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·26 Juli 2025

Morte Celeste Pin, la ex moglie chiede giustizia: “Nessun suicidio, si indaghi per omicidio”

Gambar artikel:Morte Celeste Pin, la ex moglie chiede giustizia: “Nessun suicidio, si indaghi per omicidio”

Una nuova svolta scuote il caso della morte di Celeste Pin, ex calciatore della Fiorentina scomparso lo scorso 22 luglio, trovato privo di vita nella sua abitazione sulle colline di Firenze.


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Morte Celeste Pin, la ex moglie chiede giustizia: “Nessun suicidio, si indaghi per omicidio”

Se l’ipotesi prevalente per la Procura resta quella del suicidio, la famiglia — e in particolare l’ex moglie Elena Fabbri — solleva dubbi pesanti e chiede un’indagine approfondita, ipotizzando un possibile omicidio.

Nel pomeriggio di venerdì 25 luglio, la Fabbri ha sporto denuncia formale chiedendo agli inquirenti di indagare in questa direzione. La richiesta è accompagnata da precise istanze: effettuare un test tossicologico completo, analizzare i contenuti di messaggi e chiamate presenti sul cellulare dell’ex calciatore e, soprattutto, apporre i sigilli all’abitazione dove il corpo è stato ritrovato, a tutela della scena e di eventuali prove.

Una mossa decisa, giunta nel giorno stesso in cui la Procura ha disposto la restituzione della salma ai familiari per la celebrazione dei funerali, che dovrebbe avvenire nei prossimi giorni. Un momento che, per la famiglia, avrebbe dovuto segnare l’inizio del congedo, ma che invece riaccende interrogativi e sospetti.

“Quel messaggio, quella foto: era sereno e pronto a lavorare” A insospettire la ex moglie sono alcuni dettagli emersi nelle ore precedenti alla morte. Secondo quanto dichiarato, proprio la mattina del 22 luglio Pin le aveva inviato una foto in cui appariva in ottima forma, accompagnata da parole serene e ottimiste: “Era pronto per una nuova giornata di lavoro”. Nessun segnale di malessere, né comportamenti allarmanti.

In casa, stando a quanto trapelato dalle indagini, non sarebbe stato trovato alcun biglietto di addio. Un dettaglio tutt’altro che secondario, che rafforza i dubbi di chi esclude l’ipotesi di un gesto volontario. Elena Fabbri esclude anche la pista della depressione, spesso associata al passato dell’ex difensore viola: “È vero che Celeste prendeva farmaci da oltre quarant’anni, ma la sua condizione era stabile. L’umore era il solito. Nulla lasciava presagire un gesto estremo.”

Una richiesta di verità Al momento, l’inchiesta aperta dalla pm Silvia Zannini resta rubricata come omicidio colposo a carico di ignoti, una forma che consente agli inquirenti di svolgere accertamenti senza vincoli sulle cause della morte. Ma la posizione della famiglia punta più in alto: una richiesta chiara di giustizia e trasparenza.

La memoria di Celeste Pin — simbolo della Fiorentina degli anni ’80, amato per il suo spirito combattivo in campo e per l’umanità fuori dal rettangolo di gioco — merita, secondo i familiari, una verità chiara e documentata. In attesa dei risultati degli esami e delle valutazioni della magistratura, il caso resta aperto. E con esso, anche il dolore di chi non si rassegna a una spiegazione che appare, almeno per ora, incompleta.

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