Pagine Romaniste
·10 Maret 2025
Conti: “Ho dribblato anche il tumore. La Roma è tutta la mia vita”

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·10 Maret 2025
Bruno Conti ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport. Queste le parole di Marazico che ha parlato del suo amore per la Roma, di Francesco Totti e della sua malattia. Una parte delle sue dichiarazioni:
Bruno, 70 anni di cui 50 passati nella Roma. “Due traguardi…Sono l’uomo con la più lunga militanza in giallorosso da calciatore, allenatore e dirigente: un grande orgoglio”.
Cosa è stata la Roma per lei? “Cosa è: tutta la mia vita. Ancora oggi quando sento gli inni di Venditti, Fiorini e Conidi mi emoziono, mi viene la pelle d’oca. Ho passato due anni al Genoa per farmi le ossa in prestito, avendo come maestro Simoni, ma non ho mai pensato di lasciare la Roma, neanche quando Maradona ogni volta che ci incontravamo mi diceva “vieni a Napoli”. Mio padre, romanista fino al midollo, non me l’avrebbe mai perdonato”.
Ricorda il primo allenamento con la Roma? “Certo c’erano De Sisti, Cordova, Di Bartolomei, ma mister Liedholm chiamò me, un ragazzino, per mostrare un gesto tecnico: “Bruno fai vedere lo stop di interno”, “Ora di esterno…”. Liedholm, mi ha insegnato tanto e mi ha lasciato libero di esprimermi. lo andavo a destra, a sinistra, dribblavo e lui non mi ha mai ingabbiato o chiesto sacrifici, ma solo di sfruttare la mia fantasia. Chi mi mandava a quel paese era Bomber Pruzzo: “E dai ‘sta palla…”, io mi divertivo a fare finte e e lui era costretto a liberarsi due tre volte dal suo marcatore prima che lo servissi. Ma quando gli arrivava il cross, era quasi sempre gol”.
La Roma di Liedholm degli anni ’80 è stata la più forte di sempre? “La più forte non lo so, la più bella penso di sì. Era elegante, dominante, ci divertivamo a giocare. Nel-l’anno dello scudetto il Barone si inventò Di Bartolo-mei libero, due terzini mancini, Nela e Maldera. Fal-cao, Ancelotti, Prohaska, io, Pruzzo… Difendeva solo Vierchowod. L’anno dopo arrivarono Graziani e Ce-rezo. E pensate se avessimo avuto anche Rocca”.
Conti, Falcao, Ancelotti e Cerezo. Quante squadre al mondo hanno avuto un centrocampo così? “Pochissime. Carlo e Paulo allenatori in campo. Toninho, un fuoriclasse, si sacrificava a correre. Io ero nel momento migliore, avevo vinto il Mondiale e poi lo scudetto. Se avessi alzato la Coppa dei Campioni contro il Liverpool avrei centrato un record in tre anni fino ad allora mai riuscito a nessuno. Invece subimmo un gol irregolare per carica su Tancredi, pareggiò il Bomber su cross mio. Ma ai rigori io e Graziani…”.
Ci pensa ancora? “E come fai a non pensarci? Maldera squalificato, Pruzzo usci per infortunio, Cerezo per crampi. Perdemmo i rigoristi. Sbagliammo io e Ciccio, i campioni del mondo. Tancredi che li parava sempre non ne prese uno. Poi Paulo Roberto…”.
Poteva vincere di più? “Mi mancano due scudetti. Il gol di Turone nel 1981 era valido, lo vidi a occhio nudo, su assist di Pruzzo, Ramon veniva da dietro. E poi quel maledetto Roma-Lecce in cui io partii in panchina. C’è chi parlò di partita venduta: follie. Ma ci pensate vincere uno scudet-to dopo aver recuperato 8 punti alla Juve? Neanche per tutto l’oro del mondo ci avremmo rinunciato”.
Chi è stato Dino Viola? “Un visionario, creò la Roma pezzo dopo pezzo. Era tutti i giorni a Trigoria, appena nasceva un problema lo risolveva e la sera faceva il giro a spegnere le luci lasciate accese”.
Il tempo che passa regala ricordi felici ma anche grandi dolori. “La perdita di Agostino Di Bartolo-mei è una ferita che non si rimarginerà mai. Era il mio idolo, il mio capitano. Prima che accadde l’irreparabile avevo organizzato una partita al palazzetto dello sport per un ex compagno sfortunato. Vennero tutti i ragazzi dello scudetto, Agostino era lì con noi e suo figlio Luca. Rideva, era normale. Non ci siamo accorti del suo disagio, se solo avesse parlato, chiesto aiuto. Io non riesco ad accettarlo: Ago, perché”».
Il gran rifiuto di Falcao: doveva tirarlo il rigore contro il Liverpool? “Non era un rigorista. È stato un campione che cambiò la storia della Roma. Ma forse, viste le tante assenze, avrebbe dovuto prendersi quella responsabilità”.
Sotto la Curva Sud, in lacrime, finì anche nella sua indimenticabile partita di addio. “Il giorno prima perdemmo la finale di Coppa Uefa in casa con l’Inter. Eppure allo stadio arrivarono 80 mila persone, con le bandiere col mio volto. A fine partita feci il giro di campo con i miei figli Daniele e Andrea. Mi inginocchiai sotto la curva, mi tolsi lo scarpino sinistro, lo baciai e lo lanciai ai tifosi. Ora mi rimetto a piangere, porca zozza…”.
Finita la carriera è stato responsabile del settore giovanile, scovando una infinità di talenti. “Il primo anno presi Pepe, Bovo, Aquilani e il mio fiore all’occhiello di sempre, Daniele De Rossi. La lista negli anni è lunghissima. E quante plusvalenze… Romagnoli, Bertolacci, Caprari, Politano, Frattesi, Sca-macca, Calafiori, Pellegrini, Zalewski, Bove, Pisilli”.
Rosella Sensi le affidò la panchina e poi il ruolo di direttore tecnico. “Non finirò mai di ringraziarla: le dissi subito sì, era un momento delicato per la squadra. Da dt con il ds Pradè scegliemmo Spalletti e dopo di lui Ranieri. Ritrovarlo oggi è stata una gioia. Avere nella Roma chi la ama è importantissimo”.
Quanto le spiace che Totti non sia nella Roma? “Tantissimo, lui è la storia della Roma”.
Guardando indietro: a chi deve dire grazie? “Ai miei genitori che hanno cresciuto sette figli facendo mille sacrifici. Mi hanno trasmesso i valori veri della vita. E poi a mia moglie, i miei figli e i miei nipoti, che mi sono stati vicino in un momento difficile, fortunatamente alle spalle”.
Le va di parlarne? “Due anni fa mi hanno diagnostico un tumore al polmone. Devo ringraziare il mio medico di famiglia, il dottor Camilli, che si è accorto subito della mia tosse persistente e il professor Rendina del S.Andrea per le cure che hanno funzionato. E non dimentico il presidente Dan Friedkin che voleva portarmi a sue spese negli Stati Uniti: conservo le sue affettuose lettere. Ora però sto bene, gli esami sono tutti a posto. E posso dire che mi è riuscito un altro dribbling…”.