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·12 Juni 2025

Benfica, guida completa alla squadra: storia, giocatore chiave, giovane talento e allenatore

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Benfica, guida completa alla squadra: storia, giocatore chiave, giovane talento e allenatore. Alla scoperta delle protagoniste del Mondiale per Club

Il Benfica è inserito nel girone C del Mondiale per Club insieme a Bayern MonacoBoca Juniors e Auckland City.

Aquile, gloria e la maledizione centenaria

Il Sport Lisboa e Benfica è una delle istituzioni più gloriose e popolari del calcio europeo. Fondato nel 1904, è uno dei “Três Grandes” del Portogallo, insieme a Porto e Sporting, ma vanta una base di tifosi che travalica i confini nazionali, con un numero di soci registrati tra i più alti al mondo. Il suo simbolo più iconico è l’aquila, da cui il soprannome As Águias. Prima di ogni partita casalinga allo Estádio da Luz, una vera aquila di nome Vitória (Vittoria) spicca il volo, sorvola il campo e si posa sullo stemma del club posto al centro del prato. La superstizione vuole che se l’aquila compie due giri completi, il Benfica vincerà la partita. È un rituale spettacolare e carico di simbolismo, che lega il club alla nobiltà e alla grandezza. Il motto del club, “E Pluribus Unum” (Da molti, uno), sottolinea l’unione di tutte le sue anime sotto un’unica fede.


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Tuttavia, la storia moderna del Benfica è indissolubilmente legata a una delle leggende più famose e struggenti del calcio: la “Maledizione di Béla Guttmann“. Guttmann, geniale allenatore ungherese, fu l’artefice del periodo più luminoso del club, guidandolo a vincere due Coppe dei Campioni consecutive nel 1961 e 1962. Dopo il secondo trionfo, chiese alla dirigenza un modesto aumento di stipendio, che gli fu negato. Furioso, lasciò il club lanciando una profezia che si rivelò una condanna: «Senza di me, il Benfica non vincerà più una finale europea per i prossimi cento anni». Da quel momento, un’incredibile serie di sventure si è abbattuta sul club. Il Benfica ha disputato ben otto finali europee (cinque di Coppa dei Campioni/Champions League e tre di Coppa UEFA/Europa League), perdendole tutte, spesso in modo rocambolesco o ai calci di rigore. Questa maledizione è diventata parte integrante dell’identità del club, un fardello psicologico che riemerge ogni volta che la squadra si avvicina a un traguardo europeo. Prima della finale del 1990 a Vienna (dove Guttmann è sepolto), la leggenda Eusébio andò a pregare sulla sua tomba, implorandolo di perdonare il club. Non servì a nulla: il Benfica perse 1-0 contro il Milan.

Il giocatore che ci farà innamorare: Ángel Di María

Contrariamente alle attese di un suo ritorno in Argentina, Ángel Di María ha scelto di onorare il suo legame con il Benfica, rinnovando il suo contratto per un’ulteriore stagione, fino al 30 giugno 2025. La sua decisione ha rappresentato un’enorme iniezione di fiducia per il club e i tifosi, che hanno potuto contare sulla sua classe anche per l’annata 2024-25. La stagione si è rivelata un’altra dimostrazione della sua leadership e del suo talento senza tempo. A 37 anni, Di María è stato ancora una volta un punto di riferimento tecnico per la squadra di Roger Schmidt. Complessivamente, tra tutte le competizioni (campionato portoghese, coppe nazionali e Champions League), ha messo a referto 40 presenze, condite da 15 gol e 10 assist. Queste statistiche, eccezionali per un giocatore della sua età, sottolineano la sua continua capacità di essere decisivo ai massimi livelli, sia come finalizzatore che come uomo assist. A fine maggio 2025, è stato annunciato ufficialmente che il Mondiale per Club sarà il suo ultimo ballo con la maglia del Benfica. Dal 1° luglio 2025, infatti, realizzerà il suo sogno di tornare a casa, chiudendo la carriera nel club che lo ha lanciato: il Rosario Central.

