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·6 Februari 2025
Fenucci: “Soddisfatti del percorso fatto con Saputo, lavoriamo per crescere ancora. In Italia servono stadi nuovi, il Governo sia parte integrante”
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·6 Februari 2025
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Questa mattina Claudio Fenucci è stato intervistato da Radio TV Serie A nel corso del programma Goal Economy condotto da Marco Bellinazzo, e ha fatto il punto della situazione in casa Bologna a due giorni di distanza dall’impresa di Bergamo in Coppa Italia. Di seguito alcuni estratti delle dichiarazioni rilasciate dall’amministratore delegato rossoblù e il suo intervento integrale in formato video.
Dieci anni di gestione – «C’è grande soddisfazione per il percorso compiuto fino ad oggi: siamo arrivati a Bologna insieme al presidente Saputo che il club era in Serie B con difficoltà finanziarie e nel tempo ci siamo consolidati in Serie A, cosa che è sempre difficile. Questo processo di crescita costante, con anche qualche difficoltà che è stata risolta grazie al lavoro di Sinisa Mihajlovic, ha portato via via la squadra a lottare per le posizioni europee. In Champions League non è stato semplice, oltre che per il livello delle avversarie, perché in estate abbiamo cambiato allenatore e modo di giocare e alla squadra serviva un po’ di tempo per adattarsi. Partita dopo partita Italiano è stato davvero bravo a trovare la giusta alchimia e ci ha fatto un enorme piacere, nonostante l’eliminazione, ottenere davanti al nostro pubblico una vittoria di prestigio come quella sui vicecampioni del Borussia Dortmund».
Metodo Saputo – «Joey, viste anche le sue origini, ha un approccio simile a quello che potrebbe avere un presidente italiano, conosce bene l’importanza del calcio e del suo impatto sul tessuto sociale. Nel contempo, però, ha una formazione americana orientata ai meccanismi dello sport business, e un club in MLS. Oggi la sua maggior preoccupazione è su come la Lega Serie A possa crescere ancora e superare le difficili sfide del domani, dentro un’industria che sta affrontando cambiamenti rilevanti in alcuni settori di riferimento, come il mondo media e commerciale».
Dimensione Champions – «Per noi la Champions League ha avuto un impatto diretto in termini di nuovi ricavi, sicuramente significativi seppur non in linea con quelli dei cosiddetti top club. Avremo un miglioramento del bilancio, che quest’anno chiuderà in utile, ma non nascondo che c’è un secondo fattore utile e va combinato con le nostre ambizioni sportive: la Champions consente di valorizzare diversamente i calciatori. Sul campo vogliamo essere competitivi ma ogni tanto può rendersi necessaria la cessione di qualche giocatore, e la coppa più prestigiosa valorizza molto: c’è un plusvalore che si aggiunge grazie al rendimento dei ragazzi che si dimostrano all’altezza della competizione. Dovremo essere bravi a coniugare tale valorizzazione con la nostra crescita».
Investimenti sul settore giovanile – «L’Atalanta è un modello unico e non replicabile, così come non esiste un ‘modello Bologna’, ogni club e territorio ha le sue peculiarità. Loro sono cresciuti tanto anche tramite la valorizzazione del settore giovanile, difficile da copiare pure perché all’epoca c’erano condizioni sul mercato che oggi non esistono più. Nelle ultime stagioni hanno venduto giocatori per circa 600 milioni, e questa capacità di collocamento non è riproponibile. Noi, grazie al lavoro di Sartori e Di Vaio, stiamo cercando di migliorare anche l’organizzazione del settore giovanile, al fine di creare talenti utili poi alla Prima Squadra, dove occorre stabilità a livello di allenatore così da sviluppare un modello di gioco con pochi cambi da un campionato all’altro. Negli anni passati non ci siamo riusciti per quanto avremmo voluto, oggi siamo concentrati su questo aspetto e se necessario aumenteremo il budget di investimenti relativi al vivaio: ci vorrà qualche altro anno, ma la strada è quella giusta».
Dall’Ara, serve l’aiuto del Governo – «Il calcio italiano ha l’urgente necessità di dotarsi di impianti nuovi, cosa che ovviamente si collega ad un tema di risorse e riqualificazione urbana. Quello del Dall’Ara è un percorso complesso perché parliamo della ristrutturazione di un monumento storico, con costi ben superiori rispetto ad uno stadio nuovo. Il fatto è che nel post COVID il piano economico-finanziario è stato stravolto e i costi sono lievitati, riducendo il ritorno di questi investimenti. Oggi quindi il problema non è tanto il percorso amministrativo, che si avvia verso il suo completamento, ma le difficoltà connesse alla parte economico-finanziaria: è stata superata quota 200 milioni, e ciò non rende equilibrato il ritorno economico dell’operazione. Serve allora che il Governo si renda in qualche modo parte integrante di questo percorso di riqualificazione degli impianti sportivi, soprattutto nei casi in cui si mette mano ad un patrimonio storico di una città e dell’intero Paese».
Foto: bolognafc.it