Calcionews24
·4 Juni 2025
Champions League e divario economico: quando in finale partiamo battuti

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Il calcio moderno è sempre più un affare di numeri, non solo quelli sul tabellone segnapunti, ma soprattutto quelli dei bilanci societari. La UEFA Champions League, il palcoscenico più prestigioso per club, mette a nudo queste disparità in modo eclatante, specialmente quando si arriva all’atto conclusivo. Analizzando tre finali delle ultime quattro finali che coinvolgono squadre italiane, emerge un quadro chiaro: il divario economico può essere un fattore determinante, se non decisivo.
1° giugno 2025, finale di Champions League. Il Paris Saint-Germain, corazzata sostenuta dalla proprietà qatariota, annichilisce l’Inter con un perentorio 5-0. Al di là dell’amarezza sportiva per i nerazzurri, le cifre parlano chiaro. Il PSG, forte di ricavi operativi attestati sugli 806 milioni di euro nella stagione 2023-2024 (secondo Deloitte Football Money League 2025) e con l’obiettivo di superare il miliardo nel 2024-2025, si è presentato con una potenza di fuoco inarrivabile. Questo è il frutto di investimenti colossali, stimati in oltre 3 miliardi di euro tra acquisto del club, ricapitalizzazioni e sponsorizzazioni faraoniche.Dall’altra parte, l’Inter, pur con una gestione virtuosa post-Suning e ricavi in crescita (attorno ai 395-400 milioni nel 2023-2024, con proiezioni ottimistiche fino a 550-600 milioni per il 2024-2025 grazie ai successi sportivi), si troverebbe a fronteggiare un divario operativo di oltre 400 milioni di euro. Una voragine che, sebbene non spieghi da sola un passivo così pesante, evidenzia una diversa capacità di costruire e sostenere rose competitive ai massimi livelli mondiali. La stanchezza di una lunga stagione per l’Inter potrebbe aver giocato un ruolo, ma la profondità e qualità della rosa parigina, frutto di questa disparità, sarebbero state decisive.
Questa dinamica non è nuova per il calcio italiano. Facciamo un passo indietro.
Questi esempi, culminati nel tracollo dell’Inter contro il PSG, sottolineano una tendenza preoccupante: il divario finanziario tra un’élite di super-club e il resto del panorama calcistico europeo, incluse le squadre italiane storicamente competitive, sembra ampliarsi. Se la Juventus del 2015 e 2017 riuscì comunque a raggiungere l’atto finale lottando con onore, la dimensione della sconfitta dell’Inter nel 2025 contro un PSG alla sua prima, storica affermazione (ma forte di budget stratosferici da anni) pone seri interrogativi.La capacità di spesa quasi illimitata di club come il PSG, costruita su investimenti massicci, si traduce in rose qualitativamente e quantitativamente superiori, capaci di fare la differenza nelle partite che contano. Questo scenario mette in discussione la sostenibilità a lungo termine della competitività ai massimi livelli per i club italiani e per molte altre realtà europee, a meno di non attuare strategie finanziarie e sportive eccezionali, o di assistere a riforme strutturali del sistema calcio a livello continentale. Il rischio è una Champions League sempre più prevedibile, dominata da pochi eletti con risorse quasi illimitate.