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·15 Februari 2025

In Italia e in Europa gli arbitri vanno più piano del calcio

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La Gazzetta dello Sport (S. Agresti) – Se proprio vogliamo dirla tutta, il disastro degli arbitri nelle eurocoppe ci dà un piccolo motivo di consolazione: non abbiamo l’esclusiva, il livello dei direttori di gara è modesto, modestissimo anche fuori dai nostri confini. Mai come stavolta, però, mal comune non è mezzo gaudio, perché il calcio – ovunque, non solo in Italia – ha assoluto bisogno di decisioni eque e regole chiare. Ma hanno un ruolo decisivo anche i designatori: il nostro, Rocchi, e l’uomo che sceglie gli arbitri per l’Uefa, che è nostro pure lui, cioè Rosetti. Nella settimana europea abbiamo assistito a situazioni ai confini della realtà, e in mezzo ci sono finite due squadre italiane. La più paradossale, il rigore concesso al Bruges contro l’Atalanta: una decisione sconcertante dell’arbitro – il turco Meler – non corretta dal Var. Sembrava di essere in Serie A, e non perché in campo c’era la squadra di Gasperini: noi siamo tristemente abituati a episodi del genere.

Più complessa la vicenda che ha coinvolto la Roma, perché non è riferita a un errore evidente ma alla gestione complessiva della gara contro il PortoRanieri, indiscutibilmente un gentleman, se l’è presa come mai era accaduto in decenni di carriera: ha citato numeri (un arbitro indicato come casalingo), amici con i quali si è consultato (Mourinho?), soprattutto Rosetti, additato come il colpevole numero uno perché reo di avere mandato il tedesco Stieler a dirigere quella gara. L’immagine mai vista di un allenatore e di un uomo serio come Claudio, furibondo con l’arbitro al punto da invitare i suoi calciatori a non salutarlo “perché non lo merita”, ha stupito l’Europa. E non prendiamo neppure in considerazione l’idea che da parte del designatore della Uefa ci sia un’avversione nei confronti della Roma risalente addirittura ai tempi nei quali in campo aveva a che fare con Totti, De Rossi e Cassano.


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Il complottismo non è il modo giusto per affrontare una situazione d’emergenza come questa. Bisogna semmai prendere atto che il caso arbitrale ha assunto una dimensione inaccettabile. E che d’ora in avanti, in Italia e in Europa, tra scudetto e Champions, ogni errore peserà ancora di più. La verità è che il calcio egli arbitri sembrano andare a due velocità differenti. Molto differenti. Da una parte ci sono milioni di euro, di spettatori, di telespettatori: un giro vorticoso di denaro e di interesse, un mondo iperprofessionistico che vuole sempre crescere. Dall’altra c’è una realtà -quella arbitrale – che non tiene il passo.

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