Esclusiva | Il racconto stagionale del Capitano, Castiello: "Ora la Lazio ha un'identità" | OneFootball

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·16 Mei 2025

Esclusiva | Il racconto stagionale del Capitano, Castiello: "Ora la Lazio ha un'identità"

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Tra alti e bassi, anche questa stagione della Lazio Women è giunta al termine. Un percorso che, sebbene segnato da alcuni momenti di difficoltà e incertezza, ha visto la squadra di mister Grassadonia rialzarsi e dimostrare un crescendo di prestazioni e di mentalità, grazie a cui è diventata una delle sorprese di questo campionato.

La Lazio femminile ha dato un forte segnale alle avversarie, rivelandosi come una rivale da temere e formata da ragazze unite dalla determinazione, dall'ambizione, ma soprattutto dall'amore per i colori biancocelesti. Fautrice di questo spirito è soprattutto il Capitano della Lazio Women, Antonietta Castiello, che in esclusiva ai microfoni della nostra redazione, si è raccontata in una lunga intervista, toccando i punti chiave che hanno contraddistinto la stagione delle aquilotte.

Questa stagione si divide esattamente in due: un primo periodo di difficile assestamento, in cui spesso potreste aver pagato l’inesperienza nella massima serie, come ha spesso ribadito mister Grassadonia, e un secondo in cui avete vissuto una graduale, notevole crescita, che vi ha rese la sorpresa di questa Serie A

Io penso semplicemente che l'inizio stagione è come se si doveva amalgamare il gruppo. Non ci conoscevamo, tante erano nuove, molte straniere, tante che non parlavano la lingua italiana. Credo che dopo un mese sono riuscite a entrare bene nella lingua, nel capire il mister, nel capire le compagne. Quindi diciamo che è stato un periodo di transizione proprio perché arrivavi come neopromossa e all'inizio nessuno ti dà valore. Se sei neopromossa, combatti per la salvezza. Invece sono contenta proprio perché passati i primi tre mesi, che comunque facevi le tue prestazioni ma non arrivavano punti, ma poi passati questi primi tre mesi abbiamo capito che siamo forti, cioè le prestazioni lo dicevano, ci descrivevano come una squadra forte ma inconcludente. Da lì è partito tutto. Quello è passato. La Lazio da neopromossa è finita. Da dicembre poi è iniziata un'altra Lazio, quella di Serie A. Sono contenta che oggi siamo Lazio e abbiamo un'identità.

Ad inizio stagione avete vissuto dei momenti di sconforto e particolarmente frustranti soprattutto quando spesso non riuscivate a capitalizzare i risultati. Da capitano è stato difficile motivare la squadra?

Beh, è stato complicato, specialmente perché magari la gente nuova che veniva diceva: "è giusta la scelta che ho fatto?" Magari non te lo diceva, ma potevi capire che quello era il loro pensiero. Io ho sempre detto che a partire dal derby, magari c'erano persone che pensavano: "eccallà, ora prendiamo quattro gol", infatti perché dobbiamo prendere quattro gol? Loro sì hanno vinto, ma noi abbiamo due gambe, loro ce n'hanno due. E poi quelle partite là le vince sempre chi ha più cuore o chi non si arrende mai. È stato complicato sì, ma comunque tutte le giocatrici hanno da sempre voglia di conquistare, di combattere e di vincere. Quindi complicato ma non troppo, sono state molto brave le ragazze.

Quale pensi sia stata la partita della svolta decisiva?

C'è stata la partita contro la Sampdoria da loro, che noi avevamo tante infortunate, venivamo da tre settimane di sosta, e lì abbiamo capito che siamo diventate una squadra matura. Perché tante infortunate, tre settimane di sosta, non era un periodo bellissimo, ma lì invece abbiamo dato la svolta e abbiamo fatto capire a chi di dovere che la Lazio c'è.

Dati gli straordinari risultati che avete ottenuto soprattutto nell’anno solare 2025 c’è un po' di rammarico per non esser riuscite a partecipare alla poule scudetto? Oppure pensi che disputare la poule salvezza sia stato comunque utile, per crescere con più calma e acquisire maggiore consapevolezza delle vostre potenzialità, passo dopo passo?

