Buffon presenta il suo libro “Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi”: «Dalla Juve a Messi e CR7, vi svelo tutto. Io miglior portiere della storia? Rispondo così» | OneFootball

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·10 Februari 2025

Buffon presenta il suo libro “Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi”: «Dalla Juve a Messi e CR7, vi svelo tutto. Io miglior portiere della storia? Rispondo così»

Gambar artikel:Buffon presenta il suo libro “Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi”: «Dalla Juve a Messi e CR7, vi svelo tutto. Io miglior portiere della storia? Rispondo così»

Buffon si racconta nel suo nuovo libro: “Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi”. Le dichiarazioni dell’ex portiere della Juventus

(inviato alle OGR di Torino) – Il leggendario ex portiere della Juventus Gianluigi Buffon ospite alle OGR Torino per presentare il suo ultimo libro, “Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi”. Un’opera che va oltre il campo da gioco, rivelando le sfide personali e professionali che ha affrontato. Un racconto di passione e resilienza, in cui Buffon condivide le sue fragilità e la capacità di rialzarsi dopo ogni caduta. Un evento da non perdere per tutti gli appassionati di calcio e per chi cerca ispirazione nelle sfide della vita. Juventusnews24 ha seguito LIVE le sue parole.


LIBRO – «Il libro non è una cronistoria come tutti i libri. Tutti gli eventi cambiano la tua esistenza, la tua vita e la felicità. Ci sono molti aneddoti che pochi conoscono, perché ho preferito sempre non parlare troppo. È il motivo poi di determinate scelte, c’era un qualcosa che non si incastrava bene».


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DA PARMA ALLA JUVE – «Io a 23 anni avevo la maturità di capire che non potevo scegliere. Ho chiesto a mio papà e al mio agente di occuparsi di tutto loro. Mi arrivò poi un fax e mi arriva il primo ritaglio di Tuttosport dove diceva ‘ abbiamo il numero 1’».

MIGLIOR PORTIERE DELLA STORIA – «Diciamo che non amo definirmi il miglior portiere della storia del calcio, sarebbe troppo presuntuoso e ho molto rispetto di tutti i miei colleghi. Insieme ad altri 3-4 abbiamo fatto qualcosa di clamoroso. Queste liti tra chi è il più forte non mi sono mai piaciute. Record di imbattibilità? Giocavo in una grandissima squadra e avevo grandi compagni in difesa, come Chiellini, ad esempio. (applausi ndr). Prima di superare lui, Barzagli e Bonucci arrivavano stanchi da me. Mi ricordo che con il Sassuolo avevamo rischiato il gol in qualche occasione e non ci eravamo accorti quasi del record. L’attenzione per noi era sulla partita e sulla vittoria.».

MESSI – «Sì mi ha inorgoglito, la finale di Berlino e avevo 37 anni. Quando mi ha chiesto la maglia ho detto tra me e me’ Mamma mia come sei bello!’. Uno dei momenti in cui mi sono sentito non a disagio ma mi sono guardato con occhi diversi. Abbiamo fatto lo scambio con la sua maglia. A fine partita però avevamo altri problemi, non sapendo che qualche anno dopo avremmo avuto un’altra occasione in finale».

VITTORIE E SCONFITTE – «Preferisco sempre le sconfitte perché ti fanno ragionare. Nelle vittorie non analizzi mai il motivo della vittoria. La sconfitta ti costringe a migliorare ancora. La vittoria ti dà consapevolezza, è l’unica medicina per avere energia per andare a rivincere ancora. Dopo qualche anno senza vincere, come successo con la Juve, in quel momento dubiti anche di te stesso e la vittoria in certi momenti ti aiuta la conferma e ti fa dire: ‘Siamo ancora noi’».

OGNI CADUTA TI FA REAGIRE «Non faccio mai la vittima, non mi è mai riuscito. Non ho mai cercato alibi. Quando ripenso alla sfuriata dopo Madrid con l’arbitro mi infastidisce e ho mostrato un lato diverso di me. Alcune volte le emozioni ti fanno lasciare andare. Nel libro racconto che fischia rigore e mi butta fuori: ma ero arrabbiato soprattutto perchè non potevo pararlo quel rigore».

ANEDDOTO POST BERLINO – «Dopo Berlino tornai a casa alle 5 di mattina. Tu sei stordito dalla sconfitta, come dopo una serata di una ubriacatura. Io rimango in salotto, lei si cambia e non ci diciamo una parola. Ci siamo abbracciati e abbiamo pianto per 5 minuti e poi siamo andati a letto. Condividere le stesse sensazione ed emozioni fa tanto».

FAMIGLIA E FIGLI – «Con i figli c’è un rapporto particolare che gestisce la mamma molto. Prima con Alena e ora con Ilaria sono stato molto fortunato. Si sono dedicate anime e cuore ai ragazzi. La figura del papà calciatore è particolare: spesso sei fuori per le partite. I primo 5-6 ti vedono un giorno alla settimana, non c’è routine ed è difficile creare un rapporto. Poi però ti vedono in tv, in giro e allora capiscono che il papà conta. Devo dire che uno dei motivi per cui ho smesso di giocare è che oltre agli infortuni è stato anche per dedicargli più tempo. ».

