CorSport – C’era una volta il Napoli prima e dopo Kvaratskhelia! E poi, un solo Conte… | OneFootball

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·11 April 2025

CorSport – C’era una volta il Napoli prima e dopo Kvaratskhelia! E poi, un solo Conte…

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L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si è soffermata sull’addio di Khvicha Kvaratskhelia e su come è cambiato il Napoli dopo la sua cessione.

CorSport – C’era una volta il Napoli prima e dopo Kvaratskhelia! E poi, un solo Conte…

Kvara ha spaccato il Napoli e la sua stagione in due: prima e dopo. Prima dell’addio e dopo la sua cessione al Psg. Paris che ora se lo gode, che ne ha scoperto l’estro e il genio in Champions fino a spingere i quotidiani ad azzardare suggestivi titoli a effetto dopo l’andata dei quarti contro l’Aston Villa: dal «Colpo di genio» dell’Equipe in prima pagina al, «quindi non ci avevano mentito» de Le Parisien, e alla definizione, «artista», de Le Figaro. Kvara ha fatto vibrare le gambe da giocoliere e i pennelli di Kvaravaggio, dipingendo un gol da Kvaradona: tutto il meglio del repertorio a due passi dal Louvre. E a 1.600 chilometri da Napoli. La casa di Antonio Conte, un uomo solo al comando dopo il mercato di gennaio: la voragine della cessione di Kvaratskhelia, inevitabile per il clima che s’era creato dopo oltre un anno a parlare di rinnovo, l’offerta shock da 11 milioni a stagione del Psg e l’aria appesantita dal rischio dello svincolo attraverso l’articolo 17, non è stata colmata a dovere. Anzi non è stata colmata dopo una campagna estiva straordinaria, con investimenti superbi e scelte giustissime nonostante l’assenza della spinta Champions. E così Conte s’è trovato in cima alla classifica paradossalmente indebolito da una sessione che avrebbe dovuto quantomeno limitare i danni – perché un altro Kvara non è mica facile da trovare – e offrire qualche alternativa di livello da proporre a un attacco all’improvviso ai piedi Neres. Un vicolo cieco. Che puntualmente ha intrappolato il cammino.


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Se non è una maledizione – brutta davvero come definizione – è almeno una nemesi: il giorno prima della chiusura del mercato, e con la prospettiva di prendere soltanto Okafor, il Napoli pareggia contro la Roma all’Olimpico dopo sette vittorie consecutive e perde Spinazzola per infortunio. Una settimana prima aveva già perso Olivera e la settimana dopo, contro l’Udinese, perderà anche Neres. In sedici giorni salta l’intera fascia sinistra. E il vuoto di Kvara diventa un pozzo senza fondo che costringe Conte a cambiare strategie e sistema.

L’addio di Kvaratskhelia e la fine del mercato, insomma, sono coincisi con la flessione e la frenata del Napoli. È soltanto cronaca, sono numeri messi in fila dalla Roma al Bologna: 12 punti in nove partite collezionati attraverso due vittorie, una sconfitta e sei pareggi (record nei cinque campionati top d’Europa condiviso con l’Everton). Conte non ha cominciato la costruzione della stagione con una rosa profonda come quella dell’Inter e strada facendo ha perso il talento più puro e decisivo del gruppo per un insieme di concause non più evitabili, dopo aver ritardato l’accordo per il rinnovo. Khvicha non aveva più testa, gambe e cuore leggeri per volare: era finita, punto. E così, beh, il lavoro di Conte e della squadra assume un valore ancora più grande nonostante tutto e a dispetto di ogni valutazione. La panchina potrebbe incidere con qualche chance in più? Possibile. Il logorio psicofisico che sembra la base dei cali improvvisi nel secondo tempo – Como, Milan e soprattutto Bologna – potrebbe essere tamponato? Possibile. Ipotesi. Mentre la realtà è una: Conte e il suo Napoli sono risorti dalle ceneri del disastro post scudetto e hanno messo insieme 65 punti con 19 vittorie, 8 pareggi e 4 sconfitte, riuscendo ad arrivare a sette giornate dalla fine a -3 dall’Inter, il kolossal del campionato. Tutto aperto nonostante Kvara, mercati gelidi d’inverno, imprevisti in serie e tiri mancini della sfortuna. C’era una volta il Napoli prima e dopo Kvaratskhelia. E poi, un solo Conte.

Carlo Gioia

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