Io penso che il nostro sia stato un percorso coerente con quello che è stata la nostra crescita e quello che è stato il primo anno di Serie A professionistica. Quindi giusto il primo obiettivo che era quello della salvezza, ancora più giusto arrivare prima nella poule salvezza. E tutto questo percorso che è stato da dicembre in poi comunque ti ha fatto rimanere un po' col magone in gola, perché comunque ci potevi arrivare tra le prime cinque, ma poi i punti che adesso è in classifica te lo dimostrano. Quindi c'è un po' di rammarico, ma sono sicura che comunque ci sono delle basi solide per il prossimo anno.

Dal punto di vista invece personale hai iniziato la stagione siglando la rete nella prima di campionato in una partita significativa qui nella capitale: nel derby contro la Roma. Che emozione è stata anche per la dedica speciale a tua zia

Beh, penso che lì veramente non ci ho capito niente, sinceramente. Non mi aspettavo di giocare, non mi aspettavo il gol e in più perché era veramente un giorno particolare. Io avevo perso zia che era a febbraio, quindi l'anno precedente, ma non era nemmeno un anno. E il 30 agosto, la giornata del derby, era il suo compleanno. Quindi era tutto un po' surreale. Non ci credevo nemmeno io, infatti dall'esultanza ancora ogni tanto la vedo e rido perché dico: "Ma che ho fatto?" Però è stata un'emozione indescrivibile e penso che me la porterò dietro per tutta la vita.

Poi arriva la doppietta contro il Napoli, in una delle tue migliori prestazioni dell’anno

Ma lì ancora di più, per tutta la settimana non ho mai pensato che il mister mi avrebbe fatto giocare dal primo minuto. Poi la settimana dopo quella partita mi ha proprio detto: "Te lo sei meritato in quella settimana, per me hai dato sicurezza e era giusto che tu giocassi". Ho giocato con tutta una sorpresa, ma per assurdo io sto in camera con un Visentin prima delle trasferte e ho detto: "Guarda, non mi interessa se gioco o entro dopo, però la cosa che voglio è entrare dopo e segnare." Non lo so perché, non me lo penso mai di segnare e quando Visentin ha visto che ero il titolare, mi ha dato una pacca sulla spalla e mi ha detto: "Oh, vedi che devi fare?" Lì doppietta, un  macello (ride, ndr), mi ha detto: "Ok, perfetto". Così è stata una rivincita personale, proprio per dare una risposta in campo.

Eppure, nonostante i successi di squadra e personali, è stata anche una stagione in cui hai giocato di meno, e spesso sei subentrata a gara in corso. Come hai vissuto questa scelta del mister?

All'inizio, sono sincera, è stato complicato per me non tanto accettarlo, ma comunque viverlo. Perché ad accettarlo penso che tutti dobbiamo capire che ci sono dei percorsi da fare e che è normale che poi arriverà la panchina per tutti, a meno che non sei Ronaldo della situazione. Però mi ha fatto crescere, sono sincera. A dicembre ho avuto 15 giorni che dovevamo fare. Dopo quel periodo, ho rispettato tutto, ho detto: "Ok, lavoro sulle mie qualità. Dopo quel periodo mi sono detta “Quali sono le mie qualità?” Menare, in maniera sempre agonistica (ride, ndr). Continuo a fare quello, se al mister piace mi metterà in campo, se non gli serve sarò fuori. Però io devo finire l'anno con questo e non a caso, quando ho fatto questo step, il mister mi ha cominciato a vedere e da lì sono stata un po' più continua.

Ormai sei un pilastro della Lazio femminile, da otto anni vesti la maglia biancoceleste, hai avuto modo di sfruttare questo periodo di panchina per consigliare le più giovani e cosa hai detto al loro nell’ultima gara di campionato contro il Sassuolo?

