Calcionews24
·8 Agustus 2025
John Stones: «Ho pensato di smettere, il mio futuro sarà questo. Guardiola è un maniaco. De Bruyne-Napoli? Ci vediamo in Champions…»

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Una roccia di nome e di fatto, uno dei pilastri su cui Pep Guardiola ha costruito il ciclo leggendario del Manchester City. John Stones è molto più di un semplice difensore: è un leader silenzioso, un costruttore di gioco e uno dei pochi superstiti, insieme a Gündoğan, della prima era del tecnico catalano. Con 17 trofei in bacheca, è una leggenda del club, ma l’ultima stagione è stata un calvario, un anno “disgraziato” segnato da infortuni che lo hanno tenuto lontano dal campo per trenta partite.
Ora, con il contratto in scadenza e il futuro in bilico, il centrale inglese si racconta in una lunga e profonda intervista al Corriere dello Sport, direttamente dal ritiro della nazionale inglese. Dalla lezione imparata nell’ultima, deludente stagione, al rapporto con Guardiola, fino al sogno di vincere con l’Inghilterra, Stones si apre a 360 gradi, con la maturità di un campione che ha trasformato la sofferenza in una nuova fame di vittorie.
UN MURO E UN COSTRUTTORE DI GIOCO – «Sì, Pep mi chiede quel lavoro, tanto filtro e anche il ricamo. Comunque, chi pensa che Guardiola sia solo interessato alle tattiche sbaglia di grosso».
COSA CONTA PER PEP – «Soprattutto la squadra, la sua tenuta difensiva e mentale. La passione che ha è incredibile, è un maniaco dei piccoli dettagli. Tutte le cose orribili che ci sono nel calcio lo appassionano allo stesso modo di quelle meravigliose. Penso che il suo cervello elabori il football in modo diverso da chiunque altro al mondo».
È IL MIGLIORE? – «Non esiste sul pianeta terra uno più bravo di lui».
COME SPIEGA LE DIFFICOLTÀ DELLA PASSATA STAGIONE – «Siamo andati in tilt. Però lo ammetto: forse ci serviva un’annata così. Perdere tutte quelle partite è stato frustrante e umiliante. Però solo perdendo ci siamo resi conto di quello che avevamo fatto negli ultimi 7 anni. Vincere è speciale, quello che abbiamo fatto noi è fuori dall’ordinario, e siamo stati sciocchi a darlo per scontato. L’ultima stagione è stata una grande lezione. Ai miei compagni in queste settimane sto ripetendo la stessa cosa: “lo sentite ancora quel dolore? Bene, tenetevelo stretto”».
QUANDO È ARRIVATO AL CITY, PENSAVA DI VIVERE QUESTO CICLO – «L’avevo sperato, forse sognato. Il team era già forte: c’erano Agüero, De Bruyne, Silva, Yaya Touré. Ma il numero di trofei che abbiamo vinto non era pronosticabile e non avrei mai e poi mai immaginato di far parte della migliore squadra del mondo per così tanti anni. Ne sono estremamente orgoglioso».
CHE EFFETTO LE FA VEDERE DE BRUYNE AL NAPOLI? – «L’ho sentito pochi giorni fa: è felicissimo a Napoli. Oh sì! Può continuare a cullare il bambino che è in lui, circondato dall’amore dei tifosi e dall’entusiasmo di una squadra che ha appena vinto lo scudetto. Ci vediamo in Champions, amico!».
IL SUO ANNO DIFFICILE E GLI INFORTUNI – «È stato un periodo molto difficile. Ho capito di aver avuto anche alcuni infortuni rari. E questo mi ha logorato mentalmente. Ho avuto giorni bui in cui ho pensato di smettere. Tornavo e mi rifacevo male, stavo meglio e poi peggio. Un tormento. Ma ce l’ho fatta, ed eccomi di nuovo qui a lottare».
DOVE HA RITROVATO LA FORZA – «Quando sei infortunato ti senti molto solo. Ho ricevuto un sostegno incredibile da mia moglie, dai miei figli e dai miei amici. Ne ho approfittato per guardarmi dentro e comprendere il motivo per cui faccio tutto questo. Nella sofferenza ho capito perché amo così tanto il calcio».
L’OBIETTIVO È TORNARE A VINCERE LA CHAMPIONS – «Sì, credo che ci riusciremo ancora. Vedo la concentrazione e la carica giusta in ognuno di noi. E poi quest’anno giocheremo bene e torneremo a lottare l’uno per l’altro, ve lo assicuro».