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·18 Januari 2025
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Antonio Decaro, ex sindaco di Bari, è tornato sulla scelta di assegnare il titolo sportivo dei Galletti alla famiglia De Laurentiis dopo il fallimento del club biancorosso del 2018. Ecco quanto ripreso da PianetaBari.com:
«Capisco le delusioni e tutto quello che accompagna la passione per la squadra del cuore perché sono tifoso anche io. E non ho nessun problema ad assumermi tutta la responsabilità di quella scelta, come ho sempre fatto, da sindaco, su ogni questione che ha riguardato la città. Ma quella scelta, in particolare, non è stata fatta nel segreto di una stanza. È stata l’esito di una pubblica manifestazione di interesse (una procedura pubblica vera e propria con regole trasparenti e note a tutti) valutata da una commissione. La manifestazione di interesse pubblico richiedeva alle società sportive alcuni impegni precisi come requisiti imprescindibili (spese di gestione stadio, spese manutenzione ordinaria, pubblicità, ecc). Questi impegni vengono verificati costantemente dagli uffici comunali. Come si può rilevare dalla relazione della commissione non è stato valutato nessun altro elemento se non la professionalità dei proponenti che avevano presentato “regolarmente” la domanda».
«La commissione ha giudicato a pari merito per professionalità le due proposte delle società di Lotito e De Laurentiis. E fu scelta la famiglia De Laurentiis anche perché, tra le due multiproprietà, era quella che non possedeva una squadra in Serie B. Oggi siamo sfiduciati, io per primo, ma questo non deve farci dimenticare come sono andate le cose in quella complicatissima estate del 2018. Quando scaddero i termini del bando c’erano solo sei giorni per iscrivere la squadra al campionato di serie D. E quasi tutti, allora (compresi voi di Solo Bari e moltissimi che oggi, con il senno di poi, mi contestano) erano convinti, come me e tutti i componenti della commissione, che quella fosse la scelta più giusta. Così come moltissimi tifosi baresi ne erano convinti il giorno della promozione in C, il giorno della promozione in B. Così come moltissimi ne erano convinti al novantaduesimo minuto di quella partita che non voglio nemmeno nominare».
«Ho solo ricordato come sono andate le cose e che mancavano 6 giorni per l’iscrizione. In un periodo in cui non voleva partecipare nessuno e giravo come un disperato alla ricerca dei proponenti. Il Bari era fallito e ci avevano preso in giro dicendo che c’erano le risorse per i pagamenti. Avevano rassicurato anche me. E mi ero fidato. Quel giorno ho chiesto rispetto».
Langsung