Livignani è molto una che prende l'uomo e lo punta. Non pensa a niente, tre minuti vai là e punta chi vuoi. Tre secondi dopo ha puntato una e l'ha lasciata praticamente sul posto. Pizzi con cui ha un ottimo rapporto, è una ragazza umilissima, ha veramente un'educazione fuori dal normale. Sono stata molto felice per lei proprio perché se lo meritava, proprio per tutto il percorso che è stato il suo. Scaramuzzi sta con noi da Torgiano che sta insieme a noi come Pizzi, quindi era un'altra che si meritava tutto. Francolini stava con noi, sono ragazze che comunque devono continuare a lavorare a testa bassa perché non si arriva mai. Non è che esordisco in una squadra di Serie A e allora sono arrivata. Questo è stato il giusto premio di una stagione che è stata comunque per la loro crescita.

In molte interviste del mister o delle tue stesse compagne di squadra, o anche sui social si ribadisce molto l'importanza del gruppo squadra, quanto il collettivo sia un valore aggiunto di questa Lazio. Credi che sia stato uno dei punti di forza che ha inciso sullo stesso campo da gioco in questa stagione?

Torniamo poi alla prima domanda, perché da lì ci siamo amalgamate e da lì abbiamo capito che solo insieme potevamo fare qualcosa. Potevi essere una giocatrice che veniva da qualsiasi squadra, ma se vai da sola non concludi niente. Invece insieme capisci che il gioco del mister, soprattutto nella pressione, nel possesso palla, se si lavora insieme è come se ci fosse il pilota automatico, capisci già la tua compagna dov'è e quindi è tutto più semplice. Da lì abbiamo capito tutti che dalla più piccola alla più grande, chi ha più esperienza, insieme si può fare tanto, da sola si può fare veramente poco.

Dati i risultati straordinari, soprattutto nell'anno solare del 2025, credi che sia arrivato il momento di alzare l’asticella e sognare un salto in avanti?

Io credo che comunque, ripeto, noi quest'anno abbiamo lavorato per dare un'identità alla Lazio da Serie A. Perché diciamo che la Lazio da Serie B aveva un'identità, ma non poteva comunque primeggiare tra le prime della classifica della massima categoria. Io quest'anno penso che abbiamo fatto veramente un percorso corretto con quello che è la nostra crescita, quindi ci sono delle basi solide. Sono sicura che la società vorrà investire tanto per portare a casa qualcosa. Sono scaramantica, sì, ma il mio sogno è alzare qualcosa con questa Lazio. Quindi, come obiettivi personali? Alzare qualcosa, non so cosa, ma qualcosa.

Cosa pensi della crescita che sta avvenendo nel panorama del calcio femminile soprattutto per voi calciatrici che vivete in prima persona questo cambiamento? Credi che siano necessari ancora fare dei passi in avanti

Ma sicuramente sono stati fatti dei passi da gigante. Però penso che stiamo comunque ai primi passi. C'è una crescita da fare, ma soprattutto per quelle come me, che magari hanno 28-30 anni, che hanno visto la differenza tra quello che era il prima e quello che è adesso. Quindi lo apprezzano molto di più rispetto magari a una ragazza di 17 anni che già pensa che sia la normalità. Però quando magari dicono perché ci manca questo, io sempre vado lì e dico: “Ringrazia che ti manca solo questo”. Per fargli capire proprio che c'è una crescita nel calcio femminile, ma c'è bisogno sicuramente del suo tempo. E speriamo che spingano un po' sull'acceleratore.

Ti va di raccontarci un retroscena divertente che non abbiamo visto davanti alle telecamere dello spogliatoio in questa stagione?

Comunque di spogliatoio ce ne sono tanti. Però quello che fa magari più ridere è un verso di Piemonte stessa, che lei prende così all'improvviso, nel silenzio totale, magari in prepartita o dopo partita. Prende e fa un suono strano. Si attizza tutto lo spogliatoio e poi scoppiamo tutti a ridere. Ma lo fa sempre, l'abbiamo fatto pure prima tutte insieme in alcune partite, perché era uno scarico di adrenalina per lei. Quindi l'abbiamo fatto con lei. Ma fa ridere perché è fuori luogo, però alla fine è diventata una cosa che ci accomuna (ride, ndr).

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