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·17 Juli 2025

Napoli, stadio a Poggioreale: il Comune frena De Laurentiis. È l'area del mercato

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Uno scatto in avanti verso un nuovo stadio a Poggioreale ha cambiato le carte in tavola. Ma la mossa di Aurelio De Laurentiis, patron e presidente del Napoli, ha come prima reazione da parte del Comune partenopeo, alle prese con il piano di restyling del Maradona, un forte stop, dopo un momento di naturale sorpresa.

Come riporta l’edizione odierna de Il Mattino, fonti vicine a Palazzo San Giacomo confermano che il sindaco Gaetano Manfredi non ha cambiato posizione riguardo al nuovo stadio del Napoli. «Siamo sempre disponibili al confronto e, se ci sarà un progetto serio e concreto, lo valuteremo», è la linea che continua a far trapelare, la stessa espressa quando De Laurentiis annunciò in conferenza stampa l’intenzione di costruire uno stadio a Bagnoli, iniziativa poi sfumata.


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All’interno del Comune, comunque, non mancano le perplessità sulla strategia del presidente del Napoli. La decisione di inviare direttamente alla ZES, la Zona Economica Speciale che fa capo alla Presidenza del Consiglio, la proposta per un nuovo impianto nella zona orientale, nell’area del Caramanico, ha colto tutti di sorpresa. In Municipio ci si aspettava almeno una comunicazione da parte di De Laurentiis, soprattutto dopo le interlocuzioni che sembravano orientate a un’intesa sul futuro del Maradona. Con il sindaco, il presidente aveva discusso della riapertura del terzo anello a spese del Comune, con l’aggiunta di 10mila posti e maggiori introiti per la società, e di un masterplan per la riqualificazione dello stadio in vista di EURO 2032.

Ora, però, ci si trova davanti a due progetti alternativi: da un lato quello comunale, che punta a modernizzare l’impianto di Fuorigrotta per gli Europei, dall’altro quello privato promosso da De Laurentiis, che vorrebbe costruire un nuovo stadio per il Napoli. Un contesto complicato che tocca anche le norme generali sullo sport e sul quale si inserisce la recente visita del presidente del club a Palazzo Chigi, dove ha incontrato il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari e Marco Mezzaroma, presidente di Sport e Salute, l’ente che gestisce a Napoli la Coppa America di vela.

Manfredi, pur mantenendo un atteggiamento aperto, non resterà fermo. Intende innanzitutto cercare un confronto diretto con De Laurentiis. Il 25 luglio sono attesi in Comune i rappresentanti della UEFA per fare il punto sullo stadio Maradona. Anche il presidente del Napoli è stato invitato. Potrebbe essere quella l’occasione per chiarire le rispettive posizioni e rimettere ordine nelle strategie.

In quell’incontro Manfredi presenterà ufficialmente alla UEFA il masterplan per il Maradona, già consegnato a De Laurentiis. Tuttavia, all’UEFA non si possono proporre due ipotesi di stadio: una da ristrutturare e l’altra da costruire ex novo. Bisognerà arrivare con un’idea definita se si vuole ottenere l’assegnazione delle partite di EURO 2032. Prima del 25 o in quella stessa occasione, i due interlocutori saranno costretti a confrontarsi in modo diretto.

C’è poi una seconda possibilità che Manfredi sta valutando: una linea più dura, ovvero un’opposizione formale al progetto di De Laurentiis in sede di conferenza dei servizi della ZES. Una mossa che potrebbe essere sostenuta da alcuni dati tecnici. Nell’area del Caramanico, infatti, è attivo un mercato con 300 stalli e centinaia di lavoratori. Se si dovesse realizzare lì il nuovo impianto, queste attività dovrebbero essere trasferite altrove. Il Comune non ha ancora deciso se esprimere un netto rifiuto oppure, come si lascia intendere, «quando si farà la conferenza dei servizi il Comune potrebbe sottolineare che in quell’area è attivo un mercato pubblico regolamentato dove lavorano molte persone». La differenza tra le due posizioni è sottile, ma rilevante: nel secondo caso sarebbe la ZES a doversi occupare della questione, e l’eventuale blocco del progetto ricadrebbe sulle sue spalle.

C’è anche un altro elemento sul tavolo: l’area in questione ricade nella stessa particella del piano regolatore dove è prevista la costruzione del PalaEventi del Centro Direzionale, per il quale è già stata concessa l’autorizzazione. Il Comune sta analizzando se le due strutture possano coesistere. Lo spazio fisico non è un problema, ma bisogna verificare se le due opere siano compatibili dal punto di vista urbanistico.

Sono tutte ipotesi operative che il sindaco sta considerando, ma non sono le uniche. Se il progetto del nuovo stadio venisse respinto, De Laurentiis dovrebbe tornare al Maradona, anche se controvoglia. Tuttavia, un’opposizione ufficiale del Comune comporta dei rischi. Alla conferenza dei servizi partecipano otto amministrazioni del territorio. In teoria serve l’unanimità, ma il progetto può essere approvato anche in base alle «posizioni prevalenti» delle amministrazioni partecipanti. Questo significa che, anche con uno o due voti contrari, il progetto potrebbe passare. Il rischio per il Comune sarebbe quello di essere messo in minoranza su un progetto dal valore economico rilevante, proprio sul proprio territorio, ipotesi che Manfredi vuole evitare.

Per questo il sindaco si impegnerà a riaprire il dialogo con De Laurentiis, con l’intento di mantenere il Maradona come sede delle partite. Allo stesso tempo, in Comune si comincia a ragionare su possibili utilizzi alternativi dello Maradona e su come attivare finanziamenti, sia pubblici che privati, per adeguarlo a nuove destinazioni ancora da definire.

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