Mancini chiama l’Italia: «È stata colpa mia, è stato un errore lasciare la Nazionale. Ora sono pronto a tornare per quel debito con i tifosi. E sul Mondiale ho un sogno» | OneFootball

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·12 Juni 2025

Mancini chiama l’Italia: «È stata colpa mia, è stato un errore lasciare la Nazionale. Ora sono pronto a tornare per quel debito con i tifosi. E sul Mondiale ho un sogno»

Gambar artikel:Mancini chiama l’Italia: «È stata colpa mia, è stato un errore lasciare la Nazionale. Ora sono pronto a tornare per quel debito con i tifosi. E sul Mondiale ho un sogno»

Le parole di Roberto Mancini, ex ct dell’Italia, sul momento delicato della nazionale Azzurra dopo il ko con la Norvegia e l’esonero di Spalletti

Quello tra Roberto Mancini e la Nazionale è un rapporto complesso, un’altalena di emozioni che ha portato l’Italia dalle stelle di un trionfo insperato al baratro di un’assenza insopportabile. È l’architetto della magica notte di Wembley, il condottiero che nel 2021 ha saputo trasformare le macerie di una mancata qualificazione mondiale in un capolavoro europeo, restituendo orgoglio e un gioco scintillante a un intero Paese. Ma è anche l’uomo della disfatta più cocente, quella interna contro la Macedonia che ha negato agli Azzurri il Mondiale 2022, facendo ripiombare tutti nell’incubo. Un ciclo chiuso bruscamente nell’estate del 2023 con un addio polemico che ha lasciato una ferita aperta. Oggi, con l’Italia di nuovo in crisi e alla ricerca di una guida, le sue recenti parole di rimpianto e la sua nostalgia per la panchina azzurra riecheggiano con forza, delineando i contorni di una storia forse non ancora conclusa. A La Gazzetta dello Sport ha offerto le sue verità.

LA TEMPESTA SUGLI AZZURRI – «Nel calcio capitano situazioni e momenti così. Il problema è che se ne sono accavallati due o tre».


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IL PENTIMENTO PER L’ADDIO – «Se io e Gravina avessimo parlato di più, per chiarire certe situazioni, non sarebbe successo nulla. È vero che non sentivo più la fiducia di prima, ma dovevo parlarne con il presidente: questa è la mia colpa. Oggi, chissà, saremmo ancora insieme: per provare ad andare al Mondiale. E magari, dopo aver vinto l’Europeo, per tentare la doppietta».

PERCHÉ TORNEREBBE IN AZZURRO – «Perché per un allenatore non c’è cosa più bella che guidare la Nazionale: io ho vinto con i club, ma se vinci con l’Italia è un’altra cosa. E perché si tornerebbe sempre dovesi è stati felici».

IL DEBITO CON I TIFOSI – «L’unico debito che sento con i tifosi è proprio quello: mi sarebbe piaciuto, e mi piacerebbe, vincere un Mondiale».

L’AFFETTO DELLA GENTE – «Forse il 34% mi rivuole perché il ricordo dell’Europeo è ancora nella mente di tutti e perché si sa che le cose possono sempre riaccadere. Altro non so, se non che mi fa piacere».

SI SCRIVE CON GLI EX GIOCATORI – «Non dopo le ultime due partite, però non ci siamo mai persi: ci scriviamo, soprattutto se fanno belle cose con i club. Con loro c’è un rapporto importante, che resterà tale per sempre: per me sono giocatori speciali, e io credo di esserlo per loro».

I GIOVANI DA SEGUIRE – «Avevo detto Fazzini. A me piace molto Liberali. E Lucca può diventare un ottimo centravanti».

LE OFFERTE RICEVUTE – «Ho avuto almeno un paio di proposte in Italia e tre all’estero, una in Brasile (del Botafogo, ndr), ma ho voluto aspettare, per vedere se avrei avuto una chance in Italia».

LA CORSA SCUDETTO – «Dipende da quanto si rinforzeranno le altre, il Napoli lo farà perché ha le possibilità economiche per permetterselo: partirà avvantaggiato, credo di sì. Ma occhio alla Juve».

IL FUTURO DI MANCINI – «Forse settembre è troppo presto… Vediamo, a questo punto potrebbe essere più facile all’estero. Una cosa è sicura: dev’essere una proposta che mi rende felice».

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