud serve una magia ranieriana, come avvenuto per Hummels, Paredes e lo stesso Dybala che, da quando è andato via Juric, è un altro. Alkmar, Udine, poi Napoli e Eintracht in casa e ancora Milan, Venezia e Parma, tutte d’un fiato. A metà febbraio, con il mercato chiuso, si capirà che finale di stagione dovrà affrontare la Roma. Dicembre doveva essere il mese della verità e in quel periodo abbiamo capito che la squadra stava meglio, ora serve uscire definitivamente dalla convalescenza e guardare il futuro con un po’ più di ambizione, uscendo da questa fase di galleggiamento che non ti fa guardare (più, e per fortuna)| indietro, ma nemmenoavanti.