Pierluigi Cera: «Verona, Cagliari e Cesena: ho sempre fatto il capitano. Spostato in difesa, ho conquistato la Nazionale. Ecco chi erano Gigi Riva e Pelé…» | OneFootball

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·16 Mei 2025

Pierluigi Cera: «Verona, Cagliari e Cesena: ho sempre fatto il capitano. Spostato in difesa, ho conquistato la Nazionale. Ecco chi erano Gigi Riva e Pelé…»

Gambar artikel:Pierluigi Cera: «Verona, Cagliari e Cesena: ho sempre fatto il capitano. Spostato in difesa, ho conquistato la Nazionale. Ecco chi erano Gigi Riva e Pelé…»

Le parole di Pierluigi Cera, ex calciatore del Cagliari dello scudetto, sui suoi ricordi che lo legano al mondo del calcio. I dettagli

Nel mitico Cagliari dello scudetto del 1970 Pierluigi Cera aveva un ruolo importantissimo, era il libero di quella squadra che fece sognare l’intera Sardegna, Oggi si racconta a La Gazzetta dello Sport sfogliando l’album dei ricordi.

CAPITANO IN 3 SQUADRE«Gli allenatori mi stimavano, i compagni avevano fiducia in me. Probabilmente ero nato per fare il capitano. A Verona avevo vent’anni, ma quando parlavo i veterani mi ascoltavano. A Cagliari la fascia me la diede l’allenatore, “Sandokan” Silvestri. C’erano campioni in quella squadra. Gigi Riva, che però la fascia non l’ha mai voluta, Boninsegna, Albertosi, Domenghini, Nené. Sentivo addosso una grande responsabilità. Nel finale di carriera a Cesena fare il capitano fu una cosa naturale, avevo più di trent’anni, il veterano a quel punto ero io».GIGI RIVA«Un uomo schivo, timido, anche solitario, puro e leale. Ma se dovessi definirlo con un solo aggettivo direi che Gigi è stato un uomo serio. Non ha mai approfittato della sua popolarità, è stato il simbolo di quella squadra».SCOPIGNO GLI HA CAMBIATO RUOLO«Si era fatto male Tomasini, così mi spostò indietro. E fu la mia fortuna. A Verona giocavo davanti alla difesa, ma anche terzino, sapevo adattarmi. Da libero col Cagliari ho conquistato la Nazionale».PELÉ NELLA FINALE DEL MONDIALE 1970«Era un giaguaro. Aveva una muscolatura che brillava, era proprio bello da vedere. Emanava armonia e potenza. Quello era un Brasile di marziani, ma mi deve credere: noi eravamo fortissimi. E con un po’ più di fortuna avremmo potuto anche vincere la coppa. Il colpo del ko fu il 2-1 di Gerson, Albertosi era coperto, si tuffò in ritardo, peccato, forse avrebbe potuto parare quel tiro. Quel gol arrivò a metà della ripresa, poi loro chiaramente dilagarono».RIMPIANTI«Forse la Nazionale, ci ho giocato soltanto due anni. Ma dopo il Mondiale del 1970 noi “messicani” un po’ alla volta fummo costretti a farci da parte: così va il calcio».

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