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·31 Maret 2025
Calabria: «Qui a Bologna l’ambiente mi ricorda quello del Milan dello Scudetto; esilio? Potevo restare, ma ho scelto io di venire qui»

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·31 Maret 2025
Il Bologna prosegue la sua corsa alla Champions League sulle ali dell’entusiasmo: la vittoria contro il Venezia mantiene i rossoblù al quarto posto e in vista del prossimo impegno contro il Napoli – con in mezzo la Coppa Italia -, Davide Calabria a la Repubblica racconta l’ambiente intorno alla squadra che a lui ricorda quello che si respirava al Milan in occasione dello Scudetto vinto con Pioli in panchina. Di seguito le sue parole
SUL SUO FUTURO A BOLOGNA – «Sì, mi trovo molto bene e l’orientamento da parte mia è questo. Poi ci sono tante variabili ed è tutto da fare, magari sarà il presidente a svegliarsi una mattina e non volermi più. Io ci sono.»
L’IDEA CHE FOSSE UN ESILIO TEMPORANEO – «Esilio è una parola che odio, potevo restare al Milan senza problemi. Ho scelto io di venire qui perché il Bologna mi ha cercato fortemente e mi ha convinto in poco tempo.»
COSA LO HA COLPITO DI BOLOGNA – «L’ambiente. Mi ricorda quello del Milan quando vinse lo scudetto con Pioli. C’è quella stessa energia intorno alla squadra e non è qualcosa facile da creare. Avevo bisogno di una situazione come questa. Non cambiavo squadra da quando avevo dieci anni e non mi è pesato, qui ci sono ragazzi super. Il gruppo è il top, la società è ben organizzata e tutto funziona anche dietro le quinte, dove si costruiscono i presupposti per giocare bene. Il Bologna è una squadra sempre più difficile da affrontare.»
QUANTO HA DATO FINORA – «Poco. Un mese è servito per adattarmi a una tipologia di gioco comunque simile a quella di Pioli e fisicamente non ero al massimo perché prima avevo giocato poco. Poi serve costanza, cosa che in questo calcio c’è sempre meno. Vorrei ritrovarla qui. Non ho ancora fatto gol né assist né vinto nulla quindi dico che di Calabria da scoprire ce n’è ancora.»
COSA PUÒ DARE ALLA SQUADRA – «Professionalità anche fuori dal campo: penso di poter essere un esempio. Ora tutto gira per il meglio e si sa che nel calcio non può andare sempre così. Bisogna cavalcare l’onda, ma anche crearla. Io qualche partita l’ho fatta, qualche stadio l’ho visto, qualcosa ho vinto. Per stare in alto servono ambizione ed esperienza. Non si deve aver paura di certi palcoscenici.»
COSA MANCA AL BOLOGNA PER ESSERE STABILMENTE IN EUROPA – «Ci sono tante squadre, oltre alle milanesi e alle romane, che da anni lavorano e spendono anche più del Bologna per stare fisse nelle coppe. Si deve crescere in tutto a 360 gradi ma Saputo ha già dato l’idea del percorso che vuole fare, facendo investimenti sul centro tecnico come sullo stadio. Vincere aiuta a fare questa strada perché poi porta più ricavi e quindi più budget, più qualità, più talento. Il Bologna non è al quarto posto per caso. Dopo 30 partite ha dimostrato di poter stare dov’è e quindi, per rispondere alla domanda, non manca molto. Bisogna continuare così.»
LA VITTORIA DI VENEZIA – «Sporca e complicata, di lotta come ci aspettavamo. Per arrivare in alto bisogna passare anche da queste partite, essendo meno belli del solito. Se riesci a portare a casa i tre punti da queste situazioni, specie verso la fine, anche quando gli avversari ti tolgono qualcosina, vuol dire che sei una grande squadra.»
SU ITALIANO, MIGLIOR ALLENATORE DELLA SERIE A SECONDO ORSOLINI – «Penso sia un grande allenatore e lo stia dimostrando fin da quando era allo Spezia.»
OBIETTIVI PERSONALI – «Vincere la Coppa Italia e andare in Champions. È un miracolo possibile. Oltre qualsiasi aspettativa eppure fattibile. Abbiamo 180 minuti di semifinale e 8 partite di campionato durissime, ma anche per gli altri: nessuno oggi è più contento di affrontare il Bologna.»
SCUDETTO COL MILAN O COPPA ITALIA A BOLOGNA? – «Nell’anno di Pioli lo scudetto arrivò inatteso dopo tanto tempo e c’era un’atmosfera simile a quella che respiro qui, dal campo di allenamento allo stadio lo stesso entusiasmo, la stessa alchimia e le stesse vibrazioni. Speriamo di fare il confronto, e poi le dirò.»
NAZIONALE, UN CAPITOLO CHIUSO? – «Non penso di aver avuto quel che meritavo in Nazionale, tra infortuni e scelte tecniche. Avrei potuto fare di più, ma non l’ho mai vissuta come un’ossessione. E poi non è finita, a 28 anni sono ancora giovane anche se molti mi pensano più vecchio perché ho iniziato presto. Quello dell’Italia non è un capitolo chiuso, poi quel che sarà andrà bene.»
IL VIAGGIO VERSO EMPOLI E LA SFIDA CHE ATTENDE IL BOLOGNA – «Di godersela, cosa che qualcuno magari a volte dimentica. Sono partite che restano nella propria storia. C’è un’adrenalina speciale. E questo fa curare al massimo i dettagli, che sono quelli che fanno vincere in un calcio dove le differenze tra squadre sono sempre più sottili.»