Il giovane più interessante: Alvaro Carreras

Cresciuto in due delle accademie più prestigiose del mondo, prima quella del Real Madrid e poi quella del Manchester United, Álvaro Carreras è un terzino sinistro che unisce una solida formazione a un talento naturale esplosivo. Arrivato al Benfica nel gennaio 2024 in prestito, ha impiegato pochissimo tempo per convincere il club a renderlo un pilastro del futuro, esercitando l’opzione per l’acquisto a titolo definitivo.

La stagione 2024-25 è stata quella della sua consacrazione. Si è imposto come titolare sulla fascia sinistra, dimostrando una notevole personalità e un’impressionante continuità di rendimento. Carreras è l’archetipo del terzino moderno: un difensore attento e disciplinato che, appena può, si trasforma in un’ala aggiunta, capace di creare superiorità numerica e pericoli costanti. La sua progressione palla al piede e la qualità dei suoi cross sono diventate armi fondamentali nell’arsenale offensivo della squadra di Roger Schmidt. Per lui, il Mondiale per Club rappresenta la consacrazione definitiva sul palcoscenico globale, un’opportunità per dimostrare di essere uno dei migliori giovani interpreti del ruolo a livello internazionale.

L’allenatore: Bruno Lage

A inizio settembre 2024, il Benfica ha deciso di cambiare guida tecnica, salutando Roger Schmidt e affidando la squadra a un allenatore che conosce perfettamente l’ambiente e che ha già scritto una pagina di storia del club: Bruno Lage. Per lui si tratta di un ritorno a casa, un “atto secondo” dopo la trionfale stagione 2018-19, quando, subentrato a metà anno, condusse la squadra a una rimonta incredibile culminata con la vittoria del campionato, proponendo un calcio offensivo e spettacolare.

Lage è un tecnico che predilige un approccio tattico flessibile, spesso basato sul 4-4-2, ma capace di adattarsi alle caratteristiche degli avversari. È rinomato per la sua abilità nel lavorare con i giovani e nel valorizzarli, come dimostrò lanciando definitivamente la stella di João Félix. Dopo il suo primo ciclo al Benfica, ha accumulato ulteriore esperienza internazionale allenando in Premier League (Wolverhampton) e in Brasile (Botafogo). Il suo ritorno è stato voluto per ridare entusiasmo all’ambiente e per tentare di unire un gioco brillante a una solidità che possa portare il club a competere ai massimi livelli, a partire da questo prestigioso Mondiale per Club.

Il punto più alto raggiunto nella sua storia: la doppia corona d’Europa con Eusébio

Prima della maledizione, ci fu l’era della gloria. Il punto più alto della storia del Benfica coincide con l’arrivo di una leggenda mozambicana destinata a diventare il simbolo del calcio portoghese: Eusébio da Silva Ferreira, a Pantera Negra. Guidato in panchina dal genio di Béla Guttmann e in campo dalla potenza e dalla classe di Eusébio, il Benfica divenne la squadra più forte d’Europa. Nel 1961, in una finale memorabile, sconfissero il Barcellona, ma fu nel 1962 che compirono l’impresa definitiva. A Amsterdam, si trovarono di fronte il Real Madrid di Puskás e Di Stéfano, la squadra che aveva dominato il primo quinquennio della coppa. In una delle finali più spettacolari di sempre, il Benfica vinse 5-3, con una doppietta di Eusébio. Quel trionfo non fu solo una vittoria sportiva, ma un atto simbolico: il piccolo Portogallo, attraverso il suo club più amato, aveva detronizzato i giganti spagnoli. Quelle due Coppe dei Campioni consecutive rappresentano l’apice irripetuto del club, l’epoca d’oro a cui ogni tifoso guarda con un misto di orgoglio e nostalgia.

Dove può arrivare

Il destino del Benfica in questo Mondiale per Club si deciderà, con ogni probabilità, nello scontro diretto con il Boca Juniors. Sarà una sfida affascinante tra due stili opposti: la qualità tecnica e l’intensità europea del Benfica contro la garra e la solidità competitiva del Boca. Sulla carta, i portoghesi hanno una rosa di maggior talento diffuso, ma dovranno dimostrare di saper gestire la pressione e la fisicità di una partita che per gli argentini sarà una battaglia. Passare il girone è un obiettivo alla portata. Superare i quarti di finale sarebbe già un grande successo.

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