PADRE – «Quando giocavo nel settore giovanile vedevo sempre mio papà negli spalti. Ora con i miei figli mi rivedo in tante cose».

CADUTE ED ERRORI- «Sono stato in Collegio per 3-4 anni. Lì sono stato istituzionalizzato in quell’ambiente. Essere in collegio era come stare in un ambito di lavoro o ambiente con altri ragazzi. Una cosa che mi è rimasta da questa esperienza è che quando ci si alzava, dovevamo mettere la sedia sotto al tavolo. Sono piccole cose, ma poi mi rendo conto che mi fanno ridere e ci ripenso».

ERRORE PIU’ GRANDE- «Non ho mai fatto grandi errori. Forse ho fatto più male a me stesso che agli altri. Questa cosa mi fa stare sereno. Poi però ho capito di aver sempre sbagliato: quando sono tornato a casa una sera con i miei genitori lì, parlando con i miei mio padre mi disse: ‘Non ti dimenticare del cognome che porti, fai male comunque anche agli altri componenti della famiglia».

LEADER – «Spesso ho avuto la fortuna di essere capitano della Juve, ma senza Chiellini, Marchisio e altri ancora, andavo a vedere i carciofi (ride ndr). Grazie anche a loro, al loro supporto e alla società che sono diventato qualcuno».

STATISTICHE – «I portieri in sud America hanno fatto anche dei gol. Devo dire però che il nostro è un ruolo che si deve solo difendere e non può offendere. Devi avere una sorta di masochismo e devi avere le spalle larghe per poter gestire e reggere le responsabilità, che sono molto forti. Sbagliare non lo traduci solo in una presa, ma sbagliare a chiamare un tuo compagno, leggere una traiettoria o un rinvio ad esempio. Questa continua ricerca della perfezione è snervante. Giocare in una medio piccola è sicuramente più divertente perchè sei molto sollecitato. In una big devi stare attento a magari quell’unico pallone che arriva e dovrai cercare di pararlo a tutti i costi».

RIGORI PARATI «Ci sono alcuni momenti in cui si cerca, quando stai bene, la macchiolina per sporcare un po’. A me dicevano anche che non paravo. La verità è che ho chiuso la carriera con l 32% di rigore parati, insomma 1 su 3: un’ ottima media ecco. Al Mondiale su 4 rigore non ne ho parato nemmeno uno ad esempio, poi però in Champions League o in Supercoppa ne ho parati ma abbiamo perso. Il destino mi ha dato la gioia più grande, come il Mondiale, poi però mi ha fatto patire in altre occasioni e partite. Trezeguet? Una volta fatta la doccia e festeggiato mi sono dispiaciuto e mi sono messo nei suoi panni.».

DEPRESSIONE «Ho passato momenti delicati sì, dicono che la bellezza e l’arte ti aiuta a ricominciare a sognare e di vivere un’altra vita. Quello stato depressivo che ho vissuto, seguire le mostre d’arte e vedere certi quadri, mi ha fatto scoprire una realtà parallela. Click? Non c’è, è un percorso per uscire da certe situazioni. Ci vuole pazienza e non devi farti prendere dalla paura. A volte ti sembra di essere posseduto e non ti riconosci».

CRISTIANO RONALDO – «Cristiano è una persona, per chi l’ha vissuto, che si ci entri in confidenza e fuori dalla telecamere è un ragazzo di grande sensibilità. Capisci il difficile percorso che ha attraversato da ragazzo. Poi mette su l’armatura da super uomo per difendersi anche da tutto quello che ha avuto e per far sì che gli altri siano attratti dalla sua figura. C’è uno sdoppiamento di personalità: quando c’è CR7 e quando c’è Cristiano. La qualità dell’uomo mi è piaciuta tanto. Da giocatore: il cinismo e la cattiveria che aveva e che ha non l’ho mai visto in nessuno. Se però Ronaldo supera gli anni, torno a giocare anche io (ride, ndr)».

ALTRI DESIDERI OLTRE IL CALCIO? «Io ho avuto una grande fortuna nella mia vita: ho scelto lo sport, la passione e il lavoro che mi ha permesso di esprimere meglio le mie qualità. Lavoro e sacrificio aiuta a migliorati e resistere al tempo. Il talento te lo passa madre natura, c’è poco da fare.».

GESTIRE PRESSIONI «Mi godevo il momento e facevo il possibile per far andare avanti il tutto il più possibile. Da vecchio gestisci meglio le passioni e vuoi la competizioni. Quando seri ragazzo le pressioni ti condizionano e intimidiscono».

IDOLI E CAPITANI – «Ho sempre cercato di ispirarmi e imparare dalle persone che ho incontrato: dirigente, amico, compagno. Il bene e il male, che mi hanno insegnato anche come comportarmi e come reagire in altri momenti. Ho avuto la fortuna di avere come capitano Del Piero, Conte e Maldini. Capitani fantastici. Ah anche Chiellini! (ride, ndr). Ho avuto di apprendere da grandi campioni e grandissimi uomini. Non puoi essere un grande campione senza essere un grande uomo».

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