Pagine Romaniste
·6 Juli 2025
Marco Morricone: “Per papà la Roma era Roma, è nel nostro DNA”. L’intervista a 5 anni dalla scomparsa di Ennio

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·6 Juli 2025
Nel quinto anniversario della scomparsa di Ennio Morricone, il figlio Marco è stato ospite a Trigoria al centro sportivo “Fulvio Bernardini”, accolto dalla società per rendere omaggio al celebre compositore e grande tifoso giallorosso. Ai microfoni ufficiali del club, Marco Morricone ha ricordato con emozione il legame viscerale tra la Roma e la sua famiglia, condividendo aneddoti e ricordi personali.
Ecco le sue parole:
L’emozione di Trigoria
“Venire qui a Trigoria e vedere questa struttura è un sogno. È un centro tecnico bellissimo. Sotto tutti i punti di vista, sportivo e non solo. Ho fatto un giro nell’Archivio Storico e sono rimasto senza parole per la mole di oggetti, di cimeli, di maglie presenti. Poi, sai, questi colori papà li amava molto. Sono i colori di Roma e di conseguenza nel nostro dna c’è una traccia indelebile,” ha dichiarato Marco, visibilmente emozionato durante la visita.
Il significato della Roma
“Per papà la Roma era Roma. Lo disse anche in qualche esternazione pubblica: ‘Chi abita a Roma dovrebbe tifare la Roma’. Per me rappresenta una sorta di continuità. Sono in un posto, qui a Trigoria, che papà ha amato e ha rispettato, anche se il tifo ti fa incazzare. È bello anche così, fa parte dell’istinto che è in noi.”
I ricordi delle partite
“Posso raccontare diversi aneddoti, anche simpatici. Quando eravamo fuori, abbiamo girato fuori in ogni dove, papà si trovava a dirigere e io ero sempre nel retropalco o dietro le quinte, era ormai una tradizione acquisita. Quando la Roma faceva gol durante una partita, io glielo segnalavo. E lui, nel corso del concerto, voleva sapere anche chi aveva segnato. Ed era un problema, con 120-130 persone davanti che deve far suonare. Era un momento divertente, mi faceva diversi segni strani con la mano.”
Sulle esperienze allo stadio, Marco ha ricordato: “Io, per anni, sono andato allo stadio. Una volta andai anche grazie a Luciano Spalletti, con cui avevamo, abbiamo, un bel rapporto e con il quale condividiamo anche un simpatico aneddoto che poi vi racconterò. Dicevo, Luciano ci diede due biglietti, ma la partita andò maluccio, finì 0-0 e da quel momento dissi: ‘Basta, non vado più’. Ci restai male, sinceramente non ricordo quale partita fosse.”
Con la famiglia Leone all’Olimpico “Con Sergio e i figli andavamo spesso all’Olimpico, in diversi momenti storici. Pure nei periodi dell’Austerità, nel 1973, quando per Roma la domenica non si poteva andare con l’automobile. Lui in quelle occasioni circolava e usava la Rolls Royce… Sergio era un po’ così, lo dico bonariamente. Era un’emozione andare allo stadio, condividere la passione tutti insieme.”
L’aneddoto con Spalletti
“Era il periodo finale del primo Spalletti a Roma. In quel momento Luciano non aveva un rapporto solidissimo con la proprietà, presieduta al tempo da Rosella Sensi. Abitavamo vicini, nello stesso palazzo, in piani diversi. Noi al dodicesimo, lui all’ottavo. Un giorno lo incontrai e lui parlando mi disse: “Mi sa che mi dimetto”. E, poco dopo, riferii a mio padre le sue parole. Lui, appena appresa la notizia, disse: “No, non può farlo”. Così scese velocemente davanti casa sua per cercare di convincerlo a restare. Io gli correvo dietro. Suonò alla sua porta, lui aprì e papà gli disse: “Lei non si deve dimettere, è una colonna di questa società”. E Luciano prese queste parole con un sorriso dolcissimo.” Marco ha aggiunto: “Sì, in quel momento uscì fuori la sua irrazionalità bambina, che è un po’ il sentimento che muove tutti i tifosi di calcio. Ho tanti di questi flash nella mia memoria. A volte mi fermo e mi vengono in mente. E così ripenso a papà.”
Il murale di Tor Marancia
Infine, Marco ha parlato del murale dedicato a Ennio, inaugurato nel 2022 a Tor Marancia: “Ero presente all’inaugurazione, con tanta gente romanista in Piazza Lotto, sulla facciata di una palazzina ATER. Vedere quella faccia così, che ti guarda, con quello sguardo mi emoziona e mi fa tornare con i piedi per terra se tendo a svolazzare ogni tanto.”
Un amore senza tempo
Le parole di Marco restituiscono l’immagine di un papà non solo genio della musica, ma anche tifoso appassionato, capace di vivere la Roma con l’entusiasmo e l’irrazionalità di ogni romanista. A cinque anni dalla sua scomparsa, il suo amore per i colori giallorossi continua a vivere attraverso i ricordi della famiglia e il calore dei tifosi, che lo celebrano come un simbolo eterno della città e della squadra.